Haiti, tragedia senza fine

Il Segretario generale dell'Onu Guterres chiede una "robusta forza internazionale" per aiutare la polizia di Haiti a combattere le bande criminali

di Maurizio Sacchi

Antonio Guterres,  Segretario generale delle Nazioni Unite, in visita  a Port-au-Prince ha chiesto il 3 luglio una “robusta forza internazionale” per aiutare la polizia di Haiti a combattere le bande criminali. E’ stata la prima volta di Guterres ad Haiti come capo delle Nazioni Unite. “Dobbiamo mettere Haiti sulla mappa politica internazionale e fare della tragedia del popolo haitiano la priorità assoluta della comunità internazionale”, ha detto dopo un incontro con il Primo Ministro Ariel Henry.Sono mesi che il capo delle Nazioni Unite  insiste per l’invio di una “forza di azione rapida” per sostenere i servizi di sicurezza di Haiti. Ma per ora nessun Paese si è reso disponibile a prenderne la guida, malgrado un appoggio formale di vari governi, primi fra essi quelli di Canada e  Brasile. Trudeau è apparso cauto sulla proposta, anche se il Canada ha inviato veicoli blindati per la polizia.

Joe Biden ha chiarito che Washington non guiderà una forza e vuole invece concentrarsi sul rafforzamento della polizia nazionale. Che però, come segnalato a dicembre dalla Vice Segretaria Generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed, conta ora solo su 13mila effettivi, di cui solo 9mila operativi, a fronte di più di 100 bande criminali, che controllano ora il 60 percento della capitale, e larga parte del territorio. Lo scorso settembre, le bande hanno bloccato un terminal di carburante per sei settimane, interrompendo la maggior parte delle attività economiche. In ottobre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha sanzionato il gangster più potente di Haiti, accusato di aver guidato il blocco per protestare contro i tagli ai sussidi governativi per il carburante deciso dal Presidente ad interim, Ariel Henry, non eletto e ampiamente considerato illegittimo. Alla sospensione dei sussidi, la coalizione di bande criminali nota come  G9 ha bloccato il porto principale e il terminal del carburante, il cui prezzo era raddoppiato. L’esercito del Paese – sciolto nel 1995 dopo anni di interferenze militari nella politica – è stato ristabilito ma conta appena 500 soldati.

Il Paese si trova in uno stato di crisi politica e istituzionale dall’assassinio del Presidente, Jovenel Moïse, nel 2021, per mano di mercenari colombiani, ma i cui mandanti non sono mai stati scoperti. Molti  Paesi sono diffidenti nei confronti  dell’amministrazione Henry, che ha preso il potere nel luglio 2021, pochi giorni dopo l’assassinio del Presidente Jovenel Moise, e ha ripetuto più volte che non si possono tenere elezioni regolari nell’attuale situazione di insicurezza. Henry si è impegnato a lasciare l’incarico entro il 7 febbraio 2024. Guterres ha detto di aver avuto “scambi franchi” con Henry e altri sulla “necessità di un accordo politico per porre fine alla crisi”, ma senza offrire dettagli.

Ad Haiti non ci sono elezioni dal 2019, ma la crisi politica é nulla a confronto di quella umanitaria:  il Paese si trova in uno stato drammatico  dal terremoto del 2010, che ha ucciso 300mila  persone. Haiti sta vivendo la peggiore carestia di sempre, con 4,7 milioni di persone che devono affrontare la fame acuta. Le continue violenze hanno costretto alla chiusura degli ospedali e sono state causa del riemergere del colera,. Le Nazioni Unite hanno stimato che 155.000 persone siano fuggite dalle loro case – quasi una su sei della popolazione della città. Ad aprile, il capo delle Nazioni Unite ha affermato che l’insicurezza a Port-au-Prince era paragonabile a quella dei Paesi in conflitto armato e che gli haitiani stavano affrontando una delle peggiori crisi dei diritti umani degli ultimi decenni.

In copertina: Guiterres

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