Decreto Minniti: “Meno garanzie ai più deboli”

Il 10 aprile 2017, a ‘colpi di fiducia’ è divenuto legge il Decreto Minniti.

La nuova disposizione in materia di migrazione va ad incidere sul quadro fornito a marzo dalla commissione della Camera dei Deputati che abbiamo precedentemente analizzato.

L’approvazione del decreto  va nella direzione contraria alla legge approvata due settimane fa che ampliava fortemente i diritti e le garanzie per i minori migranti non accompagnati.

Uno dei tratti salienti del Minniti-Orlando è quello della rimozione della possibilità per i richiedenti asilo di ricorrere in appello in caso di rigetto della domanda.

Critiche durissime al decreto non si sono fatte attendere da associazioni e organizzazioni.

“Lontano dal risolvere i problemi davanti ai quali si trova il sistema italiano – scrive l’Arci in una nota –  oltre a criminalizzare rifugiati e immigrati, questo decreto metterà ancora più in difficoltà il sistema di accoglienza aumentando i tempi di attesa e la spesa pubblica. Pensare che “diminuire le garanzie per i più deboli (grado unico di giudizio e abolizione del contradditorio, procedura unica per le espulsioni) sia la soluzione alle difficoltà del nostro paese, non solo è sbagliato ma avrà un effetto opposto. Si mortificherà la democrazia di questo paese, limitando per legge i diritti di alcune categorie di persone”

Perplessità arrivano anche da Caritas. Il responsabile immigrazione della Caritas, Oliviero Forti ha affermato a Radio Vaticana: “Si torna al vecchio binomio immigrazione-sicurezza. I Cie, purtroppo non riescono a svolgere la funzione per cui sono nati, risultano molto costosi e sono spesso oggetto poi di comportamenti fortemente lesivi dei diritti delle persone”. Riguardo all’espulsione degli immigrati “l’assenza di collaborazione da parte dei Paesi di origine, spesso la mancanza di accordi con questi Paesi, comporta l’impossibilità di allontanare dal territorio queste persone. Per noi è prioritario che qualsiasi atto che riguardi una persona, che sia di carattere amministrativo e di altra natura, abbia a fondamento il rispetto dei diritti – conclude -. In molti casi questo non viene garantito nei Paesi di origine, quegli stessi Paesi da cui queste persone spesso sono fuggite o si sono allontanate perché le condizioni sociali e politiche non permettono di rimanere”.

Voci contrarie arrivano anche dalla maggioranza con una nota di Manconi e Tacci, due senatori Pd che non hanno votato la fiducia al decreto, da De Petris, capogruppo Senato di Sinistra Italiana e Pippo Civati, leader di Possibile.

 

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