di Ilario Pedrini
Se non hai l’acqua significa che sei povero, vivi male (o sopravvivi) e comunque muori presto. «Sul pianeta – si legge su
Repubblica – oggi ci sono 700 milioni di persone che non hanno accesso a fonti di acqua potabile, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. E 312 milioni vivono in Africa. In Nigeria, Etiopia, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Sud Africa, Sudan e Mozambico, tra il 30 e il 70% della popolazione non ha acqua pulita. Lì ogni minuto un neonato muore per infezioni contratte a causa delle cattive condizione igieniche. Il 42% delle strutture sanitarie africane non ha acqua potabile. A sud del Sahara il diritto all’acqua viene negato a 4 persone su 10 provocando la diffusione di diarrea, colera, tifo. Infezioni che diventano letali se non sono curate in tempo». Senza acqua, da bere, per pulire il cibo (se c’è), per lavarsi, non vivi, muori presto, nella miseria. Non che questo non si sapesse o non si potesse intuire… ora però uno studio scientifico lo dimostra con parametri anche economici. Quanto costa non avere l’acqua? Parliamo di costi in moneta, in dollari. Nel 2015, l’Africa ha perso 19,3 miliardi di dollari a causa della mancanza di accesso ai servizi igienico-sanitari, con un incremento del 24,5% rispetto ai 15,5 miliardi di dollari registrati nel 2010. Un perdita equivalente allo 0,9% del prodotto interno lordo del continente nero, contro lo 0,7% del 2010. La denuncia è stata fatta nei giorni scorsi da
Nigrizia. L’assenza di acqua è uno dei principali ostacoli allo sviluppo. Senza il diritto ad avere servizi igienici e sanitari diffusi non si va da nessuna parte. «In termini di incidenza percentuale, l’Africa subsahariana, insieme all’Asia meridionale, è una delle due aree dove sono ancora concentrati i dieci paesi più colpiti dal problema». I dati allarmanti sono emersi con la pubblicazione del nuovo rapporto della multinazionale giapponese Lixil Group Corporation in collaborazione con WaterAid e Oxford Economics. Per i Paesi a medio-basso e basso reddito l’onere economico della mancanza di questo servizio primario è più pesante. È stato confermato utilizzando strumenti di modellazione economica, su un campione di 110 Paesi. La situazione peggiore si registra in Africa, «dove l’inadeguatezza dei sistemi igienici è causa del 75% delle morti premature. Il 25% delle quali è dovuto a malattie correlate, come la dissenteria, causate dall’
inadeguato accesso ad acqua potabile e dall’assenza o insufficienza di latrine, bagni e sistemi fognari. La scarsa igiene comporta anche un’ampia gamma di effetti negativi sulla società e l’economia africana, che si traducono nel causare malattie debilitanti e mortali trasmesse attraverso la contaminazione dell’acqua potabile». La multinazionale giapponese non commissiona ricerche scientifiche per il piacere della beneficenza. «Si candida ad ampliare il proprio business in Africa». Nel rapporto si parla di «volontà politica» e di «azione». È stata finora disatessa la previsione secondo cui, entro il 2015, si sarebbe del 50% la popolazione «senza un accesso sostenibile all’acqua potabile e agli impianti igienici di base». Servirebbe una strategia in materia di risanamento. Si utilizza poi la «parola magica», con cui di solito si fanno sognare le giovani generazioni a tutte le latitudini: «innovazione». I sistemi sanitari richiedono grandi quantità di terra, energia e acqua. Ma servono soldi per costruire e far funzionare impianti capillari. Infine si parla di «collaborazione intersettoriale» per i Paesi a basso reddito. Il rapporto fa quindi esplicito riferimento all’importanza di costruire «partenariati tra settore privato, gli organismi pubblici e la società civile».
http://www.nigrizia.it/notizia/una-ricetta-dal-sol-levante/notizie
http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2016/03/21/news/giornata_mondiale_dell_acqua_312_milioni_di_persone_non_hanno_accesso_a_fonti_pulite_la_ricetta_dell_amref_per_l_africa-136003996/
http://www.afronline.org/?tag=water-emergency
foto tratta da www.wateraidcanada.com