di Maurizio Sacchi
Mercoledì 24 gennaio l’ Argentina si è fermata per lo sciopero generale e proteste di piazza diffuse. In particolare a Buenos Aires, la capitale, sono scese in strada un milione di persone, e la situazione è stata simile anche in altre città argentine.La Confederazione Generale del Lavoro, il sindacato più importante dell’ Argentina, ha indetto lo sciopero per protestare contro Milei e contro i tagli alla spesa pubblica e le riforme economiche. In molte città del Mondo si sono svolte manifestazioni di sostegno a chi protestava contro la svolta autoritaria promessa dal neo Presidente argentino Javier Gerardo Milei (nell’immagine a sn), nuovo Capo dello Stato del Paese latinoamericano dal 10 dicembre 2023.
Appena insediato, Milei ha emanato un Decreto di Urgenza e Necessità per ridimensionare lo Stato. Questo decreto – che deve superare un complesso percorso a ostacoli al Congresso – se sarà applicato cambierà radicalmente la struttura politica, sociale ed economica dell’Argentina. Le misure includono la privatizzazione delle imprese pubbliche e il divieto per lo Stato di intervenire per controllare i prezzi dei generi alimentari, dei beni di prima necessità, degli affitti e delle assicurazioni sanitarie private. Le organizzazioni sociali e i sindacati hanno chiesto al Tribunale del Lavoro di emettere un’ingiunzione per fermare il decreto.
In un Paese in cui il 40 percento della popolazione vive in stato di povertà questo, e l’inflazione, arrivata al 211 percento, dopo la svalutazione del 50 percento del peso voluta dal Presidente, l’esplodere delle proteste era da prevedere. La mobilitazione di mercoledì sarà la terza protesta di massa a Buenos Aires da quando Milei ha preso il potere un mese e mezzo. Le organizzazioni sociali e i sindacati hanno chiesto al Tribunale del Lavoro di emettere un’ingiunzione per fermare il decreto.
A Davos nel suo primo discorso all’estero Javier Milei ha detto : “L’Occidente è in pericolo per colpa del collettivismo che ha pervaso molte società e molti governi”. Ma perfino in questo vertice della finanza mondiale, che ha cercato almeno nella retorica delle dichiarazioni, di mettere al centro parole come giustizia, inclusione, rispetto dell’ambiente e della convivenza sociale le sue parole sono state accolte con appena un timido applauso.
Per Milei l’unico progresso è quello garantito dal capitalismo e l’unico capitalismo possibile è quello estremo, dove eguaglianza e solidarietà siano bandite come nemiche. “La sinistra globale attacca da sempre il capitalismo sotto un concetto profondamente ingiusto di giustizia sociale. Un’idea violenta e coercitiva, dove lo Stato stritola i risparmi dei cittadini attraverso tasse assurde. In Argentina sappiamo bene come si finisce se si segue per tanti anni questo modello fallimentare”. E ha concluso con un “Viva la libertad, carajo!”. Ora però il prezzo da pagare é lo scontento popolare, che, davanti all’impennata dell’inflazione, comincia a provare sulla propria pelle le ferite che la distruzione dei servizi produce. Riuscirà Milei a restare in sella, se la rabbia dei settori più disagiati, quasi la metà degli argentini, continuerà a montare? Dopo appena un mese e mezzo di presidenza è una domanda legittima.
In copertina, il fotogramma di una manifestazione Cgil a Roma in solidarietà con gli anti-Milei in un video dell’agenzia Dire (Pupia News).Nell’immagine nel testo, i descamisados peronisti in protesta, nel 1945 -da Wikipedia