Fino al 6 settembre al Municipio di Lavarone, sala esposizioni della frazione Gionghi: il racconto di una guerra ininterrotta
Dopo l’inaugurazione presso le Gallerie di Piedicastello, la mostra organizzata dalla Fondazione museo storico del Trentino fino al 6 settembre approda a Lavarone.
55 fotografie di reporter europei che hanno vinto Pulitzer o Robert Capa Gold Medal, 5 grandi infografiche, informazioni, video di Medici senza frontiere e altri autori: è tutto questo a raccontare una guerra che “dura da cent’anni”, come afferma il curatore della mostra Raffaele Crocco, che ce ne offre questa visione:
“Sono i numeri a far riflettere, a raccontarci tutto. Non ci credete? Fate male.
Dicono, ad esempio, che sono 35 le guerre che si combattono sul Pianeta, in modo più o meno costante, quasi in ogni anno di questi ultimi cento. Se pensate che i Paesi del Mondo sono 193, vuol dire che uno su sei – milioni di esseri umani quindi – in questo momento combatte. Raccontano anche che ogni 4 secondi c’è un nuovo profugo, cioè un essere umano che in una qualche parte del Mondo fugge dalla guerra. Narrano, sempre i numeri, che dal 2011 ogni dieci secondi in Siria, ad esempio, c’è qualcuno che muore: fra il 1914 e il 1918 erano 10 al secondo a morire, con una differenza: allora erano soldati, ora sono quasi sempre civili.
Sono i numeri a dimostrare quello che la politica, forse anche la storia, faticano ad ammettere. Siamo nella prima guerra globale conosciuta ed è un conflitto che dura da un secolo. Non ci sono state praticamente interruzioni a livello planetario, non vi è stato un momento di pace. La guerra ha solo traslocato, cambiato campi di battaglia, ma è rimasta lì, ancorata alle medesime ragioni, trovando vita negli stessi motivi, animata dagli stessi protagonisti, che inseguivano sempre gli stessi interessi.
Controllo dei territori e delle risorse – minerali e alimentari – allargamento politico, annientamento di nemici scomodi, si prosegue con quanto iniziato nel 1914, con la voglia di alcuni – più o meno gli stessi di allora – di prevalere su altri. Cent’anni fa ci furono una serie di prime volte. Vennero mobilitate le masse per combattere, togliendo il monopolio ai professionisti della guerra. Le donne diventarono protagoniste, sostituendo gli uomini nei posti di lavoro, affiancandoli sui campi di battaglia, prima come ausiliarie e infermiere, ora anche come combattenti. La stampa, globalizzò il conflitto e lo rese immediato, quasi in tempo reale: non succede anche ora?
Guerra globale, quindi, in termini di tempo – un secolo senza fine – e di spazio – è ovunque, mobile, infinita. Per questo raccontare la guerra di oggi è come raccontare la guerra di ieri. E di domani”.