Ambiente, la voce dei giovani

Quella che sarà ricordata come la tre-giorni del bla bla bla

di Valentina Ochner

Il resoconto  della  Youth4Climate, la conferenza internazionale che precede la COP26 e che per la prima volta si proponeva di dare voce ai giovani nelle sedi istituzionali.

E’ stata una tre giorni di plenarie e workshop che hanno visto protagonisti 400 giovani provenienti da 198 nazioni del Mondo selezionati tra oltre 8000 candidature, come è stato sottolineato numerose volte durante l’evento. Già dalla riunione plenaria è stato espresso dalle attiviste sul palco il timore che tutti nutrivano nei confronti di questo evento: sarà solo un’occasione di young washing per le istituzioni o i giovani verranno davvero ascoltati? La risposta a questa domanda non arriverà prima della fine dei lavori alla COP26 di Glasgow, dove il documento redatto dai giovani delegati verrà preso in considerazione.

La prima a prendere la parola è stata Vanessa Nakate, giovane attivista ugandese classe ‘96 che da anni si batte contro il cambiamento climatico e per i diritti delle popolazioni più svantaggiate. Nel suo discorso ha ricordato come gli eventi estremi causati dai cambiamenti climatici stiano minando la sopravvivenza degli abitanti di alcune zone del mondo, ma che, come abbiamo visto nell’ultima estate, questo fenomeno ormai può interessare qualsiasi nazione. “È tempo di smettere di parlare e iniziare ad agire” perché la Terra non diventi inabitabile. Greta Thumberg, giovane attivista svedese che ha dato il via al movimento di Fridays For Future, ha ribaltato totalmente la prospettiva del problema. Ha iniziato a raccontare al suo pubblico a cosa pensa quando le viene detto crisi climatica. Opportunità, posti di lavoro, innovazioni tecnologiche e un mondo meno inquinato in una prospettiva utopica, ma auspicabile che si sta dissolvendo nel “bla bla bla” dei governi di tutto il mondo. Se non si inizia a lavorare ora questo futuro non sarà raggiungibile.

La giustizia sociale ha rappresentato un punto importante del suo discorso, dove ha apertamente condannato le pratiche di sfruttamento dei territori dei Paesi più svantaggiati. Giustizia climatica e giustizia sociale, secondo Greta, non possono esistere separatamente perché fortemente interconnesse. Per presentare le sue tesi Greta si è sempre appellata ai dati estrapolati da studi scientifici, dimostrando coerenza rispetto alla sua critica ai discorsi vuoti. Inoltre, forse per sfidare quelle autorità che hanno criticato i giovani che protestano senza portare soluzioni concrete, ha deciso di concludere il suo discorso coinvolgendo la platea al grido di “Cosa vogliamo?” “Giustizia climatica” “E quando la vogliamo?” “Ora”.

Durante la conferenza conclusiva dell’evento il Presidente del Consiglio italiano ha preso la parola per rispondere alle affermazioni fatte dall’attivista svedese. Riguardo al “bla bla bla”, Mario Draghi ha sottolineato come a volte sia vero che i decisori politici si nascondono dietro a discorsi pieni di promesse vuote, ma questi discorsi sono spesso pronunciati per sensibilizzare l’opinione pubblica. Senza questa comunicazione la popolazione avrebbe molta meno familiarità con concetti come carbon neutral e numeri come il 1,5° che non deve essere superato. Si è inoltre detto fiducioso dell’impegno che i suoi omologhi nel resto del mondo stanno mettendo nella lotta al cambiamento climatico con azioni concrete e non solo con le parole.

In copertina foto di Valentina Ochner

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