Palestina: “L’occupazione è la causa del conflitto”

Il primo rapporto della nuova Commissione d'inchiesta Internazionale Indipendente delle Nazioni Unite denuncia i “fattori che contribuiscono ai cicli ricorrenti di violenza”

La continua occupazione di Israele del territorio palestinese e la discriminazione nei confronti dei palestinesi sono le cause principali delle tensioni ricorrenti, dell’instabilità e del protrarsi del conflitto nella regione. A dirlo è stato il primo rapporto della nuova Commissione d’inchiesta Internazionale Indipendente delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est e Israele. 

Impunità, sfollamento forzato, demolizioni, espansione di nuovi insediamenti, violenza dei coloni e il blocco di Gaza sono stati individuati dalla commissione come i “fattori che contribuiscono ai cicli ricorrenti di violenza” e come elementi creatori di “un crescente risentimento tra il popolo palestinese”. Il rapporto cita poi prove che Israele “non ha intenzione di porre fine all’occupazione”.

Sulla questione discriminazione il governo israeliano, secondo la commissione, ha negli anni “agito per alterare la demografia attraverso il mantenimento di un ambiente repressivo per i palestinesi e un ambiente favorevole per i coloni israeliani”. Citando una legge israeliana che nega la naturalizzazione ai palestinesi sposati con cittadini israeliani, il rapporto accusa Israele di offrire “diverso stato civile, diritti e protezione legale” ai cittadini palestinesi di Israele. Sono oggi più di 700mila i coloni israeliani vivono negli insediamenti (i complessi residenziali fortificati per soli ebrei considerati illegali dal diritto internazionale) e negli avamposti in Cisgiordania e Gerusalemme est, che ospita più di tre milioni di palestinesi.

La commissione ha denunciato poi i “crescenti attacchi e gli sforzi intrapresi mettere a tacere i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile che sostengono la protezione dei diritti umani diritti umani e responsabilità nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele”.

Attenzione rivolta anche alle donne e alle ragazze che “continuano a essere soggette a eccessi uso della forza e abusi da parte delle forze di sicurezza israeliane e dei coloni”. Abusi fisici, ma anche psicologici e verbali che avvengono in tutto il territorio ai posti di blocco. Sono state poi anche segnalate violenze sessuali e di genere durante la detenzione e le incursioni notturne.

L’attenzione del rapporto, però, non si concentra solo su Israele ma rileva anche come la stessa Autorità palestinese usi spesso l’occupazione “come giustificazione per le proprie violazioni dei diritti umani e come motivo principale del suo mancato svolgimento delle elezioni legislative e presidenziali” e come “le autorità de facto a Gaza” abbiano “mostrato scarso impegno nel difendere i diritti umani e nessuna adesione al diritto umanitario internazionale”.

Il mandato alla commissione

Il rapporto di 18 pagine pubblicato nel giugno 2022 è stato realizzato su incarico del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per “indagare, nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est e Israele, tutte le presunte violazioni del diritto internazionale umanitario e tutte le presunte violazioni e abusi del diritto internazionale dei diritti umani” dopo l’offensiva militare israeliana di 11 giorni del maggio 2021 durante la quale più di 260 palestinesi sono stati uccisi a Gaza e 13 persone sono morte in Israele. La commissione è composta da Navanethem Pillay (Sud Africa), Miloon Kothari (India) e Christopher Sidoti (Australia). Il compito della commissione è anche quello di “indagare su tutte le cause profonde alla base delle tensioni ricorrenti, dell’instabilità e del protrarsi del conflitto, inclusa la discriminazione e la repressione sistematiche basate sull’identità nazionale, etnica, razziale o religiosa”.

Le reazioni

Hamas ha accolto favorevolmente il rapporto e ha esortato a perseguire i leader israeliani in quelli che ha definito “crimini” contro il popolo palestinese. Anche l’Autorità Palestinese ha elogiato il rapporto e ha chiesto la responsabilità “in un modo che metta fine all’impunità di Israele”.

Il Ministero degli Affari Esteri israeliano ha definito il rapporto “uno spreco di denaro e fatica” paragonandolo a una caccia alle streghe. Israele ha boicottato l’inchiesta, accusandola di parzialità e vietando l’ingresso ai suoi investigatori in Israele e nei territori palestinesi. Gli investigatori hanno infatti dovuto raccogliere le testimonianze da Ginevra e dalla Giordania.

*In copertina Photo by Ahmed Abu Hameeda on Unsplash

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