di Emanuele Giordana
Un risultato niente affatto scontato quello che ieri mattina ha lasciato tutti di stucco quando quando la Corte costituzionale tailandese ha reso noto – 5 voti contro 4 – che il Premier Prayut era temporaneamente sospeso. Tutti sono rimasti sorpresi: il generale premier forse per primo: “Il tribunale ha esaminato la petizione e i documenti giustificativi – dice la sentenza temporanea – e ritiene che i fatti secondo la richiesta indichino motivi ragionevoli per sospettare che vi sia un caso come richiesto: un voto a maggioranza quindi (ha deciso) per la sospensione dalla carica di primo ministro, a partire dal 24 agosto 2022, fino a quando la Corte non emetterò un verdetto”.
Il Primo ministro Prayut Chan-o-cha, generale golpista in abiti civili, è stato dunque temporaneamente sollevato dall’incarico dopo la risoluzione della Reale Corte cui lunedi era stata presentata la richiesta di valutare se il generale premier non si trovasse a governare oltre il suo mandato, usurpando di fatto lo scranno più alto del Parlamento.
Secondo la denuncia presentata agli alti magistrati Prayut occupa il suo posto illegalmente poiché dal golpe del 2014, cui è seguita la sua conferma alle elezioni politiche del 2019, Prayut avrebbe superato gli otto anni che per legge sono la durata massima del mandato. Secondo l’accusa Prayut ha cominciato come capo della giunta militare quando il golpe del 2014 ha rovesciato il Governo regolarmente eletto di Yingluck Shinawatra, sorella di Taksim, nemici di borghesia e e monarchia tailandese (fu anzi proprio la Corte costituzionale a destituire il 7 maggio Yingluck ma il 22 maggio Prayut era già pronto a sedare la piazza coi carri armati).
Prayut governa dunque da allora e senza ombra di dubbio lo fa dall’agosto del 2014 quando, dopo aver licenziato il Governo a interim di Niwatthamrong Boonsongpaisan – che governava da sole due settimane – il Consiglio nazionale per la pace e l’ordine (la giunta militare) sciolse il parlamento e soppresse la Costituzione formulandone una provvisoria che in luglio fu approvata da re Rama IX, padre dell’attuale. In agosto Prayut Chan-o-cha fu nominato Primo ministro e quindi il suo mandato doveva finire ieri. Ma i lealisti dicono che governa solo dal 2017 – quando è entrata in vigore una nuova Costituzione – se non addirittura dalle elezioni del 2019 che lo hanno visto rimanere in sella. La Corte però ha preferito sospenderlo temporaneamente ma ha 15 giorni per decidere in maniera definitiva.
La Corte costituzionale del Regno di Thailandia esercita su mandato della Costituzione del 2017 voluta dai militari ed è composta da un presidente e otto magistrati approvati dal Senato (scelto e non eletto, uno dei motivi per cui si ritiene il governo di Prayut illegittimo) e nominati dal re. Hanno dunque molti motivi per rivedere la temporanea decisione che va contro gli interessi dei duplici padroni: i militari e la casa reale. Ma i conti bisogna anche farli con la piazza che se ieri si è calmata resta agguerrita. Un movimento inizialmente solo studentesco che ha finito per attrarre dagli impiegati ai monaci e che vorrebbero una Thailandia veramente democratica.
In copertina il frontespizio della pagina web della Reale Corte. Nel testo Prayut