Libano-Israele: emergenza rientrata?

Dopo giorni di alta tensione, di missili e di droni, sembra tornata la calma sul confine, anche se le ragioni dello scontro tra Hezbollah e lo Stato Ebraico restano

Dopo una settimana di alta tensione sembra essere tornata la calma sul confine tra Libano e Israele. Hezbollah e le forze militari dello Stato Ebraico avevano infatti iniziato nei giorni scorsi un pericoloso scontro che coinvolgeva missili anticarro e droni.

L’attacco di Hezbollah, che ha sparato missili anticarro contro una base militare e veicoli vicino al confine, pare essere arrivato come ‘risposta’ al raid aereo israeliano che la settimana precedente aveva ucciso due dei suoi combattenti in Siria, oltre ad un sospetto attacco israeliano compiuto attraverso droni contro la roccaforte del gruppo a Sud di Beirut.

I missili hanno colpito diversi obiettivi nella città di frontiera israeliana di Avivim, ma non c’è accordo sui danni effettuati. Secondo Hezbollah i missili lanciati dal Libano hanno distrutto un carro armato e hanno provocato morti e feriti tra i militari che si trovavano sul mezzo. Israele ha invece affermato che l’attacco non ha provocato vittime. L’incursione del drone a Beirut è stata presentata dal capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, come “il primo atto di aggressione” di Israele al Libano dopo la guerra del 2006. Israele ha risposto lanciando 40 razzi secondo fonti libanesi, un centinaio secondo i militari dello Stato ebraico, sui dintorni del villaggio di Maroun al Ras, Aitaroun e Yaroun, all’interno del distretto di Bint Jbeil.

Domenica 1 settembre il primo ministro libanese Saad Haririi, ha chiesto l'”intervento” del presidente francese, Emmanuel Macron, e del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e ha allertato il capo delle Forze armate ibanesi, Joseph Aoun. Per calmare le acque è intervenuta anche la missione Onu Unfil, incaricata di presidiare la blu line, la linea di confine (ancora da definire) tra Libano e Israele. “L’Unifil fa sapere attraverso il suo portavoce Andrea Tenenti che le truppe Onu stanno “monitorando il conflitto a fuoco a cavallo della Blue line”, mentre il Capo missione, gen. Stefano Dal Col, fa sapere di essere in contatto con le parti affinché “pongano fine a queste attività ed esercitino la massima moderazione”.

La Casa Bianca, attraverso il suo inviato in Medio Oriente Jason Greenblatt, ha condannato gli attacchi a Israele, sostenendo che gli Stati Uniti “stanno con Israele e sostengono pienamente il suo diritto di difendersi”.  L’escalation transfrontaliera arriva a meno di tre settimane delle elezioni parlamentari israeliane che si terranno il 17 settembre. Per il momento, comunque, pare tornata la calma. L’esercito israeliano ha infatti dichiarato che l’ultimo round di combattimenti con Hezbollah sembra essere finito.

Se la calma sembra tornata c’è da tenere presente che i motivi che hanno portato all’escalation sono ancora in essere. Da una parte il Libano afferma che Israele attraversi abitualmente il proprio spazio aereo per lanciare attacchi in Siria. Dall’altra Israele sostiene che l’Iran e Hezbollah stiano collaborando in modo sempre più assiduo e che stiano lavorando alla creazione di nuove armi. Secondo le stime militari israeliane riportate da Al Jazeera il movimento sostenuto dall’Iran conta su un arsenale di circa 130mila missili, la maggior parte dei quali però datati. Hezbollah è uno dei gruppi più potenti in Libano, ha tre ministri e un gruppo parlamentare.

Nella giornata di ieri, tramite il proprio account twitter le forze di difesa israeliane (Idf) hanno diffuso un video in cui annunciavano di aver identificato una struttura nella valle della Bekaa, nell’Est del Libano, in cui, secondo loro, Hezbollah starebbe producendo missili di nuova generazione. Da entrambe le parti la ‘propaganda’ contro hezbollah da una parte e Israele dall’altra prosegue senza sosta.

*In copertina la blu line vista dal Libano

di Red/Al.Pi.

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