Il Partito comunista indiano-maoista ha offerto un cessate il fuoco per consentire agli operatori sanitari della comunità di raggiungere gli adivasi nelle parti più remote della foresta nell’India centrale. Finora però da Delhi nessuna risposta. Un comunicato scritto a mano è stato rilasciato da Kailasam, segretario del Comitato divisionale Malkangiri-Koraput-Visakha (MKVDC) dell’Esercito di guerriglia popolare di liberazione (PLGA). L’offerta per il cessate il fuoco dava al governo cinque giorni per rispondere.
“Il governo – scrive Ghazala Wahabsu The Wire – dovrebbe trattare questa offerta per quello che rappresenta: un’opportunità per la cooperazione e eventuali colloqui di pace. I maoisti hanno poco da perdere dall’indifferenza del governo. Possono recedere nelle profondità delle foreste e rimanere in disparte. Ma allo Stato mancherebbe sia la possibilità di testare la genuinità dell’offerta sia l’opportunità di costruire la propria narrazione che desidera la pace e il benessere per le persone più emarginate in India”.
The Times of India ricorda che l’offerta arriva poco più di due settimane dopo che un’offensiva maoista ha ucciso 17 membri del personale di sicurezza indiano a Chhattisgarh (in rosso nella mappa) il 21 marzo scorso, durante un’operativo militare. Su un altro fornte – scrive Deccan Herald – mentre entrambe le nazioni stanno lottando per contenere la pandemia Covid-19, la tensione tra India e Pakistan si è intensificata. I due Paesi si incolpano l’un l’altro di aver infranto il cessate il fuoco lungo la linea di controllo in Khasmir (Loc) e di aver ucciso civili nei rispettivi territori.
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(Red/Est) #NoiRestiamoaCasa