Il traffico di droga nelle mani dei Nigeriani

di Tommaso Andreatta

I nigeriani gestiscono il traffico di droga in Costa d’Avorio. Il ghetto del Wanch, ad Abidjan, la città più popolosa del Paese, garantisce guadagni facili. Solo lì si trovano circa 200 tossicodipendenti. Il giro d’affari quotidiano è di circa 6.000 euro.

Il vertice dello spaccio redistribuisce i ricavi fra i giovani ivoriani, pagati a giornata: sentinelle, distributori di sostanze, gestori della fumeria. Un’altra porzione dei soldi viene garantita alle forze di polizia.

«Ci sono nigeriani che riciclano il denaro in bar ed hanno una propria rete di prostituzione, con ragazze che hanno portato da casa loro» ha raccontato una fonte a Le Monde.

Da decine d’anni la criminalità organizzata ha messo le mani sul traffico di stupefacenti nell’ovest dell’Africa. «Le organizzazioni criminali nigeriane sono così strutturate nello spezio e nel tempo, che costituiscono delle vere mafie» dice Michel Gandilhon, incaricato agli studi per l’Observatoire français des drogues et des toxicomanies (OFDT). Parliamo della mafia nigeriana che – come racconta l’associazione no profit Aduc – è nata negli anni ’50.

A partire dagli anni ’80 i trafficanti si sono concentrati sulla cannabis prodotta in loco e sulla cocaina prodotta in Sud America e diretta verso l’Europa. L’Africa dell’ovest nel tempo si è trasformata in un centro di smistamento di sostanze nel mercato dell’Unione europea.

La Costa d’Avorio è considerato il terreno ideale perché i funzionari sono considerati più facilmente corruttibili. Dalla Colombia, attraverso i grandi porti di San Pedro, Dakar, Conakry, Lagos o Cotonou, arriva la cocaina passando per il Brasile, coi container.

Le coste africane sono un punto di arrivo dell’eroina provenienti dall’Afghanistan. Una volta arrivata in Nigeria e nei Paesi limitrofi, la droga viene spedita in Europa attraverso la cosiddetta via africana. Si sale il continente, si passa per la stazione finale del Marocco fino alla Spagna.

Un’altra stazione di transito si chiama Libia. Nel continente resta la droga di scarsa qualità, destinata ai poveri che vivono e rimangono sul territorio. In alcune zone dell’Africa l’eroina viene trasformata, confezionata in piccole dosi e venduta a basso costo in loco.

Centri operativi sono stati creati a Cotonou e Abidjan. «In piccoli laboratori a Riviera, un quartiere di Abidjan, alcuni ivoriani trasformano tutti i giorni la polvere in cristalli di crack grazie ad una semplice formula di acqua e ammoniaca, prima di rivenderli nelle fumerie».

«Attraversando senza sosta l’Africa dell’ovest, la droga ha finito per toccare le popolazioni di questi Paesi, aumentando considerevolmente il loro consumo di psicotropi. Incancrenite dalla miseria, le fumerie ivoriane sono le più toccate dal flusso di eroina e di crack. Ma la droga, sempre più accessibile e diversificata, si vende ovunque. Le statistiche dell’ufficio Onu contro le droghe e il crimine (UNODC) mostrano che il consumo della cocaina in Africa è raddoppiato tra il 2004 e il 2011».

«La diffusione del narcotraffico – scrive Ghalia Kadiri – potrebbe causare la destabilizzazione delle comunità, che potrebbero così diventare preda di gruppi jadisti locali. Da qualche anno, la Nigeria è diventata una zona di produzione di questa droga di sintesi che crea molta dipendenza. Tra il 2011 e il 2015, dieci laboratori clandestini di produzione di metamfetamina sono stati smantellati in Nigeria. La Costa d’Avorio, il Benin, il Gambia, il Ghana e il Mali, sono ugualmente sospettati di essere implicati nella produzione regionale».

 

http://droghe.aduc.it/articolo/traffico+droghe+costa+avorio+nelle+mani+dei_25892.php

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