Se le bombe esplodono in sardo

di Andrea Tomasi

Da dove vengono le bombe utilizzate dall’Arabia Saudita? Da più parti, anche dall’Italia, isole comprese. E parliamo della Sardegna. È passata sotto silenzio (o quasi) la protesta estiva di un gruppo di pacifisti che – era la fine di luglio – hanno fatto un sit-in davanti alla Rwm Italia di Domusnovas, «la fabbrica di bombe nel Sulcis – scrive l’Ansa – accusata di costruire e fornire ordigni che poi finiscono anche in Arabia Saudita. «La fabbrica di armi, di proprietà della Rwm, settore della Rheinmetal Defense, ha un ruolo centrale nella produzione e vendita di armamenti e ordigni a Paesi coinvolti in conflitti bellici in tutto il mondo – spiegavano i pacifisti – Chi assiste passivamente all’offesa della natura umana ne è responsabile quanto il diretto esecutore». L’agenzia di stampa ha raccontato che lo spiegamento di forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, è stato massiccio, ma non si è registrato alcun incidente. C’è da registrare il fatto – ricorda l’Ansa – che, in nome del diritto al lavoro, «una parte di cittadini e alcune forze politiche locali si sono schierate a sostegno della fabbrica. Con la chiusura – dicono – 250 persone non avrebbero più un lavoro e il paese sarebbe condannato alla morte. È una fabbrica non nota al grande pubblico. Quando si parla di armi Made in Italy di solito ci si concentra su Brescia e Bergamo. I riflettori si sono accesi sulla Sardegna quando il deputato Mauro Pili, ex presidente della Giunta regionale, deputato di Unidos nel 2015 fotografò un carico di bombe presente sulla pista dell’aeroporto civile di Cagliari-Elmas. «Sappiamo perfettamente che le multinazionali fanno i migliori investimenti nei Paesi con più difficoltà economiche, non per ultimo in Sardegna, dove il lavoro non è mai stato un’opportunità bensì un ricatto – si fa sapere, tramite La Provincia del Sulcis Iglesiente, il Comitato NO BOMBE -. In questo periodo di eterni conflitti, che per alcuni significa esclusivamente business, si prospetta in Sardegna un ampliamento della Rwm, grazie ad altre commesse e in vista di nuove guerre come quella in Libia». «Le polemiche – scrive Matteo Mascia su Linkiesta – non si sono fatte attendere. Si sono subito rincorsi comunicati stampa carichi di sdegno e interrogazioni parlamentari». «Tutto questo è inaccettabile e gravissimo – ha denunciato lo stesso Pili -. Stanno trasformando la Sardegna in un bersaglio terroristico. Tutto questo dimostra che il governo è complice del governo saudita e del criminale utilizzo di quelle bombe prodotte da una fabbrica tedesca in Sardegna». «Il Movimento Cinque Stelle ha denunciato la presunta illegalità delle operazioni messe in atto dalla società tedesca. Una legge italiana del 1990 vieterebbe infatti di vendere armi ai Paesi in guerra. Argomentazioni fatte proprie anche dai parlamentari di Sinistra italiana». Le accuse sono però state respinte al mittente. Il Ministero della Difesa ha parlato di «totale legittimità del commercio e l’Ente di controllo dell’aviazione civile ha rimarcato che tutti i cargo partiti dal capoluogo sardo verso l’Arabia erano regolarmente autorizzati». Sardiniapost evidenzia il pericolo derivante dalla presenza di uno stabilimento industriale bellico sull’isola, che potrebbe diventare obiettivo sensibile visti i venti di terrorismo internazionale. «Il rischio è concreto – scrive Piero Loi – specie dopo che “la Rwm Italia Spa si è aggiudicata un ordine del valore di 225 milioni di euro per la produzione e lo sviluppo di ordigni”. A diffondere la notizia è la Rheinmetall, colosso tedesco degli armamenti che controlla la Rwm». La casa madre tedesca ha spiegato che «il contratto pluriennale è stato stipulato con un partner europeo. Gli armamenti saranno prodotti congiuntamente dalla Rwm e da un altro contractor europeo». Mistero sul nome e nessun indizio sul tipo di armamenti, fa notare il giornalista. «Neanche l’edizione statunitense dell’agenzia Reuters, che ha divulgato la notizia lo stesso giorno – il 10 marzo – in cui la Reinmetall ha rivelato l’aggiudicazione della commessa, fornisce ulteriori particolari». Intanto nella zona della fabbrica è stato dato il via libera ad un ampliamento della strada di accesso per agevolare l’attività dello stabilimento. Pili ha depositato una decina di interrogazioni in materia. «I servizi segreti tedeschi – si legge in uno di questi documenti – hanno diffuso la notizia che in Arabia saudita sarebbe in corso un vero e proprio golpe». Secondo l’intelligence germanica il «progressivo accentramento del potere da parte del principe della corona presenta il rischio latente di un tentativo di successione anticipata al trono». «Aver consentito tale invio di armi – scrive Pili – è da irresponsabili e il rischio è che quelle stesse armi possano davvero essere usate per destabilizzare i rapporti con la stessa coalizione internazionale». «Il dispaccio d’agenzia riporta quanto segue: “Speciale difesa: Germania, i servizi segreti mettono in guardia dall’Arabia Saudita – Berlino, 02 dic – I servizi segreti tedeschi (Bnd) mettono in guardia dal ruolo destabilizzante dell’Arabia Saudita nel mondo arabo, riferisce il Frankfurter Allgemeine Zeitun. Una politica interventista impulsiva sta prendendo il posto del cauto approccio diplomatico dei membri più anziani della famiglia reale”, si legge in un’analisi del Bnd, in cui si parla della situazione dell’Arabia Saudita come di una “potenza regionale preda di un cambio di paradigma dagli imperativi di politica estera alle esigenze di consolidamento della politica interna”, in un contesto di crescente rivalità con l’Iran. Pili nota che «soprattutto il ruolo del nuovo Ministro della difesa e figlio del re Salman, Mohammed Bin Salman, viene guardato con sospetto dall’intelligence tedesca: il progressivo accentramento del potere da parte del principe della corona «presenta il rischio latente di un tentativo di successione anticipata al trono». «La Bnd scorge anche il rischio di un deterioramento delle relazioni “coi Paesi amici e alleati” nella regione. Un fattore cruciale nella politica di potenza saudita nella regione, stando all’analisi dei servizi segreti tedeschi, è la fiducia nella protezione strategica garantita dagli Stati Uniti; per il Bnd, la campagna militare lanciata da Riad in Yemen presenta «rischi militari, finanziari e politici non ignorabili»; dinanzi a questo scenario di un alleato come la Germania risulta gravissimo che, invece, il Governo italiano si sia limitato a giustificare tale invio di armi come un regolare commercio di armi». Il deputato chiede se il Governo non intenda assumere iniziative per bloccare tale traffico verso Stati a «rischio» e che viola di fatto le leggi italiane in materia di vendita e trasporto di armi dal territorio italiano verso contesti poco chiari e comunque condannati dalla stessa Onu.

 

http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2016/07/29/sit-in-pacifisti-fabbrica-bombe-sulcis_4dcff7d1-ccd4-4b01-b97e-8178e3e09880.html

http://www.linkiesta.it/it/article/2015/11/23/lo-strano-caso-delle-bombe-prodotte-in-sardegna-per-larabia-saudita/28315/

L’isola delle bombe: nuovi ordini per 225 milioni alla Rwm di Domusnovas

Nuova manifestazione pacifista contro la fabbrica di bombe il 10 maggio a Domusnovas.

foto tratta da sardiniapost.it

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