La minaccia del New IRA

Cinque arresti a Derry, Irlanda del Nord, per l’attentato con autobomba di sabato scorso. L’ombra dell’ Hard Brexit

di Lucia Frigo

Salgono a cinque gli arresti a Derry, Irlanda del Nord, per l’attentato con autobomba del 19 gennaio scorso: proseguono le indagini che vedono come pista principale quella del ‘new IRA’ come organizzazione responsabile dell’esplosione. L’attacco, avvenuto alle 20:10 di sabato di fronte al tribunale della città, ha subito ricordato le modalità tipiche dell’Irish Republican Army: l’autobomba piazzata in una strada centrale e la telefonata di avvertimento dieci minuti prima, che ha permesso di evacuare i locali adiacenti e l’albergo poco lontano.  Ma mentre la polizia chiarisce la vicenda, è importante capire il contesto dell’attentato, per chiarire perché un tale singolo episodio causi tanto turbamento. Per la popolazione della città, infatti, un gesto del genere è la riapertura di una brutta ferita ancora fresca.

Chi: il “new IRA”, una “minaccia sostanziale”

L’IRA (gruppo terroristico filoirlandese dedito alla causa dell’unificazione Irlandese) ha operato fino al 1998 quando – come previsto dall’accordo di pace – ha consegnato le armi. Ma il documento di pace aveva causato diversi malumori, come tutti i trattati di pace che tentano di porre fine a trent’anni di guerra civile. E così, fin da subito si sono ricreati gruppi di dissidenti, più o meno piccoli e più o meno strutturati, per i quali la battaglia tra Repubblicani e Lealisti non è da considerarsi finita.

Piccoli episodi di violenza ed attentati erano già stati commessi, negli anni passati, da un gruppo che si etichetta come IRA (rinominato nuovo IRA dalla popolazione locale). Nel 2016, i servizi segreti inglesi avevano classificato la minaccia posta da questo gruppo come “sostanziale”: all’organizzazione erano stati attribuiti una serie di attentati, esecuzioni ed esplosioni (di cui l’ultima, a Belfast proprio nel 2016, costata la vita ad un ufficiale di polizia penitenziaria).

Per quanto la struttura del gruppo e l’organizzazione paramilitare siano volutamente ricostruite sullo schema dell’IRA dei tempi dei “disordini” (I troubles, secondo l’espressione che è passata alla storia), molto è cambiato dal 1998. Il nuovo IRA è assolutamente minoritario e – per quanto sia difficile fare stime su organizzazioni segrete – le adesioni non sono minimamente paragonabili a quelle dell’IRA degli anni Settanta. Al tempo, il movimento repubblicano era supportato da una parte consistente della popolazione, che in modo più o meno esplicito ne sosteneva le attività di guerriglia contro l’esercito inglese, e tra le file dei terroristi si schieravano intere famiglie. Durante il conflitto, il partito filorepubblicano Sinn Fein ne era l’esplicito organo politico.

Oggi, invece, la classe politica esprime all’unanimità il suo dissenso nei confronti dell’avvenuto. In particolare, proprio gli esponenti di Sinn Fein si sono adoperati subito per prendere le distanze dall’attentato e dal gruppo di dissidenti che potrebbe esserne il fautore: come ha dichiarato il vice capo della polizia Mark Hamilton,  «il New IRA è un gruppo molto piccolo e affatto rappresentativo della popolazione nordirlandese. Vogliono riportare la gente ad un punto [i troubles] a cui nessuno vuole tornare.»
Il processo di pace, per quanto imperfetto, per quanto difficile e ancora lungo, è sostenuto dalla maggior parte della gente comune, e sembrano lontani i giorni in cui a sposare la causa era la maggior parte degli uomini dei quartieri cattolici.

Dove: Derry/Londonderry: la città divisa

La città di Derry è stata il simbolo dei troubles per tutta la durata del conflitto. Situata sul confine nord-ovest, a pochi chilometri dalla Repubblica d’Irlanda, è oggetto di scontro anche solo per il suo nome: Londonderry, secondo i lealisti sudditi della Corona; Derry (o meglio ancora “free Derry”, come si legge sul più famoso murales della città, nel quartiere irlandese) per chi riteneva intollerabile un collegamento con Londra in un territorio che avrebbe dovuto essere irlandese. Un’identità divisa e contrastata, che si riflette sulla fisionomia stessa della città, divisa nettamente tra una zona protestante, da un lato delle mura seicentesche, e una zona cattolica, che ospita il museo dei Troubles e una galleria a cielo aperto di graffiti rappresentanti la lotta indipendentista.

A Derry (ufficialmente, Londonderry) il processo di pace sta arrivando a fatica, e sempre inframezzato da scontri, da piccoli attacchi e dal sospetto che la cellula dell’IRA (fortissima nella regione ai tempi del conflitto) non si sia mai del tutto placata. Per questo, una nuova autobomba nel 2019 spaventa perchè riporta a galla anni di tensioni e settarismo mai sopiti: ed è credibile, a Derry più che altrove, che un tale episodio sia un messaggio di insofferenza politica. Non convince, qui, la tesi della “bravata” senza conseguenze. Se c’è una città da cui ripartire per dimostrare che i dissidenti del nuova IRA fanno sul serio, quella è proprio Derry.

Perché: una Brexit difficile per un Paese senza governo

Per gli abitanti di Londonderry/Derry, l’ipotesi di una Hard Brexit che riporti a un confine fisico tra le due Irlande suona verosimilmente come il peggior scenario possibile. Si tratta di un timore condiviso dalla maggior parte dei nordirlandesi, e non ancora scongiurato: il governo di Theresa May non sembra disposto ad abbandonare la possibilità di una Brexit senza accordo, che strappi il Regno Unito da qualsiasi trattato di integrazione con l’Unione Europea.

L’insofferenza nei confronti della Brexit era prevedibile, in una regione in cui il voto nel referendum del 2016 era stato nettamente a favore del remain (con picchi del 74% nella capitale Belfast). La tensione si era già fatta sentire con piccoli attentati nei confronti di membri del parlamento e manifestazioni sfociate in violenza contro la polizia in diverse città (tra cui, come c’era da aspettarsi, anche Derry).

Ad esacerbare la situazione di disagio politico è anche il fatto che, ormai da due anni, il Parlamento di Belfast sia senza un governo. L’impossibilità di ricreare un esecutivo che risponda alle richieste e alle tensioni si fa notare soprattutto in momenti come questo: la gente chiede che ci sia una voce forte a difendere gli interessi dell’Irlanda del Nord durante le trattative per la Brexit, ma non si trova un accordo su un possibile successore per la unionista Arlene Foster, Primo Ministro per l’Irlanda del Nord fino al 2017. Il recente episodio esprime una tensione ormai difficile da ignorare, che lascia il Paese con il fiato sospeso mentre si aspettano le prossime mosse sulla scacchiera della Brexit.

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