Guerra in Ucraina: da Istanbul progressi concreti e “significativi”

Questi negoziati avrebbero spianato la via per un potenziale primo cessate il fuoco, condizione indispensabile per gli ucraini per parlare di Crimea e Sebastopoli

di Filippo Rossi da Istanbul

Istanbul – Verso le due del pomeriggio, a Istanbul si sono conclusi i negoziati fra Ucraina e Russia, organizzati dalla Turchia e aperti dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il quale ha accolto le due delegazioni dicendo che entrambe hanno la “responsabilità storica di porre fine a una guerra che non è nell’interesse di nessuno”. Al palazzo Dolmabahçe, chiuso alla stampa, i risultati sono stati più concreti del previsto e che sono da considerare come progressi. Dialoghi – i primi dopo il 10 marzo ad Antalya – descritti come “significativi” dal principale negoziatore russo Vladmir Medinsky. Una notizia che potrebbe finalmente far sperare per la fine del conflitto in corso da ormai più di 30 giorni.

Durante l’incontro il viceministro della difesa russo Alexander Fomin, ha dichiarato che la Russia avrebbe diminuito drasticamente le attività belliche nelle regioni di Kiev e Chernihiv per “favorire le condizioni di dialogo e aumentare la fiducia”. Difatti, alcuni reparti dell’esercito russo avrebbero indietreggiato. Questo però, solamente dopo che l’Ucraina ha cambiato posizione, accentando di negoziare su un possibile statuto di neutralità basato però su garanzie per la sua sicurezza.

“Vogliamo un meccanismo internazionale di garanzie di sicurezza come l’articolo 5 della Nato” (l’articolo secondo cui un attacco armato contro uno o più membri dell’Alleanza è considerato un attacco a tutte le parti) ha dichiarato il negoziatore ucraino David Arakhamia. Secondo il gruppo di 9 negoziatori ucraini presenti, il Paese sarebbe sì disposto a non ospitare basi militari straniere e non far parte di nessuna alleanza militare e non ambire allo statuto di potenza nucleare, ma in cambio richiederebbe uno statuto di protezione attraverso un sistema di Paesi garanti, che proteggerebbe il suo territorio in caso di attacchi. Fra i paesi proposti, oltre alla Turchia, Paese decisivo per l’avanzare dei negoziati, anche Israele, Polonia e Canada. Secondo alcuni media ucraini, anche l’Italia dovrebbe farne parte ma non è confermato. “Se riuscissimo a consolidare questi punti, per noi di fondamentale importanza” -ha detto uno dei nove negoziatori ucraini, Aleksander Chaly – “e l’Ucraina potrebbe diventare uno stato completamente neutrale, non nucleare e non appartenetene a nessun blocco”.

Questi negoziati hanno anche spianato la via per un potenziale primo cessate il fuoco, che, secondo i negoziatori ucraini, è una condizione indispensabile per parlare di un altro punto fondamentale discusso in questi giorni e anche a Istanbul: la Crimea e Sebastopoli. Gli ucraini sarebbero infatti disposti a negoziare un periodo di 15 anni di consultazioni sulla regione contesa solamente dopo un completo cessate il fuoco. Secondo alcune agenzie, prima della conferenza, Zelensky si sarebbe sbilanciato anche sullo statuto del Donbass.

Infine, mentre le due squadre riporteranno i progressi alle rispettive presidenze, un incontro fra i presidenti russo Putin e ucraino Zelensky diventa sempre più reale e imminente. Le proposte da entrambi i lati sono state le più concrete fino ad ora, forse l’inizio di una possibile fine di un conflitto che ha già fatto migliaia di vittime.

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