di Andrea Tomasi
«Gli Stati Uniti hanno oltrepassato la linea rossa». Lo ha detto Han Song Ryol, un alto funzionario governativo della Corea del Nord, in un’intervista all’Associated Press, riferendosi all’inserimento del nome del leader supremo Kim Jong-un nella lista delle sanzioni contro Pyongyang per la violazione dei diritti umani. Gli Usa sono responsabili delle tensioni, secondo i nordcoreani, perché difendono il diritto di avere il «deterrente nucleare difensivo». A riportarlo è il Fatto Quotidiano. L’agenzia nordcoreana Kcna ha raccontato che il 7 giugno il ministero degli Esteri di Pyongyang aveva già dichiarato che questo atto equivale a una formale dichiarazione di guerra: «Quello che gli Stati Uniti hanno fatto questa volta, non contenti di calunniare malignamente la Repubblica popolare democratica di Corea, è il peggior crimine che non potrà essere perdonato». La replica americana non si è fatta attendere: «Noi ancora una volta facciamo appello alla Corea del Nord perché si astenga da azioni e dalla retorica che crea solo ulteriori tensioni nella regione», ha risposto il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, John Kirby. Insomma gli «osservatori statunitensi» hanno fatto le pulci al regime di Kim Jong-un, non in materia di «programma militare nucleare» – per cui da tempo, racconta il Fatto, la Corea del Nord subisce restrizioni dal Consiglio di sicurezza dell’Onu – ma in materia di diritti umani: diritti umani violati sia direttamente dal dittatore sia, per suo conto e in suo nome, da dieci suoi dirigenti. Un’operazione, promossa dagli uomini a stelle e strisce (non gradita, come non gradita, in altro campo, era stata la satira sul regime nordcoreano del film «The Interview», vedi foto), che – per essere precisi fino in fondo – di violazione di diritti umani sono chiamati a rispondere alla comunità internazionale a partire dalla gestione di Guantanamo. Gli Usa però fanno parlare i numeri: «Tra le 80mila e le 120mila persone, tra cui bambini, sono infatti detenuti in campi di prigionia (…). Le torture e gli abusi ai danni di dissidenti politici sono stati anche documentati dalla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite». La sottile linea rossa, titolo del celebre film di Terrence Malick, è quindi in questo caso quella che, secondo il «robusto dittatore coreano», gli statunitensi non avrebbero dovuto oltrepassare, mentre per loro – gli americani – è la scia di sangue lasciata sul terreno dal nuovo nemico con i tratti orientali. La sottile linea rossa è però anche quella delle connessioni telefoniche, a dimostrazione che la libertà si può sottrarre in tanti modi. È Amnesty International a spiegare che «a seguito del rafforzamento dei controlli governativi sulle comunicazioni col mondo esterno, i nord-coreani che cercano di contattare via telefono cellulare i loro parenti fuggiti all’estero rischiano di finire nei campi di prigionia politica o in altri centri di detenzione». Il rapporto di Amnesty ha un titolo eloquente: «Impossibile connettersi». Tratta delle restrizioni all’uso dei telefoni cellulari e all’accesso all’informazione dall’estero in Corea del Nord. I controlli, la repressione e le intimidazioni nei confronti della popolazione nordcoreana sono aumentati dal 2011, l’anno in cui Kim Jong-un è salito al potere. «Per mantenere il loro assoluto e sistematico controllo sulla popolazione, le autorità della Corea del Nord stanno perseguitando le persone che usano i telefoni cellulari per contattare i familiari all’estero» ha dichiarato Arnold Fang, ricercatore sull’Asia orientale di Amnesty International. «Kim Jong-un dice il falso quando afferma che la repressione in corso è necessaria per fermare quello che chiama “il virus del capitalismo”». E infine: «Quello della frontiera digitale è il nuovo terreno su cui il governo della Corea del Nord è impegnato per isolare i propri cittadini e oscurare le informazioni sulla atroce situazione dei diritti umani nel Paese. Gli oltre tre milioni di abbonati al gestore nazionale di telefonia mobile non possono fare chiamate internazionali. L’accesso a internet è riservato agli stranieri e a pochi selezionati nord-coreani. Alcuni altri possono accedere a una rete di computer che consente però solo di spedire posta elettronica all’interno del paese e di consultare siti nazionali».
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/28/corea-del-nord-con-le-sanzioni-dirette-a-kim-jong-un-gli-usa-hanno-superato-la-linea-rossa/2939101/
http://www.repubblica.it/esteri/2014/12/18/news/sony_pictures_usa_nord_corea_legata_a_cyber-attacco_stop_film_in_sala-103182536/
https://it.wikipedia.org/wiki/Kim_Jong-un
la foto di Kim Jong un della Columbia Pictures è tratta da www.theverge.com