Pristina tra Mosca e Kiev. Il punto

Secondo alcuni analisti, ci potrebbe essere un legame fra la ripresa delle violenze nel Kosovo semi indipendente e questa fase della guerra in Ucraina

di Raffaele Crocco

Dopo 463 giorni di invasione, bombardamenti e morte, parliamo di Ucraina andando lontano. Andiamo in una terra dai problemi per molti versi simili e dalla guerra passata e forse futura: il Kosovo.Ci andiamo per scoprire legami da war game, da strategie di disturbo planetarie, da giochi su politici su scala mondiale e, come sempre, sulla pelle di chiunque.

Fate attenzione, non è complottismo. E’ la necessità di capire se esistono strategie complessive. Quale la questione? Secondo alcuni analisti, ci potrebbe essere un legame fra la ripresa delle violenze nel Kosovo semi indipendente e questa fase della guerra in Ucraina. Come? In Kosovo sono tornati gli scontri. La minoranza serba (qui l’articolo) ha reagito male all’insediamento di sindaci albanesi sul proprio territorio. Ha protestato e ha attaccato le forze della Kfor, la forza multinazionale della Nato che garantisce la pace sul territorio. Ci sono stati feriti, la tensione è alta nell’autoproclamata repubblica indipendente.

La domanda è: perché ora? Perché in Kosovo è tornata una tensione tangibile e pericolosa? La domanda nasce dall’aver osservato quanto accadde nelle settimane precedenti all’invasione russa dell’Ucraina. In quei giorni – eravamo a cavallo fra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022 – le cancellerie mondiali erano al lavoro per capire se davvero Putin intendesse attaccare Kiev. L’Unione Europea faceva pressioni su Mosca, minacciando e blandendo il capo del Cremlino. Fu allora che in Kosovo si scatenarono proteste, sempre da parte serba, per la vicenda delle “targhe albanesi” obbligatorie: imposte per legge, i kosovari serbi non potevano accettarle, perché ritenute “premessa alla cessione di sovranità” su un territorio che loro dicono serbo dalla notte dei tempi. Più o meno nelle stesse settimane, nella vicina Bosnia Herzegoivina, la parte serba dello Stato, cioè la Republika Srpska, dava evidenti segnali di “voglia di indipendenza e riunione alla Serbia”, mettendo in atto una serie di violazioni della costituzione nata dagli accordi di Dayton che, nel 1995, posero fine alla guerra fra serbi, bosgnacchi e croati.

Entrambe le entità – i serbi del Kosovo e quelli della Bosnia – sono legate a Belgrado. Belgrado è lo strumento di penetrazione della Russia nei cosiddetti Balcani Meridionali. A Mosca, la Serbia è legata dalla visione panslava del futuro, da storia, cultura, alleanza militare. Così come Mosca ha parte della propria anima politica nella costruzione della “Grande Russia”, la Serbia ha da sempre come bandiera l’utopia della “Grande Serbia”.
Date le premesse, osservatori e analisti, videro in quelle azioni della fine 2021, inizio 2022 in Kosovo e Bosnia, il tentativo russo di distrarre l’Unione Europea, portando lo scontro e la prospettiva di nuove violenze nel cortile di casa di Bruxelles. In questa fase della guerra in Ucraina, potrebbe essere lo stesso: Mosca starebbe tentando di distogliere l’attenzione dell’Europa – si parla ovviamente non solo di attenzione politica, ma di risorse militari – dall’Ucraina, alzando il livello dello scontro in Kosovo prima e Bosnia poi, con la speranza di rallentare il flusso di aiuti – appunto in armi ed economici – che vanno verso Kiev.

Troppo complicato? Poco credibile? Forse. E’ certa però la scuola strategica di Mosca, condivisa dalle altre potenze mondiali o regionali, di aprire fronti apparentemente lontani per dividere risorse e avversari. Mentre si discute di questo, in Ucraina la guerra continua, sempre più dura. La settimana è stata caratterizzata da piccole manovre militari e grandi bombardamenti sulle città, soprattutto Kiev e sulle infrastrutture. In una sola notte, almeno 25 civili sarebbero morti, fra lor 4 bambini. E mentre si attende l’annunciata controffensiva ucraina, gli spazi diplomatici e negoziali restano chiusi: il viaggio dell’inviato cinese non ha sortito effetti e Kiev ha rilanciato la proposta di una “conferenza di pace” a luglio, ma senza la Russia. Un imbuto, questa guerra, che sembra voler logorare all’infinito non solo ucraini e russi, ma l’intero Pianeta.

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