Libertà e stampa sotto tiro

Il prezzo che si paga per raccontare i conflitti. Una giornata per ricordarlo

di Elia Gerola

Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa.Come documenta Reporter Senza Frontiere, la cui missione è proprio quella di monitorare la libertà di stampa, nel solo 2018 ben 23 giornalisti sarebbero stati uccisi mentre stavano svolgendo il loro lavoro, 4 sarebbero invece i civili che. documentando la realtà nella quale si trovavano, hanno trovato la morte così come 2 sarebbero gli assistenti giornalisti assassinati. Non solo, ma a questo bilancio si aggiunge anche quello dei giornalisti che oggi sono incarcerati: 176 giornalisti professionisti, 15 cameraman e fotoreporter mentre 126 sono i cittadini comuni che avrebbero commesso il presunto crimine di aver cooperato con la stampa violando in base alle legislazioni nazionali le regole sulla censura. Da sottolineare è come questi siano solo dati parziali e suscettibili a modifiche solo al rialzo.

La giornata mondiale per la liberà di stampa venne istituita nel 1993 dall’Assemblea Generale dell’Onu, su raccomandazione dell’Unesco, proprio per celebrare e ricordare costantemente l’importanza della libertà di espressione e di stampa, per riflettere sulla sua situazione annualmente, per difendere ufficialmente i giornalisti dagli attentati alla loro indipendenza, così come per offrire un tributo a tutti coloro che sono morti svolgendo la propria professione, quella di narratori della realtà: occhi e orecchie della popolazione comune.

I luoghi in cui si è morti di più nel 2018, sono l’Afghanistan e la Siria. Di qualche giorno fa è ad esempio la notizia del doppio attentato kamikaze organizzato da ciò che rimane dell’ISIS che a Kabul, in Afghanistan appunto, ha causato la morte di 9 giornalisti, oltre che di altre 20 persone.

Gli Stati dove invece i tentacoli della censura stanno diventando sempre più stretti ed intransigenti sono la Turchia dell’ultranazionalista Erdogan, dove oggi vi sono almeno 35 giornalisti professionisti incarcerati, così come l’Egitto del Generale al-Sisi, fresco di rielezione, nel quale sono 27, la Cina in cui sarebbero 15 e l’Azerbaijan, dove in 11 sono finiti in carcere. Ancora, in Vietnam 22 cittadini comuni ed in Iran un totale di 16 persone, sono agli arresti per aver infranto i limiti imposti dalle leggi relative alla censura. Solo qualche settimana anche la redazione dell’Atlante, ha partecipato alla campagna per chiedere la scarcerazione del fotoreporter italiano Mauro Donato, ingiustamente arrestato mentre documentava la cosiddetta “rotta dei Balcani”.

La libertà di stampa è ancora oggi soffocata da potentati e vari gruppi di interesse economici, politici o militari, che pur di mantenere il potere ed i propri privilegi, esercitano da una parte quella più sottile forma di censura che Gramsci definì egemonia culturale, dall’altra quella più netta dell’incarcerazione. Tuttavia il diritto internazionale ancora una volta è chiaro: l’articolo 19 della Dichiarazione dei Diritti Umani afferma infatti l’inalienabilità della libertà di opinione e di espressione. Ecco perché quest’anno le Nazioni Unite hanno dedicato la giornata alla necessità di garantire una maggiore tutela legale alle varie forme assumibili dalla libertà di stampa, e alla promozione di un inasprimento delle pene per i reati collegati alle manifestazioni della censura, così da scoraggiarle.

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