“Il giornalismo è il miglior vaccino contro la disinformazione” dice nella Giornata dedicata alla Libertà d’Informazione il segretario generale di Reporter Senza Frontiere Christophe Deloire – ma purtroppo la sua produzione e distribuzione sono troppo spesso bloccate da fattori politici, economici e tecnologici, e talvolta anche culturali. Di fronte alla viralità della disinformazione attraverso i confini, sulle piattaforme digitali e sui social network, il giornalismo è il principale garante affinché il dibattito pubblico si basi su una diversità di fatti accertati “.
L’edizione 2021 del World Press Freedom Index istituito da Reporter Senza Frontiere (Rsf) mostra che il principale vaccino contro il virus della disinformazione, ovvero il giornalismo, è totalmente o parzialmente bloccato nel 73% dei paesi valutati. Il World Press Freedom Index, che valuta annualmente la situazione della libertà di stampa in 180 paesi e territori, mostra che la pratica del giornalismo, il principale vaccino contro il virus della disinformazione, è gravemente ostacolata in 73 dei 180 stati nella classifica stabilita da Rsf e limitato in altri 59, vale a dire un totale del 73% dei Paesi valutati. Queste cifre corrispondono al numero di paesi classificati in rosso o nero sulla mappa mondiale della libertà di stampa, cioè quelli in cui il giornalismo si trova in una “situazione difficile” o anche “molto grave” e a quelli classificati nella zona arancione, dove l’esercizio della professione è considerato “problematico”.
Il barometro Edelman Trust 2021 rivela inoltre una preoccupante diffidenza dell’opinione pubblica nei confronti dei giornalisti: il 59% degli intervistati in 28 paesi ritiene che i giornalisti stiano deliberatamente cercando di fuorviare il pubblico diffondendo informazioni che sanno essere false. Tuttavia, il rigore giornalistico e il pluralismo consentono di contrastare disinformazione e “infodemie”, cioè manipolazioni e dicerie.
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In copertina uno scatto di Sergi Kabrera