Guerre commerciali: il fronte Usa, Cina, Ue

Mentre i colloqui fra le delegazioni cinese e americana riprendono oggi, arrivano  le prime reazioni alla decisione di  Trump di applicare tariffe punitive su 7.500 miliardi di merci provenienti dall’Unione europea. E intanto in America...

di Maurizio Sacchi

Mentre i colloqui fra le delegazioni cinese e americana riprendono oggi, con aspettative moderate e previsioni di segno opposto, arrivano le prime reazioni alla decisione del governo Trump di applicare, a partire dal 17 ottobre, tariffe punitive su 7.500 miliardi di merci provenienti dall’Unione europea, per un ammontare di US$ 7.500 miliardi di US$ all’anno secondo il Wall Street Journal di New York. Saranno colpiti dal 18 ottobre beni dell’UE che vanno dagli aeromobili ai formaggi, alle olive. La decisione si basa su una sentenza dell’ Organizzazione mondiale del commercio (Wto, World tade organization), che ha sanzionato gli aiuti di stato forniti dai Paesi dell’Unione al progetto Airbus. Che avrebbe seriamente danneggiato l’industria e i lavoratori americani, specialmente quelli della Boeing.

In risposta, l’Unione europea ha ricordato che l’anno prossimo lo stesso Wto si dovrà pronunciare nel senso opposto, sia per simili aiuti governativi Usa alla stessa Boeing, sia per altre violazioni della libertà di commercio, e che le cifre di merci sottoposte a dazio sarebbero intorno ai 20.000 miliardi di dollari. Dalla signora Merkel e dal governo francese si è fatto sapere che un negoziato tra le due parti sarebbe la soluzione migliore; e la meno dannosa pr l’economia, poiché è ormai evidente che la guerra commerciale già iniziata tra Usa e Cina ha prodotto un rallentamento dell’economia globale.

Rallentamento globale

Funzionari commerciali statunitensi hanno affermato che le tariffe sarebbero fissate a un tasso del 10% sugli aeromobili e del 25% sugli articoli agricoli e di altro tipo. Hanno reso  pubblico un elenco di tutti gli articoli che saranno soggetti alle tariffe aggiuntive, la maggior parte delle quali si applicherà alle importazioni da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito.
Aggiungendo di avere l’autorità per aumentare le tariffe “in qualsiasi momento” o modificare i prodotti interessati. Nel frattempo, le due parti stanno aspettando che l’OMC decida su quali tariffe l’UE può imporre contro gli Stati Uniti come ritorsione per gli aiuti di Stato USA concessi a Boeing. Tale sentenza è prevista per il prossimo anno.

Il clima nel quale si riannodano i colloqui fra Pechino e Washington è per lo meno ambiguo. Mentre da parte cinese si fa sapere che si alzeranno gli acquisti di soia dagli Stati uniti, da parte americana il Dipartimento del Commercio “ha aggiunto 28 nuove società e agenzie alla sua “lista nera” di aziende cinesi, a cui è stato vietato di fare affari negli Stati Uniti. La mossa ha già colpito i fornitori delle aziende nominate e ha scosso i mercati con il timore che ciò faccia vacillare i colloqui commerciali”.

Mercati preoccupati

Trump, almeno stando alle sue esternazioni, dichiara di non accontentarsi di misure parziali, e che senza un “overall agreement”, un accordo totale, non ci sarebbe trattativa. E la posizione cinese, che invita alla trattativa, senza aut aut difficilmente si concilia con queste dichiarazioni. Da qui le preoccupazioni dei mercati, che danno idea del dissenso sulla politica di guerre commerciali che si sta sviluppando anche all’interno dello stesso Partito conservatore, e dei grandi investitori che lo sostengono.

Kristina Hooper, capo stratega dei mercati globali di Invesco, gruppo finanziario da 1.200 miliardi di US$, afferma che l’amministrazione Trump dovrà presto terminare la sua guerra commerciale e probabilmente non otterrà alcuna concessione dalla Cina nè a ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti. Hooper afferma che “il presidente Trump è in una posizione di contrattazione inferiore con la Cina e ha sostanzialmente zero possibilità di modificare le relazioni commerciali USA-Cina: “… anche se il risultato fosse deludente rispetto agli obiettivi di Trump” il mercato incoraggerà qualsiasi conclusione della guerra commerciale e –  aggiunge – “ tale conclusione della controversia potrebbe impedire ad altri paesi di avviare importanti controversie commerciali”.

Ma a casa propria Trump può ancora schermarsi dietro ai dati record dell’occupazione, che è ai suoi livelli più bassi da decenni, frutto di una detassazione delle imprese, ma che pare star perdendo impulso; mentre non si è ripresa affatto l’attività produttiva. Sia la guerra commerciale con Pechino che quella con l’Europa stanno danneggiando i mercati, e lo stesso presidente Trump ha ammesso che senza le tariffe gli indici di mercato sarebbero molto più alti. Come si svolgeranno i prossimi colloqui Usa-Cina, che effetti avranno, e quali riflessi avranno sulle elezioni presidenziali del prossimo anno è presto per dirlo. Ma che la situazione economica e sociale negli Stati uniti sia tutt’altro che ideale è già evidente in questi mesi che preparano l’appuntamento con le urne.

Democratici e Repubblicani

In campo democratico, Elizabeth Warren, candidata partita ampiamente sfavorita, e che si caratterizza per un progetto di conversione verde dell’economia americana e per una politica di spesa sociale e abbandono della linea rigorista in economia, secondo una valutazione del Wall Street Journal, avrebbe attualmente superato l’ex vice presidente Joe Biden nei sondaggi fra i possibili sfidanti di Donald Trump.

“Due centesimi! Due centesimi! “ : con questo semplice slogan la Warren è riuscita a mobilitare e infiammare l’opinione pubblica, o almeno la parte più ostile alle politiche e alla figura di Trump: la sua patrimoniale, che tassa i capitali di oltre $ 50 milioni al 2%, è diventata rapidamente la forza energizzante della sua campagna e ha contribuito a spingerla in alto. Ma la proposta è più complessa, prevede una tassa annuale del 2% sulla ricchezza oltre $ 50 milioni e del 3% sulla ricchezza oltre $ 1 miliardo,in cui andrebbero stimato il valore attuale di tutto, dalle automobili agli immobili.Ora, ci sono magliette da “due centesimi”, bottoni “da due centesimi” e magneti da frigorifero “da due centesimi”. In un recente evento elettorale in Iowa, due membri del personale si sono vestiti da centesimi per dare fuoco agli elettori. Ai raduni di New York e Iowa, la folla ha alzato due dita e ha cantato “Due centesimi! Due centesimi! ”

Due centesimi

Con queste due parole, Warren è riuscita a ridurre magicamente in una formula un provvedimento che farebbe crescere le casse del governo di oltre $ 200 miliardi all’anno, un semplice calcolo. Chi può sostenere che i super ricchi non possono permettersi due centesimi? Soprattutto se ciò significa una migliore assistenza sanitaria e istruzione per gli americani in difficoltà? Come si possono chiamare socialismo due centesimi? “Tutto ciò che stiamo dicendo è che quando arrivi in cima”, ha detto Warren in una recente manifestazione, “mettici due centesimi, in modo che tutti gli altri abbiano la possibilità di farlo. Due centesimi! Due centesimi! “

Circa 70.000 famiglie pagherebbero l’imposta, in un momento in cui la maggior parte dei paesi europei ha abbandonato le tasse sulla ricchezza perché non raggiungono gli obiettivi di introito”. Così  commenta dubbiosa la CNBC , ma la lotta fra i possibili candidati presidenziali dei democratici è ancora aperta. Nei prossimi mesi, i destini delle guerre commerciali e le dinamiche in corso nell’opinione pubblica statunitensi saranno intrecciati.

Immagini tratte da US Customs and Border Protection

 

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