Istruzioni su come mutilare i bambini

di Andrea Tomasi

Nonostante siano trascorsi ormai 17 anni dall’entrata in vigore del Trattato di Ottawa (1999) – la convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione – si stima che siano ancora 100 milioni le mine antiuomo disseminate nel mondo. «Queste – si legge su Africa Missione e Cultura – continuano a uccidere a distanza di decenni dal conflitto per le quali sono state collocate. Anche se lo scopo delle mine non è uccidere, ma mutilare (!). Il Paese più colpito al mondo è l’Afghanistan, seguito da Colombia, Angola, Birmania, Pakistan, Siria, Cambogia e Mali. Tra i Paesi europei, il più infestato dalle mine è la Bosnia; collocate durante la guerra civile degli anni Novanta, ancora sono disseminate su oltre il 2% del territorio. La bonifica non sarà ultimata prima del 2025. In Africa, dopo la completa bonifica del Mozambico e quella avanzata in Angola, ordigni sono presenti in Marocco (soprattutto nel Sahara occidentale dove «proteggono» il vallo costruito per contenere i miliziani del Polisario), al confine tra Eritrea ed Egitto, in Egitto, Sudan, Zimbabwe. Negli ultimi anni ne sono state “seminate” numerosissime in Mali per contrastare l’avanza dei miliziani jihadisti verso Sud». Le mine sono armi micidiali e, dal punto di vista di chi ne fa uso, «perfette». Sono i soldati ideali: «Non hanno freddo. Non hanno sonno. Non hanno fame. Eseguono le consegne per anni e anni dopo essere state sotterrate. Tra le armi convenzionali sono tra le più micidiali». Unico, «piccolissimo» difetto: le principali vittime sono i bambini, che le trovano giocando e ne sono attratti perché spesso sono colorate, luccicanti. Ad un occhio inesperto potrebbero sembrare possibili giocattoli. «I bambini – si legge sul sito del Centro regionale di informazione delle Nazioni Unite – per la loro piccola corporatura hanno più probabilità di morire in seguito alle esplosioni di mine rispetto agli adulti. Circa l’85% dei bambini vittime delle mine muoiono prima di raggiungere l’ospedale». E ancora: «Le lesioni provocate dalle mine antiuomo includono la perdita degli arti, la vista o l’udito con la conseguente inabilità permanente. Senza adeguate cure mediche, i bambini feriti dalle mine antiuomo sono spesso tolti dalle scuole. Hanno quindi limitate prospettive future in campo educativo e professionale e sono spesso considerati un onere per le loro stesse famiglie». Intanto la tecnologia delle mine si è evoluta. «La bachelite – si legge su Avvenire – ha ceduto il posto alla resina sintetica, non aggredibile dai componenti chimici del terreno e sfuggente agli occhi elettronici degli sminatori. Quando va bene, si riesce a bonificare non più di 15-20 metri quadrati al giorno». E i costi lievitano: per ogni euro speso in un campo minato ne occorrono 20 volte tanto nell’opera di sminamento. E il Trattato di Ottawa? Il quotidiano dei vescovi racconta che oltre 160 paesi l’hanno ratificato. «Ma è monco. Mancano all’appello i grandi produttori di mine: Cina, Russia, Stati Uniti, Israele e le Coree».

Giornata contro le mine antiuomo, Africa disseminata di ordigni

http://www.unric.org/it/azione-dellonu-contro-le-mine/16357

http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2015/04/07/news/mine-111356762/

http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/Mine-antiuomo-lipoteca-che-pesa-sui-futuri-di-pace-.aspx

foto tratta da http://www.handicap-international.fr/mines-et-autres-armes

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