La strage iraniana e un triste preannuncio

Un futuro sempre più fosco dopo l’attentato che in Iran ha ucciso più di cento persone e ne ha ferite almeno altre 150 mentre commemoravano il generale Qasem Soleimani

di Raffaele Crocco

La strage vera – questa la ricostruzione – è stata con la seconda esplosione, come sempre. Dopo la prima bomba, che già aveva ucciso e dilaniato, sono arrivati i soccorsi. La seconda ha colpito proprio in quel momento, secondo una tecnica terroristica consolidata. Il problema, però, è che la vera strage nel Vicino Oriente potrebbe iniziare adesso. L’attentato che in Iran ha ucciso più di cento persone e ne ha ferite almeno altre 150 mentre commemoravano il generale Qasem Soleimani rischia davvero travolgere tutto e tutti. Il generale era stato ucciso 4 anni fa in Iraq, dagli statunitensi. Ora, gli Stati Uniti sono, assieme a Israele, indicati come i responsabili della strage del 3 gennaio 2023.

E’ davvero possibile che dietro le due bombe al “Cimitero dei Martiri” di Kerman ci siano Washington e Tel Aviv? Razionalmente appare improbabile. E’ vero che entrambi i Paesi sono impegnati da anni in un confronto durissimo con l’Iran, ma un’azione di questo genere non rientra nello stile e negli interessi di nessuno. Israele vede Teheran come un nemico mortale, lo sappiamo. La pressione di Hezbollah a Nord, al confine con il Libano, è una spina nel fianco di Tel Aviv. L’organizzazione politico- militare sciita è fedele alleata di Teheran e collabora con Hamas a Gaza, nonostante le teoriche divergenze di carattere religioso. Proprio qualche giorno fa, in un attentato – questo si di chiara impronta israeliana – nei territori libanesi di Hezbollah è stato ucciso il numero due di Hamas, Saleh el-Arouri. Uno smacco che l’organizzazione sciita non lascerà impunito. Inoltre, l’Iran appoggia apertamente le rivendicazioni palestinesi. La contesa vera fra le due potenze regionali è nel controllo del territorio e delle sue risorse, ma Israele, sino ad oggi, ha attaccato l’Iran solo nelle sue basi militari in Siria o in Libano, senza mai colpire i civili iraniani.

Lo stesso vale per gli Stati Uniti, che ad oggi hanno evitato il confronto diretto con l’Iran. Quando hanno colpito – come nel caso del generale Soleimani – è sempre stato fuori dal Paese. Non è finita, però. Nel Mar Rosso, gli yemeniti houthi stanno attaccando le navi europee e statunitense, come rappresaglia per quanto accade a Gaza e per quello che per anni è accaduto nella guerra fra Arabia Saudita e Yemen. Ryad ha avuto armi e appoggio da Stati Uniti ed Europa nella guerra combattuta proprio contro gli houthi, anche loro sciiti e anche loro alleati di Teheran, che avevano a Sana’a avevano rovesciato un governo sunnita. Il risultato è stato in 20mila civili morti sotto le bombe e 21milioni di esseri umani in crisi umanitaria. E’ nata una colazione militare, che vede coinvolta anche l’Italia, per fermare la pirateria houthi. La missione si chiama “Prosperity Guardian” e vuole rendere libero il commercio e il transito nel Mar Rosso.

In concreto, però, si tratta solo dell’ennesimo focolaio di guerra in uno scacchiere diventato pericoloso. Nelle prossime ore sarà fondamentale capire come intende reagire Teheran, che di Hezbollah e houthi è senz’altro punto di riferimento. L’attentato di Kerman potrebbe avere molte altre matrici. Teheran da anni deve far i conti con molti avversari interni, dall’Isis ai separatisti del Baluchistan, a quelli arabi del sud. Sono avversari temibili, ufficialmente ignorati, però, dai vertici della Repubblica Islamica, che non vogliono mostrare debolezze interne. Di qui la scelta di accusare Stati Uniti e Israele. L’escalation nella regione sta preoccupando un po’ tutti. Il segretario di Stato Antony Blinken ha immediatamente programmato un viaggio nella regione, puntando su Ankara per cercare un alleato forte nell’eventuale mediazione. Si è mosso anche Josep Borrel, rappresentate della diplomazia dell’Unione Europea, invitando la comunità internazionale a trovare una soluzione soprattutto allo scontro in atto a Gaza. “Le due parti non riusciranno mai a raggiungere un accordo e, lo stiamo vedendo: senza una soluzione l’intero Medio Oriente sarà avvolto dalle fiamme”.

In copertina un fotogramma del servizio dedicato da Euronews all’episodio

 

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