Dal 7 luglio il mondo ha messo al bando qualsiasi tipo di arma atomica.
L’assemblea generale Onu ha infatti approvato il trattato per il disarmo nucleare con 122 voti a favore, un contrario e un astenuto.
La missione del trattato si trova all’articolo 1 nel quale si vieta di “Sviluppare, testare, produrre, oppure acquisire, possedere o possedere riserve di armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari”. Ma anche “trasferire o ricevere il trasferimento, consentire la dislocazione, incoraggiare, indurre, assistere, ricercare”.
Chiunque detenesse questo tipo di armi, dalla date del trattato deve fare in modo di “rimuoverle dallo stato operativo e distruggerle non appena possibile”.
Il trattato fa poi riferimento all’assistenza alle vittime, alla bonifica ambientale e alla cooperazione e assistenza internazionale per l’applicazione del trattato.
Controverso e dibattuto in sede Onu l’articolo 17 del trattato. Il testo infatti recita: “Ciascuno Stato Parte, nell’esercizio della propria sovranità nazionale, ha il diritto di ritirarsi da questo Trattato se decide che eventi straordinari legati all’oggetto del trattato abbiano compromesso gli interessi supremi del suo paese”. Non è chiaro quali possano essere gli ‘interessi supremi’ tali da giustificare l’uso dell’atomica.
Grandi assenti al dibattito a New York i paesi dell’Alleanza Nato, non presenti al vertice ad eccezione dei Paesi Bassi.
Scontata l’opposizione delle potenze nucleari, le cinque riconosciute dal Trattato di non proliferazione del 1968 (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina) e le quattro non ufficiali (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord).
Il bando entrerà in vigore entro 90 giorni dal momento in cui verrà ratificato da almeno 50 Paesi. L’Italia era assente alla conferenza. La rete del Disarmo dalle pagine di Avvenire ha annunciato una estate di mobilitazione per ottenere l’adesione italiana. Le firme di adesione inizieranno ad essere raccolte il 20 settembre.