Argentina/Onu: un voto per Cuba e un licenziamento

Diana Mondino, la rispettata economista sempre  al fianco di Milei, messa alla porta per essersi espressa a Palazzo di Vetro contro l'embargo all'isola

di Gianna Pontecorboli da New York

Licenziata in tronco per un voto all’Assemblea Generale dell’Onu che non e’ piaciuto a Jevier Milei. E’ successo a Diana Mondino, la rispettata economista che fino ad ora era stata al fianco del Presidente argentino nel ruolo di ministro degli Esteri. Mercoledi scorso, nella grande sala del Palazzo di Vetro, i 190 paesi membri dell’organizzazione internazionale si sono riuniti per votare una risoluzione per chiedere la fine delle sanzioni contro Cuba. Il voto, non vincolante e quindi solo simbolico, sembrava essere scontato, con il previsto parere contrario degli Stati Uniti e di pochi altri paesi alleati di Washington. E il conteggio finale, a prima vista, ha confermato le aspettative, con 187 voti e favore, gli Stati Uniti e Israele contrari e la Moldavia astenuta. L’Argentina, un paese culturalmente vicino a Cuba per tradizione , si e’ unita alla schiacciante maggioranza per chiedere la fine di un embargo che dura ormai dagli anni ’60, che dal 1992 l’Onu chiede di sospendere e che continua a strangolare la fragile economia dell’isola dei Caraibi.

Di fronte a un voto contrario alle sue direttive di allinearsi agli Stati Uniti, così, Milei non ha avuto dubbi e ha sostituito nel giro di poche ore quella che sembrava essere la più stimata delle sue collaboratrici. “L’Argentina – ha spiegato Milei – sta attraversando un periodo di profondi cambiamenti e questa nuova tappa esige che il corpo diplomatico rifletta in ogni sua decisione i valori della libertà, della sovranità e dei diritti individuali che caratterizzano le democrazie occidentali. La Repubblica Argentina difenderà tali principi in tutti i fori internazionali ai quali partecipa e il governo avvierà un audit del personale di carriera del ministero degli Esteri con l’obiettivo di identificare i promotori di agende nemiche della libertà”. ”Il mio governo non appoggia ne è complice dei dittatori”, ha poi aggiunto in un messaggio sui social.

Per coprire la delicata posizione , il leader argentino ha immediatamente nominato l’attuale ambasciatore a Washington, Gerardo Werthein, un uomo d’affari che e’ stato per molti anni alla guida del Grupo Werthein, un’azienda specializzata in diversi settori come le costruzioni, la produzione agricola e le telecomunicazioni. Werthein, che è di origine russa e ebreo, e’ sempre stato considerato molto vicino a Milei e lascera’ la capitale americana già nei prossimi giorni per tornare in Argentina.

L’intera storia, che ha creato sorpresa e sconcerto al Palazzo di Vetro, ha però in realtà un’origine lontana e racconta molto sulle irrequietezze interne del Paese sudamericano. Da quando è entrato in carica a dicembre del 2023, il libertario Javier Milei ha infatti nettamente modificato la posizione del governo nei confronti di Paesi tradizionalmente amici come Cuba e il Venezuela e si è avvicinato con decisione agli Stati Uniti. Anche se ancora gode ancora di una buona popolarità, le sue misure economiche ultra-liberiste e le sue aperture ai finanziamenti da parte della Cina hanno creato proteste e sospetti. E soprattutto, molta inquietudine ha suscitato la nomina di sua sorella Karina, una donna potente e decisa, come Segretaria generale della Presidenza della Repubblica.

Dopo la sua entrata in carica, la prima scelta di Milei per dirigere la politica estera del suo nuovo e ristretto governo era stata proprio Dianaa Mondino e il sodalizio tra i due economisti sembrava destinato a durare nel futuro. Con il passare dei mesi, però, l’equilibrio ha cominciato a rompersi. Da un lato, la ministra ha apparentemente incontrato una crescente difficolta’ nel convincere il suo ministero ad adeguarsi alle direttive in arrivo dalla Casa Rosada. E soprattutto, contemporaneamente, e’ aumentata l’ostilità della potente Katrina nei suoi confronti. A poco a poco, la sorella del Presidente ha cercato di prendere il suo posto, creando un ufficio al ministero degli Esteri accanto a quello della ministra e soprattutto sostituendola con visibilità in numerosi viaggi all’estero. Dopo averla difesa per mesi a poco a poco anche Milei si è allontanato. Fino a quel licenziamento in tronco per un voto solo simbolico.

In copertina: Javier Milei. Nel testo l’ex ministro Diana Mondina

 

 

 

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