Maduro all’assalto della Guayana

Caracas sostiene che la vasta regione dell'Essequibo, ricca di petrolio, fa parte del Venezuela

di Maurizio Sacchi

Il Presidente del Venezuela Nicolàs Maduro vuole un pezzo di Guayana. Sostiene che la vasta regione dell’Essequibo, ricca di petrolio, della Guyana faccia parte del Venezuela. Domenica scorsa, più del 95 percento dei votanti ha sostenuto questa affermazione in un referendum organizzato dal governo, come ha dichiarato l’autorità elettorale venezuelana. Ma tutti gli osservatori hanno sostenuto che le urne erano pressoché deserte, malgrado i dipendenti pubblici avessero l’obbligo di votare. L’argomentazione di Maduro si basa su quello che molti venezuelani considerano un accordo illegittimo risalente al XIX secolo che ha ceduto la regione dell’Essequibo alla Guyana.  Il Venezuela rivendica l’Essequibo da quando ha ottenuto l’indipendenza dalla Spagna, e contesta i confini tracciati con l’allora colonia britannica,.

La disputa è arbitrata dalla Corte di giustizia internazionale, ma domenica Maduro ha chiesto al popolo venezuelano se dovesse ignorare l’Aia e prendere in mano la situazione. Sebbene la maggior parte dei Paesi abbia accettato l’appartenenza dell’Essequibo alla Guyana, la questione rimane un punto di contesa per molti venezuelani . Ma domenica è emerso che l’affluenza alle urne è stata bassa. 

Il Presidente della Guyana Irfaan Ali ha dichiarato che “l’Essequibo è nostro, ogni centimetro quadrato” e si è impegnato a difenderlo. “Ho parlato con il segretario generale delle Nazioni Unite e con diversi leader, avvertendoli di questi pericolosi sviluppi e delle azioni disperate del presidente Maduro”.Ma Maduro accelera i tempi. Il presidente ha ordinato alle compagnie statali del Paese di iniziare “immediatamente” l’esplorazione e lo sfruttamento di petrolio, gas e miniere nella regione di Essequibo, un territorio di giungla grande poco meno di metà Italia, e ricco di petrolio e minerali. Ha inoltre ordinato la creazione di filiali locali di aziende pubbliche venezuelane, tra cui il gigante petrolifero Pdvsa e il conglomerato minerario Corporación Venezolana de Guayana.

La retorica di Maduro sull’Essequibo pare un tentativo di distrarre da una serie di crisi sovrapposte in patria e di raccogliere consensi in vista delle elezioni presidenziali previste per il 2024. Con una stima di cittadini  in fuga che si aggira sui 3 milioni e mezzo su 28 milioni, un’inflazione al 280 percento,  la mossa ha il significato di distrarre l’attenzione dalle crisi. Ma l’escalation delle tensioni  ha portato gli osservatori  a  non escludere un’azione militare, visto che Maduro ha ordinato la costituzione di un corpo militare di stanza nell’Essequibo.  Al  che il Brasile ha deciso l’invio di carri armati alla frontiera che condivide con le due nazioni. “La Forza di Difesa della Guyana è in stato di massima allerta”, ha dichiarato il Presidente Ali nel suo discorso televisivo alla nazione. “Questa è una minaccia diretta all’integrità territoriale, alla sovranità e all’indipendenza politica della Guyana”.

Il 9 dicembre, Ralph Gonsalves, Primo ministro di Saint Vincent e Grenadine, ha annunciato che avrebbe ospitato un incontro tra i leader di Guyana e Venezuela, su iniziativa della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi, di cui è attualmente a capo. È stato invitato anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva.

Che fa l’opposizione venezuelana? Che fine ha fatto Guaidò? Un anno fa l’Assemblea nazionale, che ha continuato a funzionare nonostante la scadenza del suo mandato ufficiale, ha votato 72-29  per rimuovere Guaidó dall’incarico di presidente del governo -anti-Maduro-, riconosciuto da più di 60 Paesi. L’Assemblea ha deciso di  sciogliere il suo governo e sostituirlo con un gruppo dirigente di tre donne, guidato da Dinorah Figuera, un chirurgo che vive in esilio in Spagna.Gli Stati Uniti stanno seguendo l’esempio dei legislatori dell’opposizione venezuelana e non considerano più Juan Guaidó come leader legittimo del Paese. Guaidó ha perso da tempo  il sostegno  dell’opinione pubblica e all’interno dell’ opposizione. Ma la politica statunitense e, soprattutto, la rivendicazione da parte  dell’opposizione di miliardi di beni venezuelani all’estero, si basavano finora sulla premessa della legittimità di Guaidó. Miliardi la cui assegnazione fa gola, evidentemente, a molti.

Nell’immagine, una mappa britannica del XIX secolo dell’Essequibo e del confine

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