Ucraina, non si arresta la pioggia di armi. Il punto

Al 603esimo giorno dall’invasione, Kiev replica alle bombe a grappolo russe schierando i missili statunitensi Atacms, mentre Putin torna a viaggiare

di Raffaele Crocco

Armi, armi, ancora armi: nel giorno 603 dall’invasione russa dell’Ucraina, le agenzie d’informazione parlano prevalentemente di armi. La Wagner – si, proprio lei, tornata comunque in prima linea comandata da chissà chi –  pubblica un video che dimostra come la Russia stia usando le terribili bombe a grappolo, considerate “criminali” da quasi tutti i Paesi. Qualche mese fa era stata l’Ucraina ad iniziare ad usarle. Senza smettere. Non a caso, Kiev replica schierando i missili statunitensi Atacms. Zelensky li aveva chiesti a Biden in ogni modo e il capo della Casa Bianca ha resistito per molto tempo alla tentazione di cederli all’Ucraina. Temeva – questa la ragione – che potessero essere usati per attaccare il territorio russo, ipotesi che Washington vede come si immagina l’arrivo di uno tsunami: una catastrofe.

Evidentemente, quella paura è cessata o Biden ha scelto di alzare il livello dello scontro. Gli Atacms sono capaci di lanciare bombe a grappolo – guarda un po’ – a 300 chilometri di distanza. Il presidente Zelensky ha annunciato che sono stati impiegati per colpire due aeroporti controllati dai russi, lontano dalla linea del fronte. Le forze armate ucraine hanno dato anche il bilancio dell’azione: decine di morti e feriti fra i militari russi e almeno nove elicotteri distrutti. Gli ucraini rivendicano anche nuovi progressi dell’offensiva sulla riva est del fiume Dnipro, nel sud del Paese. Lo ha reso noto il comando ucraino, segnalando che i militari russi hanno bombardato il villaggio di Pishchanivka, nella zona occupata dalle forze di Mosca, nella regione di Kherson. Questo significherebbe la presenza di soldati di Kiev all’interno del territorio. In precedenza, era stata bombardata la riva ucraina del fiume Dnipro, con diverse vittime civili. E i civili continuano a morire ovunque in questa guerra, colpiti, ma non solo, dagli attacchi russi a installazioni industriali, infrastrutture e città. Nelle ultime ore, a Zaporizhzhia ci sarebbero una decina di feriti e cinque morti.

Mentre si combatte, Putin è tornato a viaggiare. Dopo il Kighizistan, Il Presidente russo è stato accolto con tutti gli onori a Pechino, in occasione del forum della Belt and road initiative. Parliamo di quella “Nuova via della Seta” voluta da Pechino, oscurata negli ultimi mesi proprio dalla guerra. 140 i Paesi presenti, a l’impressione è che Mosca non sia esattamente isolata come insiste il racconto di Washington e dell’Europa.   Putin e il suo governo appaiono, anzi, attivissimi sul piano internazionale. Il capo del Cremlino ha sottolineato come “la cooperazione con la Cina nel settore energetico sia senza precedenti e la partnership complessiva e la cooperazione strategica fra la Russia e la Cina ha raggiunto un livello nuovo e continua a svilupparsi in modo dinamico”. Quest’anno le esportazioni di gas russo in Cina arriveranno a più di 30 miliardi di metri cubi di gas e nel 2023, la Russia è stata il primo Paese per petrolio fatto arrivare in Cina, superando l’Arabia saudita. Nel 2024 inizierà la costruzione del gasdotto “Power of Siberia 2” dalla Russia alla Cina. Mentre incassa il consenso cinese, Putin si muove anche sul fronte della guerra israeliano-palestinese., schierandosi con le proposte di pace della Turchia e manifestando l’intenzione di proporsi quale possibile mediatore.

Un protagonismo che preoccupa le cancellerie europee. Non a torto. Putin a Pechino ha incontrato il presidente ungherese Orban. Il presidente russo ha spiegato che e relazioni della Russia con molti Paesi europei vengono “mantenute e sviluppate nonostante le sanzioni e uno di questi Paesi è l’Ungheria”. La cosa non è piaciuta agli altri Paesi dell’Unione, che devono incassare anche la decisione della Slovacchia di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina, sino alla formazione del nuovo governo: l’incarico è stato dato a Robert Fico, leader del partito Smer-Sd, ritenuto filorusso.

Movimenti della diplomazia, quindi, che fanno intravedere scenari che mutano, proprio alla viglia di un nuovo, duro, inverno per gli ucraini che resistono, E sullo sfondo, in qualche modo minacciosa, c’è la decisione della Duma di Stato russa, il Parlamento. Ha approvato all’unanimità una legge per cancellare la ratifica del Trattato per il bando complessivo dei test nucleari. Un passo indietro della Russia, senza dubbio. Gli Stati Uniti, però, quel trattato non l’hanno mai ratificato.

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