Sempre più disastrosa è la situazione del Sud Sudan, lo stato più giovane al mondo, scosso da fame, guerra civile e carestie.
“In Sud Sudan è in atto un genocidio come in Ruanda”. Questo il pensiero di Yasmin Sooka il capo della commissione dei diritti umani dell’Onu.
“In molte aree del Sud Sudan è in atto un processo di pulizia etnica le cui armi sono lo stupro di gruppo, la mancanza di cibo e la distruzione dei villaggi. Le premesse perché si ripeta il genocidio del 1994 in Ruanda e la comunità internazionale è obbligata a far qualcosa per impedire il massacro” ha detto Sooka.
La commissione, formata da tre persone, dovrebbe presentare un rapporto al Consiglio dei diritti umani dell’Onu entro marzo.
La comunità internazionale sta intanto iniziando a muoversi. Al vaglio del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite c’è ad oggi una bozza di risoluzione per imporre un embargo sulle armi in Sud Sudan.
La spirale di violenza è ripartita nello stato dalla scorsa estate. Il conflitto tra le due fazioni del Movimento per la liberazione del popolo sudanese (Splm), in corso dal 2013, ha provocato finora la fuga dal paese di oltre 100 mila persone.
E la violenza porta ovviamente carestia. Secondo un rapporto delle agenzie dell’Onu competenti (Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, il Programma alimentare mondiale e l’Unicef), il 37% della popolazione è sull’orlo della carestia.
Il picco di inflazione ha determinato l’aumento incontrollato dei prezzi dei beni di prima necessità, e di riflesso del cibo, inaccessibile per la maggior parte della popolazione. Oltre tutto la stagione agricola non si prevede soddisfacente. Le regioni del paese più fertili sono state quelle più interessate dal conflitto.
Un altro rapporto, datato 4 dicembre, dall’OCHA (Ufficio di coordinamento per gli affari umanitari dell’ONU) denuncia che il numero di profughi del Sud Sudan nel territorio del Sudan ha superato quota 260 mila.
Dallo scoppio del conflitto a dicembre del 2013, 263 mila profughi del Sud Sudan sono entrati nel territorio del Sudan.
Moltissimi sono quelli che hanno scelto Uganda ed Etiopia