Ucraina, una guerra di logoramento

A tre mesi e mezzo dall'inizio dell'invasione le armi continuano le stragi e il bilancio sta diventando mostruoso

di Raffaele Crocco

“Il nostro dovere è ricostruire l’Ucraina”, dice la presidente della Commissione Europea, Von der Leyen, in visita in Italia. Peccato che prima si debba immaginare come fermare la demolizione in atto. Siamo a 3 mesi e mezzo di nuova guerra, dopo l’invasione russa e in Ucraina le armi continuano le stragi. I numeri stanno diventando mostruosi. I rifugiati ucraini registrati in 44 Paesi europei sono ormai 5milioni. Lo dice l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati. Sono, però, molti di più quelli che effettivamente hanno lasciato il Paese. Al 7 giugno 2022, erano stati registrati più di 7,3 milioni di attraversamenti di frontiera in uscita. Contemporaneamente, sono stati registrati 2,3 milioni di attraversamenti per rientrare. Morale, per dirla con le parole di un funzionario dell’agenzia delle Nazioni Unite, “la guerra in Ucraina ha causato una delle più grandi crisi di sfollamento umano al Mondo”.

I civili, quindi, sono come sempre le principali e inconsapevoli vittime della guerra. Anche i morti salgono: gli ultimi bollettini parlano di più di 4mila uccisi, molti i bambini. I feriti sarebbero altrettanti. Una strage che nessuno ferma.  Ed è strage anche sul campo di battaglia. Per l’esercito russo, se i dati verranno confermati, si tratta di una vera e propria emorragia. I soldati uccisi in battaglia – lo dicono, però, fonti ucraine – sarebbero più di 31mila. A questo si aggiungerebbero i mezzi distrutti: 1376 carri armati, 3366 mezzi corazzati, 680 sistemi d’artiglieria, 207 lanciarazzi multipli, 95 sistemi di difesa antiaerea, 210 aerei, 175 elicotteri, 2337 autoveicoli, 13 unità navali e 540 droni. Kiev tace sulle proprie perdite, ma gli osservatori internazionali dicono che l’esercito ucraino ha fra i 60 e i 100 soldati morti al giorno e oltre 500 feriti. Il conto sarebbe, quindi, fra i 5.500 e gli 11mila morti, con almeno 18mila feriti. In termini di mezzi, sarebbero andati distrutti 1.122 mezzi di vario tipo, 25 aerei, 11 elicotteri e 19 unità navali.

Perdite minori, certo, ma che nel tempo potrebbero diventare insostenibili, per mancanza di riserve. Intanto, continuano gli scontri. Kiev è inevitabilmente costretta sulla difensiva. La battaglia infuria soprattutto nel saliente di Severodonetsk, dove i russi avanzano lentamente, ma costantemente. Il governo ucraino negli ultimi giorni ha ammesso che la situazione è “estremamente negativa. La Russia ha il controllo del 20% del Paese, compresi i territori occupati dal 2014”.

Sta diventando una guerra di logoramento, che la diplomazia internazionale non riesce in alcun modo a fermare. Manca, di fatto, la volontà delle parti, che cercano ancora di arrivare al negoziato da una posizione militare di forza. Cosi, anche il tentativo di sbloccare l’esportazione di grano ucraino, chiesto dalla comunità internazionale per evitare il disastro alimentare in molti Paesi africani e asiatici, è fallito. L’incontro ad Ankara voluto da presidente turco Erdogan non ha portato ad alcun accordo. Lo ha ammesso il portavoce del Cremlino Peskov. “Il grano – ha detto – potrà partire solo se verranno tolte le sanzioni”. Un ricatto che rende vano il pressing del segretario generale dell’Onu Guterres: “Serve un accordo che consenta l’esportazione sicura di alimenti prodotti in Ucraina attraverso il Mar Nero – ha dichiarato – E’ essenziale per centinaia di milioni di persone”. 

In copertina, forze speciali russe fotografate in Crimea da Sebastian Meyer   (Voice of America website)

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