Il Guatemala scioglie l’ultima carovana

Rimpatriati in Honduras  i suoi componenti. La strategia di Trump per bloccare i flussi. La scusa del virus. Il ruolo del Messico

Nel fine settimana del 3 e 4 di ottobre il governo del Guatemala ha rimpatriato con la forza più di 3.500 honduregni, facenti parte dell’ultima delle carovane di migranti che dall’anno scorso periodicamente raccolgono centroamericani in fuga, diretti verso gli Stati uniti. L’accordo di libero transito tra i quattro Paesi centroamericani – Honduras, El Salvador, Guatemala e Nicaragua – che funge da Schengen per la regione, non è servito: questa era la prima carovana in tempo di Covid-19, e le autorità guatemalteche hanno giustificato con le misure anticontagio la mossa, che ha comunque reso tesi i rapporti fra Honduras e Guatemala.

Il governo del presidente honduregno Juan Orlando Hernández, ha smentito il suo omologo guatemalteco Alejandro Giammattei. Il viceministro degli Esteri dell’Honduras Nelly Jerez ha detto che sono 1.043 i migranti rimpatriati, che rappresentano l’83% di coloro che sono partiti con la carovana, secondo le statistiche fornite dal Sistema nazionale di controllo biometrico dell’Istituto nazionale delle migrazioni (INM) . In una dichiarazione della Presidenza, la Jerez ha affermato che i rimpatriati “sono stati trasferiti nei loro luoghi di origine dalle autorità honduregne”. il ministero degli Affari Esteri dell’Honduras, contestando la cifra di 3.500 rimpatriati fornita da Città del Guatemala,  ha rilasciato un comunicato ufficiale in cui “si rammarica profondamente per le sfortunate dichiarazioni del vice Ministro degli Affari Esteri” del Guatemala che “mancano di fondamento e danneggiano le operazioni che vengono intraprese intorno alla questione dell’immigrazione”.La mossa del Guatemala rientra in un accordo fra questo e il governo Trump. ll Guatemala si è impegnato infatti l’anno passato con gli Stati Uniti a contenere la migrazione  e ad accettare lo status di “Paese terzo sicuro”, il che implica che i richiedenti asilo di fronte ai tribunali statunitensi devono aspettare il trattamento del  loro caso nel Paese centroamericano.”Restate a casa, non è il momento di migrare”, chiede l’ambasciatore guatemalteco in Messico, Mario Búcaro.

Il voltafaccia del Messico

Tutto va inquadrato nella linea del governo di Donald Trump, che ha puntato, oltre che sulla costruzione del famoso muro col Messico, anche sulla conversione del Messico e del Guatemala in Stati-cuscinetto per il fenomeno migratorio. Anche col Messico è stato infatti firmato un accordo, Remain in Mexico (Quèdate en Mexico), che punta a bloccare al di là delle frontiere i profughi dalla violenza che tormenta l’istmo centroamericano.E’ questa la prima volta che il Guatemala mette in pratica questo accordo, dall’inizio delle carovane nell’ottobre 2018. Finora il Paese centroamericano aveva consentito il passaggio dei migranti al confine con il Messico. E sebbene ci fossero alcuni tentativi di reprimere la loro avanzata, è stato finora il Messico a occuparsi del problema. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, che aveva esordito al mandato con una politica di porte aperte – regolarizzando decine di migliaia di migranti con visti umanitari nel  gennaio 2019 – un mese dopo ha accettato le pressioni di Trump e ha attivato il blocco.

L’ambasciatore guatemalteco in Messico, Mario Búcaro, spiega che è stata la crisi sanitaria del Coronavirus ad aver inasprito il controllo dei confini. “Stiamo attraversando il momento peggiore possibile. Con i diversi controlli che sono stati sviluppati, il Guatemala ha avuto un’ottima posizione nella gestione della pandemia. Quando si è verificato il fenomeno di questa nuova carovana, Giammattei ha decretato lo stato di prevenzione e attivato tutti i protocolli, migrazione, salute, diritti umani e forze di sicurezza ”, spiega Búcaro. Il presidente guatemalteco, che si trova anch’egli in quarantena per infezione da Covid-19, si è rivolto più volte alla popolazione per ordinare di non favorire i migranti che componevano la carovana.

Ora tutti gli stranieri maggiorenni dei paesi CA4 (Accordo centroamericano di libera mobilità) vengono informati del fatto che per entrare nel Paese hanno bisogno di un test negativo per il Coronavirus. Presumibilmente, la maggior parte dei migranti che componevano la carovana che è partita mercoledì 30 settembre da San Pedro Sula (Honduras) e alla quale si sono aggiunti centinaia di altri dal resto del Centro America, non aveva quel documento. “Fortunatamente, la carovana che arriva dall’Honduras non continua, perché sia ​​il governo dell’Honduras sia il governo del Guatemala hanno contribuito a convincere questi immigrati che vengono dall’Honduras che non ci sono condizioni igieniche e che dovevano agire diversamente”, ha detto. da parte sua, il presidente messicano López Obrador, commentando l’accaduto.

Nell’immagine di copertina, la frontiera con gli Stati Uniti

(Red/Ma/Sa)

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