Venezuela e Colombia ai ferri corti

Una fuga da telenovela. Ma i profughi salgono a quasi 5 milioni

di Maurizio Sacchi

Le Forze speciali  venezuelane hanno catturato il 30 gennaio  nella città di Maracaibo Aída Merlano, ex senatrice colombiana, condannata nel suo Paese a 15 anni di carcere per acquisto di voti durante le elezioni del 2018, e fuggita in modo rocambolesco da uno studio dentistico privato di Bogotà. Era ottobre quando la Merlano ha fatto scivolare una corda dal secondo piano della clinica in cui era sottoposta a trattamento , e si è dileguata su una moto guidata da un complice mentre i passanti guardavano. La sua fuga, ripresa e diffusa via social dai passanti ha causato  grande imbarazzo nel  sistema carcerario colombiano, e in tutto il governo.

Fin qui solo un episodio da telenovela. Ma a livello diplomatico, l’incidente ha inasprito ulteriormente i rapporti fra Colombia e Venezuela. Infatti il governo colombiano ha inoltrato immediatamente una richiesta di estradizione ai vicini di Caracas. Ma la richiesta è stata indirizzata a Juan Guaidò, il presidente dissidente riconosciuto da soli 60 Paesi, anziché al governo in carica di Nicolas Maduro, che ha reagito con durezza, negando l’estradizione: a meno che la richiesta non venga indirizzata a quello che si considera l’unico governo legale, i Bolivariani di Maduro.

La Merlano ha dichiarato di essere in possesso di informazioni che porrebbero in grave imbarazzo tutta la classe politica colombiana. E Maduro, cogliendo l’occasione, ha proposto a Bogotà di riallacciare le relazioni diplomatiche, interrotte quando Guaidò è stato riconosciuto dal Presidente Duque; e  ha minacciato di rivelare le informazioni riservate in possesso della ex senatrice. 

Prevedibilmente, Duque ha respinto la proposta del governo di Caracas. Forse solo l’aspetto spettacolare della vicenda ha richiamato l’attenzione dei media, mentre è passata quasi inosservata una drammatica informativa dell Alto commissariato delle Nazioni unite, che calcola oggi in 4 milioni e 800mila il numero dei transfughi dal Venezuela, ovvero un aumento di ben 3 milioni rispetto alle cifre di meno di un anno fa.

Intanto Juan Guaidò vede diminuire la sua influenza sia in patria, che a livello internazionale. A recente vertice di Davos è arrivato un giorno dopo la partenza del suo principale sponsor, Donald Trump. E ora è volato a Miami, dove spera di incontrare il presidente degli Stati uniti in occasione del Super Bowl, la finale del camponato americano di football, nel party post-partita che Trump tiene nella sua residenza privata in Florida.

Ma il dramma che colpisce il Venezuela non ha nulla di comico, date le cifre che l’Onu ha appena aggiornato e diffuso. La comunità internazionale si è distinta per passività, malgrado deboli tentativi ad Oslo di stabilire un tavolo di trattative che porti a nuove elezioni, e alla risoluzione della crisi, prima umanitaria  e poi politica e istituzionale, che ha messo in ginocchio il Venezuela. 

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