La Somalia e la più ampia regione del Corno d’Africa stanno affrontando una delle più gravi siccità degli ultimi decenni. E’ uno degli elementi che rendono più complicata la situazione di un Paese con un esecutivo fragile in una condizione quotidiana di estrema insicurezza. Ma la siccità e la fame, come mostra la mappa delle Nazioni Unite riportata qua sotto (da Reliefweb), diventano un’arma in più che allontana le promesse di una rapida pacificazione.
Preceduto da diversi negoziati che avevano prefigurato date sempre rinviate, un ennesimo accordo il 10 gennaio scorso dice che adesso ci siamo: le presidenziali si terranno in Somalia il 25 febbraio dopo che le elezioni per la Camera del popolo, iniziate il 1° novembre 2021, saranno terminate appunto per il 25 febbraio. Spetterà agli eletti scegliere il nuovo presidente. James Swan, rappresentante speciale del Segretario generale e capo dell’assistenza delle Nazioni Unite Missione in Somalia (Unsom) ne ha appena riferito al Consiglio di sicurezza. Sostiene che il piano elettorale ha fatto progressi ma le sfide (oltre alla litigiosità di candidati e gruppi) sono soprattutto due: la siccità – e dunque la fame – e la guerra, due cose che vanno a braccetto.
Secondo l’Onu circa 7,7 milioni di somali necessitano di assistenza umanitaria quest’anno, con 4,3 milioni colpiti dalla siccità e oltre 270.000 sfollati. Secondo il Somalia Food Security and Nutrition Assessment, pubblicato di recente dalla Fao, è probabile che oltre 1,4 milioni di bambini in Somalia – quasi la metà della popolazione sotto i cinque anni – soffrano di malnutrizione acuta a causa alla siccità. La grave carenza di acqua ha inoltre costretto le famiglie a migrare verso i centri urbani e periurbani, aggiungendosi ai 2,9 milioni di persone già sfollate a causa del conflitto e del cambiamento climatico. Da novembre 2021, i prezzi dell’acqua in alcune delle aree più colpite sono aumentati fino al 72%.
Poi c’è il tema della guerra. Al-Shabab, ha spiegato Swan, continua a rappresentare una grave minaccia alla sicurezza per la Somalia, con la regione di Banadir e gli Stati del Sudovest, che fungono da centro operativo della guerriglia islamista. Gli ultimi mesi hanno visto anche crescere l’uso di ordigni esplosivi improvvisati e un numero crescente di attacchi a Mogadiscio che hanno fatto diverse vittime civili. Swan ha anche ricordato che Amisom – African Union Mission to Somalia, missione di peace keeping dell’Unione africana sotto egida Onu – è attualmente in fase di revisione.
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(Red/Est/E.G.)