La Turchia ha ripreso i raid aerei in Irak bombardando località del Kurdistan iracheno. Lo scrive in un comunicato il Centro Kurdo per i diritti umani. I raid sarebbero iniziati nelle prime ore del 15 giugno e una sessantina di caccia turchi avrebbero bombardato oltre 80 località a Makhmour, Sinjar,, Qandil, Zap e Xakurk. Secondo il Centro i bombardamenti sono avvenuti in aree abitate prevalentemente da civili e campi profughi.
La Turchia sta sostanzialmente intensificando la sua occupazione di terre siriane e irachene. Ankara – dice ancora il comunicato del Centro – vuole rendere permanente la sua occupazione del Rojava (Siria settentrionale) e del Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale) proprio come ha fatto a Cipro nel 1974…sta attaccando le aree liberate del Rojava per impedire qualsiasi tipo di status per i curdi anche se i raid turchi hanno colpito territori che i curdi hanno liberato da organizzazioni terroristiche come Al Qaeda, Al Nusra e Isis.
Il bombardamento del 15 giugno scorso, sostiene il Centro, faceva parte di un piano precedentemente elaborato dal capo dell’intelligence turca, Hakan Fidan, che ha visitato segretamente l’Iraq l’11 giugno dove ha discusso dell’attacco sia con il governo federale sia con il governo regionale del Kurdistan. Entrambi i governi però non si sono ancora pronunciati sull’attacco. Secondo il Centro la Coalizione internazionale contro l’Isis e la Russia sarebbero state informate preventivamente dell’attacco. Il loro silenzio e il fatto che non si siano opposti all’uso dello spazio aereo iracheno – conclude il Centro – ne sarebbe la conferma indiretta.
Uno dei luoghi bombardati è il campo profughi di Makhmour, che si trova a 60 chilometri da Erbil e ospita 15.000 civili. Le persone che vivono nel campo sono rifugiati che sono fuggiti dalla Turchia negli anni Novanta dopo che i loro villaggi sono stati distrutti. Il campo è stato istituito dalle Nazioni Unite nel 1998.
(Red/Est)
In copertina una caccia F-16 turco. Foto di SAC Helen Farrer