156 giorni di conflitto ucraino

Gli scontri sul terreno non si fermano mentre si attende la partenza delle prime navi di grano dai porti sul Mar Nero. La questione energia. Lo stallo diplomatico. Il dossier Transnistria. Il punto della settimana

Mentre il conflitto entra nel 156 giorno di guerra, gli osservatori concordano sul fatto che l’esercito russo stia mettendo in pratica un massiccio ridispiegamento di truppe nelle regioni di Kherson e Zaporizhia parzialmente occupate, in quello che sembra essere un cambio di tattica da parte di Mosca. Sono continuati i bombardamenti sull’area di Mykolaiv e  Odessa e missili russi hanno nuovamente colpito infrastrutture a Kiev.  La controffensiva ucraina a Kherson sta prendendo slancio dopo che Kiev ha usato l’artiglieria a lungo raggio per danneggiare tre ponti chiave su cui la Russia faceva affidamento per i rifornimenti.  Giovedì mattina le forze russe hanno attaccato la città di Chuhuiv nella regione di Kharkiv, La guerra continua con maggior vigore proprio grazie alla capacità offensiva delle armi fornite (soprattutto) dagli americani  agli Ucraini, in particolare il sistema Himars, sofisticati lanciarazzi multipli mobili che mettono i russi in seria difficoltà. 

Cattive notizie anche sul fronte di quelle buone: mentre il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha inaugurato un centro a Istanbul per supervisionare lo sblocco delle esportazioni di grano ucraine dopo l’accordo siglato alla presenza di Turchia e Nazioni Unite la scorsa settimana (si attende la prima spedizione di derrate dai porti del Mar Nero), il Consiglio di sicurezza dell’Onu e non è stato in grado però di concordare una dichiarazione che sottolineasse  favorevolmente l’accordo per trasferire in sicurezza grano e fertilizzanti dall’Ucraina e dalla Russia. Mosca intanto  ha consegnato meno gas all’Europa mercoledì scorso in quella che appare come un’ulteriore escalation di uno stallo energetico tra l’Unione Europea e la Russia. Tutto ciò rende  più difficile e  costoso  lo stoccaggio di energia prima dell’arrivo dell’inverno in una  situazione che aumenta la tensione anche i partner europei alle prese in diversi Paesi con crisi di governo (come in Italia), difficoltà dell’esecutivo (Francia), posizioni radicali di alcuni membri (Ungheria).

Sul fronte interno ucraino vanno registrate le continue epurazioni dell’apparato di sicurezza del Paese messe in atto del Presidente Zelensky.  Il 25 luglio  il Presidente ha nominato il generale Kyrylo Budanov, che comanda l’intelligence militare ed viene considerato un falco, a capo della commissione dell’intelligence presidenziale, organo creato nel 2020 da Zelensky e che si occupa della pianificazione, gestione e controllo delle agenzie nazionali di sicurezza. Budanov (nell‘immagine a destra) rimpiazza Ruslan Demchenko,  rimosso da vice nel Consiglio nazionale di sicurezza.  Sul fronte invece di un possibile allargamento del conflitto va rilevato che il ministro degli Esteri della regione separatista non riconosciuta della Transnistria (Moldavia), Vitali Ignatiev, ha ribadito in una conferenza stampa a Mosca l’impegno della regione a ottenere prima l’indipendenza e poi a diventare parte della Russia, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ria Novosti (leggi qui il nostro reportage di aprile dalla regione). Intanto, secondo lo spionaggio britannico, la compagnia militare privata russa Wagner avanza nel Donbass (leggi qui e qui i nostri approfondimenti dedicati a Wagner). 

Il ministro della Difesa slovacco Jaroslav Nad ha dichiarato il 25 luglio che la Slovacchia potrebbe prendere in considerazione la possibilità di donare all’Ucraina la sua flotta di 11 caccia MiG-29 di epoca sovietica. La dichiarazione è stata fatta accanto all’omologo britannico Ben Wallace. Nad ha aggiunto che potrebbero esserci problemi di ordine tecnico nella consegna, ma che politicamente il Paese è pienamente d’accordo con la donazione alla resistenza ucraina.

 

La Slovacchia ha già negoziato con gli alleati della NATO, Repubblica Ceca e Polonia, il monitoraggio dello spazio aereo slovacco a partire dall’inizio di settembre.

La Slovacchia ha firmato un accordo per l’acquisto di 14 caccia statunitensi F-16 Block 70/72 per sostituire i suoi MiG-29, ma l’inizio della loro consegna è stato posticipato di due anni, al 2024.

(Red/Est)

 

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