Scontro sulle Frecce Tricolori

Dopo l’incidente aereo di Torino che ha ucciso una bambina, l’Italia è nuovamente divisa sulla pattuglia acrobatica militare. Il Ministro della Difesa  alla Camera: quella vittima  non è collegata alla sua esistenza

di Alessandro De Pascale

Aeroporto internazionale “Sandro Pertini” di Torino-Caselle, sabato 16 settembre 2023. Dalla vicina Vercelli dove si erano esibite il pomeriggio del giorno prima, nell’ambito di una manifestazione aerea dell’Aero Club Italia (AeCI), in città sono arrivate le Frecce Tricolori. Ovvero gli aerei blu della pattuglia acrobatica dell’Aeronautica Militare Italiana nata nel 1961 e ritenuta da molti un’icona nazionale. Il giorno successivo devono esibirsi all’aeroporto turistico internazionale Aeritalia di Torino, intitolato ad Edoardo Agnelli (la famiglia fondatrice e proprietaria della FIAT, ora FCA), che si trova nel territorio del comune di Collegno. La manifestazione aerea programmata nel capoluogo piemontese è promossa sempre dall’Aero Club Italia (AeCI), anche se fa parte delle tante organizzate quest’anno nell’ambito del centenario dell’Aeronautica Militare Italiana.

A Torino, quello spettacolo, come molti sanno, non si terrà mai. Perché il giorno prima, per l’appunto il 16 settembre, uno degli aerei delle Frecce Tricolori precipita al suolo appena decollato da Caselle. Il pilota si lancia col paracadute pochi minuti prima dello schianto. Alcuni rottami dell’aereo (un Mb-339PAN originariamente prodotto dalla Aermacchi di Vercelli, ora gruppo Leonardo spa) oltrepassano il perimetro dell’aeroporto e colpiscono un auto su una strada che corre ai lati dello scalo. La vettura si gira su un lato e prende fuoco. A bordo c’era un’intera famiglia: muore così una bimba di 5 anni, mentre il fratello e i genitori si salvano, riportando diverse ustioni. Il pilota dell’aereo delle Frecce precipitato, il maggiore Oscar Del Dò (35 anni, del 132/o Gruppo del 51° Stormo di Istrana e con oltre 2.000 ore di volo alle spalle) è ora indagato dai magistrati della Procura di Ivrea con l’accusa di disastro e omicidio colposo. Tra le ipotesi in campo, un possibile guasto al motore o l’impatto con uno stormo di uccelli che lo avrebbe mandato in avaria.

Nella giornata di ieri, 20 settembre, il Ministro della Difesa, Guido Crosetto (Fratelli d’Italia) ha risposto alla Camera ad un’interrogazione parlamentare della deputata dell’Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), Luana Zanella. La quale ha chiesto al membro del Governo italiano se “hanno ancora senso queste esibizioni che evocano scenari di guerra e sono funzionali – dicono – alla valorizzazione dell’industria che produce ed esporta armamenti? Quanto costano al Paese le esibizioni delle Frecce Tricolori? Quanto costa l’aeroporto di Rivolto? Tanto, troppo”. Aggiungendo infine che “questi soldi li potremmo utilizzare per aumentare i salari, per l’industria della vita, per la scuola e per l’ambiente”.

Subito dopo, nella propria risposta, il Ministro della Difesa ha affermato che “in termini meramente economici, il costo di un’ora di volo è di circa 6.800 euro – dati del 2023 -, inclusivo delle parti di ricambio e del carburante. Queste cifre vanno rapportate al valore aggiunto rappresentato dalla qualità e dalla quantità dell’addestramento acquisito, fondamentale per la prontezza del personale e dell’unità, i cui benefici riguardano l’intera Forza armata”. Ma a suo dire “il costo di tali attività potrebbe considerarsi quasi nullo”, in quanto “sostenuti molto spesso con l’ausilio di sponsor privati, degli enti locali e civili, degli organizzatori, delle autorità locali, che richiedono la partecipazione alle Frecce Tricolori e a volte di altri assetti dell’Aeronautica Militare per il tramite dell’Aero Club Italia”.

Riguardo all’impatto ambientale, Crosetto ha dichiarato che “il consumo di CO2 durante l’esibizione della pattuglia acrobatica è paragonabile a 25 minuti di volo di un solo vettore di trasporto aereo a lungo raggio e quindi dell’aviazione commerciale in fase di crociera. Inoltre, i prodotti utilizzati per i fumi (quelli bianchi, rossi e verdi che escono dai motori degli aerei delle Frecce, riproducendo quelli della bandiera italiana, nda) sono realizzati da aziende altamente specializzate, nel rispetto totale dell’ambiente”. Per il Governo italiano, rappresentato dalle parole in Parlamento del ministro della Difesa Crosetto, le Frecce Tricolori “incarnano il prestigio e le tradizioni dell’eccellenza italiana sotto l’aspetto tecnico delle capacità professionali e umane dell’intera Aeronautica (…) un vero e proprio simbolo dell’italianità in cui tutti i cittadini si riconoscono e di cui tutti vanno orgogliosi”. Ovviamente, in Italia, non tutti sono d’accordo. Dal giorno dell’incidente, lungo la Penisola divampano le polemiche e non solo sui social. Il 17 settembre, online, è stata lanciata una petizione (10mila firmatari in 3 giorni) per abolire le Frecce Tricolori o quantomeno “chiedere il parere dei cittadini per attivare o mantenere ‘servizi’ non solo palesemente superflui ma sempre nocivi se non addirittura pericolosi”.

Questo di Torino non è il primo incidente che coinvolge la pattuglia acrobatica dell’Aeronautica Militare Italiana o provoca vittime civili. Dalla fondazione delle Frecce Tricolori nel 1961 i loro aerei sono stati coinvolti in 20 incidenti (in allenamento o durante esibizioni ufficiali). Il più grave è sicuramente quello avvenuto il 28 agosto 1988 a Ramstein (in Germania), durante un’esibizione davanti a 300mila spettatori. Una manovra in ritardo causò la collisione tra tre aerei che caddero accanto alla pista. Oltre ai tre piloti morirono 67 persone, centinaia rimasero ferite. Da quel disastro le regole sono cambiate: distanza tra i velivoli raddoppiata e niente più volo sopra gli spettatori.

Tornando all’incidente di Torino, per il Ministro della Difesa Crosetto la morte della bambina di 5 anni “non è collegata all’esistenza delle Frecce Tricolori, ma alla tragicità di un destino che tutti avremmo voluto evitare”. Tanto che la pattuglia acrobatica militare italiana riprenderà le proprie esibizioni in programma con quella prevista il 24 settembre all’aeroporto “G. Caproni” di Trento. La successiva dovrebbe tenersi il 1° ottobre a Marina di Pisa dove, il gruppo politico Una Città in Comune e il sindacato Cub Pisa, hanno chiesto al sindaco Michele Conti (Lega Nord) di annullare lo spettacolo anche “in segno di lutto e di rispetto per le vittime di Torino”.

In copertina la pattuglia (licenza Shutterstock). Nel testo Crosetto

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