Israele/Palestina. La parola “pogrom”

Eric Salerno analizza la situazione attuale nel conflitto senza fine che vede protagonista uno Stato sempre più violento 

Questo articolo di Eric Salerno  è uscito ieri su “La Voce di New York” cui rimandiamo per l’intera lettura del pezzo

 Una parola nuova è entrata nei racconti del conflitto israelo-palestinese. Per la prima volta, molti israeliani hanno commentato i tragici eventi delle settimane scorse nei territori occupati della Cisgiordania servendosi di un termine preso dal passato di molti di loro e di molti ebrei della diaspora, specialmente nord e sudamericani. Pogrom è una derivazione dal russo Gomit, devastare, saccheggiare. Per chi è troppo giovane la parola potrebbe non avere significato. Si riferisce alle sanguinose sollevazioni popolari contro le comunità ebraiche in Russia a cavallo fra ‘800 e ‘900. Spesso viene usato per definire un’azione persecutoria violenta contro una minoranza etnica o religiosa.

Eric Salerno

Io l’ho imparata, quella parola, da giovane. Fu mia madre a parlarmene mentre crescevo nel Bronx (mio padre era italiano di famiglia cattolica) ma soltanto pochi anni fa, prima di morire, ebbe la forza di raccontarmi come anche gli Esbinsky furono vittime degli attacchi antisemiti dei cosacchi in Bielorussia, non distante da Cernobyl, non distante dal confine ucraino. Vide rotolare la testa di sua zia stroncata dalla sciabolata un uomo in divisa e a cavallo. Vide morire altri della sua non piccola comunità. Vide uccidere anche uno di loro da suo fratello, mio zio Shimon. Un colpo di pistola. La settimana scorsa molti ebrei americani che, purtroppo, conoscono bene la parola Pogrom, furono tra coloro che accolsero l’appello di altri ebrei, cittadini israeliani ma residenti di New York, e che chiedevano solidarietà. Ne ha parlato il quotidiano israeliano Haaretz. “Non possiamo stare a casa mentre le nostre famiglie e i nostri amici stanno combattendo per tutti noi in prima linea”, si leggeva nel messaggio citato dal quotidiano di sinistra e che si riferiva alle azioni e alle manifestazioni settimanali in corso da parte delle centinaia di migliaia di manifestanti contro la coalizione di governo del primo ministro Benjamin Netanyahu.

Non si parlava, però, di pogrom. La protesta che va avanti ormai dallo scorso inverno non ha nemmeno preso in considerazione le azioni violente dei coloni nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania. A loro interessava, interessa, lo sforzo del primo ministro di sovvertire le regole della giustizia israeliana e a evitare una condanna per reati che comprendono corruzione e malversazione. Il termine “pogrom”, però, è stato usato da Haaretz e da altre fonti israeliane in riferimento alle aggressioni ai villaggi palestinesi da parte dei coloni israeliani. Già a febbraio era accaduto qualcosa di simile e un quotidiano Usa scrisse: “Il raid è stato descritto in alcuni ambienti israeliani e palestinesi come un pogrom. “Ha provocato la morte di almeno un civile palestinese“.

Dall’inizio 2023 forze israeliane hanno ucciso almeno 160 palestinese compresi 26 bambini…. (continua: leggi tutto l’articolo di Eric Salerno   su “La Voce di New York”)

 

In copertina sezione della mappa del “Batustan” palesdtinese da Israeli Committee Against House Demolitions (ICAHD)

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