Fotografia. La scelta di Fabio

Il fotoreporter e nostro collaboratore Bucciarelli è tra i finalisti della 63esima edizione del World Press Photo, uno dei  premi di fotogiornalismo più prestigiosi al mondo

Fabio Bucciarelli è tra i finalisti della 63esima edizione del World Press Photo, uno dei più prestigiosi premi di fotogiornalismo al mondo. La giuria della fondazione olandese ha esaminato i lavori di 4.282 fotografi, provenienti da 125 paesi per un totale di 73.996 immagini. Sono arrivati in finale 44 fotografi provenienti da 24 paesi. Fabio Bucciarelli, legato al progetto dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo fin dalla sua nascita, è stato selezionato per lavoro svolto in Cile fra il November e Dicembre dello scorso anno.

Il Paese Sud Americano è stato scosso negli ultimi mesi del 2019 dai maggiori disordini civili della sua recente storia: i cileni sono stati protagonisti di una epocale protesta contro la disuguaglianza economica. Bucciarelli, che nel non è nuovo al mondo del Wpp, già premiato nel 2013 con il lavoro dalla Siria “Battle to Death” , ha documentato le proteste cilene, diventate in una vera e propria una rivolta nazionale. I vincitori saranno annunciati in una cerimonia ad Amsterdam il 16 aprile.

Perché consideri importante il lavoro fatto in Cile?
Per comprendere le ragioni della loro lotta, le loro motivazioni di protesta contro il sistema neoliberale economico instaurato con la forza con il colpo di Stato di Pinochet del 1973. Un sistema dove le leggi del mercato sono più forti del governo. Un sistema basato su profonde diseguaglianze di classe, individualismo fatto di competizione sfrenata, di deregolamentazioni, di privatizzazioni a discapito del welfare e di qualsiasi tutela da parte del governo. Dopo decenni ora la gente è stanca ed ha deciso di dire “basta”, di scendere in piazza e lottare contro un sistema economico che favorisce poche persone a discapito di troppe. “Chile Despertò” , Cile si è svegliato è uno dei motti che accompagna le proteste.
Cosa hai documentato nella serie nominata al World Press Photo?
Il lavoro riconosciuto nella categoria General News Story tratta prevalentemente le sommosse e manifestazioni di Santiago contro la polizia. Parallelamente ho documentato un’analisi sulle disuguaglianze prodotte dal sistema neoliberale: le differenze di classe, i quartieri ricchi, quelli poveri, le nuove forme di collettività assembleare, i terreni occupati e le conseguenze del malcontento popolare. Dopo l’innalzamento del biglietto della metropolitana di 30 pesos, decine di migliaia di persone hanno voluto dare una risposta concreta al governo di Piñera per provare a cambiare il sistema impiantato con il colpo di stato. Come risposta, il Presidente ha dichiarato il coprifuoco, schierato i militari nelle strade e represso violentemente le manifestazioni. Il Cile, prima laboratorio di un sistema economico neoliberale, oggi è diventato il punto di riferimento di un reale cambio di sistema.
Nelle tue foto tra le protagoniste ci sono le donne ed il movimento femminista.

La disuguaglianza di genere è una delle conseguenze del sistema neoliberale e patriarcale dove il rispetto dei diritti e l’uguaglianza tra i generi passa in secondo piano rispetto alle leggi del mercato e vengono calpestati in nome della continua produttività, basata sullo sfruttamento. Nelle proteste cilene, le donne sono un punto chiave nella rivolta, diventate un esempio di resistenza attiva in tutto il mondo. La performance ‘El violador eres tu’ del gruppo teatrale di Valparaiso LasTesis che è diventata virale e ricreata da gruppi femministi nelle piazze di tutto il mondo, denuncia la polizia e le strutture del potere politico che sostengano sistematiche violazioni dei diritti delle donne.

(Red/Est)

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