Ombre kazache

Il Presidente del Kazakhstan scioglie il Governo,  blocca Internet, annuncia  il pugno o di ferro contro chi manifesta. E chiama in aiuto la Russia per sedare la protesta partita da un aumento dei prezzi del carburante

“E’ una questione di sicurezza dello Stato. Sono fiducioso che la gente mi sosterrà” ha detto ieri in un discorso televisivo il presidente kazaco Kassym-Jomart Tokayev. Un discorso alla nazione nel quale ha anche promesso il pugno di ferro e la volontà di reagire in modo “robusto” alle proteste a livello nazionale provocate da un forte aumento dei prezzi del carburante: i “peggiori disordini in più di un decennio che hanno scioccato la vasta nazione dell’Asia centrale” scrive Al Jazera. Tokayev ha chiesto il sostegno della Csto (Organizatsiya Dogovora o kollektivnoy bezopasnosti), l’alleanza militare intergovernativa in Eurasia composta dagli Stati post-sovietici. La conseguenza è che truppe militari a guida russa saranno schierate per aiutare a “stabilizzare” il Kazakhstan.

Il Presidente kazaco ha messo in mora il governo, dichiarato lo stato di emergenza ( dal 5 gennaio fino al 19  nella regione petrolifera del Mangystau e ad Alma Ata con  coprifuoco  in vigore dalle 23 alle 7) e attuato un blackout di internet a livello nazionale. Misure prese dopo i disordini che, nel fine settimana, sono iniziati nella città di Zhanaozen, nella regione occidentale del Mangystau, già epicentro di passate manifestazioni. Le dimostrazioni anti governative hanno poi coinvolto anche il centro della maggior città kazaca, Alma Ata, con un assalto ieri al municipio cittadino. Zhanaozen è un centro petrolifero importante e le dimostrazioni sono iniziate per l’aumento dei prezzi del carburante  (aumenti da 60 a 120 tenge – circa  dieci e venti centesimi di euro – per il gas, particolarmente diffuso fra gli automobilisti), misure poi revocate per abbassare la tensione (l’aumento è dovuto alla fine dei sussidi pubblici sui carburanti stabilito dal governo due anni fa).  Ma la reazione non è stata solo quella di offrire un ramoscello d’olivo e di esautorare il Governo.

Più di 200 persone sono state arrestate in tutta la nazione in connessione con le proteste, che da allora si sono estese ad altre città città. Ci sono anche state vittime pur se al momento non ci sono numeri verificabili. Tokayev è nel mirino ma il Presidente ha detto che non intende mollare la presa. L’attitudine violenta della repressione ha riportato alla memoria di quello che è conosciuto come Il “massacro di Zhanaozen”  nel fine settimana del 16-17 dicembre 2011. Almeno 14 manifestanti furono uccisi dalla polizia nella città petrolifera mentre dimostravano  nel giorno dell’indipendenza del Paese, contagiando altre città.  Secondo Amnesty International, il massacro fu  un chiaro esempio della scarsa condizione dei diritti umani del Paese sotto il presidente Nursultan Nazarbayev di cui ora Tokayev sembra seguire le orme. 

Il Kazakhstan è il più grande Paese senza sbocco sul mare del Mondo e il più grande Paese al Mondo a maggioranza musulmana per superficie. E’ il nono Paese più grande del Pianeta (2.724.900 kmq). In maggioranza vi abitano kazachi (68,5%) e la minoranza più rilevante è russa (18,9%). Ha una popolazione di 18,8 milioni di abitanti e una delle densità di popolazione più basse con meno di 6 persone per kmq. Il Paese rappresenta l’economia più forte  dell’Asia centrale grazie proprio a gas e  petrolio. Nonostante i rapporti con Mosca, Pechino  è uno dei principali partner economici e commerciali del Kazakhstan.

 

(Red/Est)

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Nella foto di copertina un blindato della polizia kazaca. Nel testo Tokayev con Putin

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