di Marco Grisenti
“Con questa riforma i cittadini più ricchi pagheranno di più per finanziare la spesa sociale”. Queste le parole di Gustavo Petro all’approvazione della nuova legge fiscale promossa dal suo Governo. Puntualissimo, già ad agosto, all’indomani dello storico insediamento del primo Presidente di sinistra eletto alla guida della Colombia, Gustavo Petro aveva presentato la proposta di una delle riforme fiscali più ambiziose del Paese. A tre mesi di distanza, a novembre 2022, l’iter della riforma ha finalmente raggiunto lo step finale ed è stata approvata da entrambe le camere del Congresso, sebbene con sostanziali modifiche volute dall’opposizione e dai rappresentanti della società civile e imprenditoriale rispetto al disegno originale. Ma di fatto una misura storica, il cui obiettivo rimane quello di ricavare le risorse necessarie a implementare le altre riforme che il Governo ha in mente, a iniziare dal ridisegno del sistema di salute pubblica.
In campagna elettorale, Petro sostenne che la riforma mirava a raccogliere un gettito aggiuntivo di circa 50 miliardi di pesos (10 miliardi di dollari) per lo Stato. Ciò nonostante, la riforma finale ha dovuto abbassare il tiro e si prevedono, dal 2023 in poi, circa 20 miliardi di pesos (4 miliardi di dollari) di introiti aggiuntivi per lo Stato, circa l’1,1% del Pilche dovrebbe aiutare a risolvere l’enorme deficit di bilancio, pari al 6%, che genera non poche preoccupazioni nei mercati internazionali, e che è alla base, tra l’altro, della marcata svalutazione del peso colombiano negli ultimi mesi (di circa il 26%). Tuttavia è un aumento significativo per le casse dello Stato e un netto cambio di marcia, se si considera che la Colombia è uno dei Paesi che meno tasse riscuote in America Latina: circa il 14% del PIL rispetto a una media del 16% (dati della Banca Mondiale del 2020). In Italia siamo al 43,5% tanto per contestualizzare… (continua su Unimondo)