Luci e ombre della Cooperazione allo sviluppo

Prospettive future e problematiche attuali nell'evento che si è svolto a Roma il 23 e 24 giugno. L'intervista a Marco Zupi del Cespi

di Maurizio Sacchi

Coopera 2022, la Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo, convocata dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio si é svolta il 23 e 24 giugno all’Auditorium della Conciliazione di Roma. Nelle parole del comunicato ufficiale, “un’occasione per riunire una rappresentanza di quelle migliaia di italiani che, in Italia e nel mondo, ogni giorno si impegnano per portare aiuto nelle emergenze, per costruire progetti di sviluppo sostenibile, per far crescere il peso delle comunità locali, per promuovere diritti e opportunità per le donne e i giovani nei Paesi a più basso reddito, per prevenire i conflitti”.

PacePersoneProsperitàPianeta e Partnership. Cinque grandi categorie, contenute nell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, che daranno la misura dello stato della cooperazione allo sviluppo e delle strade che si prospettano anche alla luce di due eventi che hanno segnato gli ultimi due anni: la pandemia e il conflitto in Ucraina. Il Programma della Conferenza è il frutto di una collaborazione con tutti i soggetti della Cooperazione Italiana, a partire dalle organizzazioni della società civile e dalle Reti rappresentative delle stesse (AOI, CINI e Link2007) anche attraverso il coinvolgimento del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo.

L’importanza dell’evento é testimoniato dall’intervento inaugurale del Presidente della RepubblicaSergio Mattarella, a cui é seguito lo svolgimento dei Panel tematici e di altri eventi collaterali. Diversi Side Event promossi e realizzati direttamente dalle organizzazioni della società civile sui temi dell’educazione alla cittadinanza globale, “Pace, Emergenza e Sicurezza”, Coerenza delle Politiche di sviluppo, ruolo del settore privato, disabilità, finanza d’impatto. L’ISPI ha curato l’incontro sul ruolo delle religioni nel raggiungimento dell’Agenda 2030. Insieme al Ministro Di Maio ed alla Vice Ministra con delega alla Cooperazione Internazionale, Marina Sereni, sono intervenuti, tra gli altri, il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, la Commissaria Europea per le Partnership Internazionali, Jutta Urpilainen, la Ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, il Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, la Direttrice Esecutiva dell’UNICEF, Catherine Russel.

La Conferenza, convocata ogni tre anni per favorire la partecipazione dei cittadini nella definizione delle politiche di cooperazione allo sviluppo, è stata co-organizzata dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI insieme all’Agenzia Italiana della Cooperazione allo Sviluppo. “La politica di cooperazione allo sviluppo è parte integrante e qualificante della politica estera italiana e strumento indispensabile per costruire e mantenere la pace”, ha dichiarato il Ministro Di Maio. “Coopera è un importante esercizio di riflessione e dialogo sulle politiche di sviluppo che valorizza il contributo di tutti gli attori che concorrono al Sistema della Cooperazione Italiana: amministrazioni centrali, regioni, enti locali, università, istituti di ricerca, organizzazioni della società civile e settore privato”.

I lavori della Conferenza si sono articolati su 5 Panel incentrati sulle 5 P dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite con un particolare focus, alla luce della presente situazione internazionale, sul tema della Pace, cui é stato dedicato il primo Panel. Vi hanno preso parte i Ministri competenti per materia insieme ad altri relatori rappresentativi del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo, figure apicali di alcune organizzazioni internazionali, rappresentanti della società civile dei Paesi partner, think-tank.

La conferenza è stata chiusa dalla Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Marina Sereni, secondo cui “la cooperazione allo sviluppo ha una radice popolare profonda nel nostro Paese. Le nostre priorità sono l’aumento delle risorse per la cooperazione, una forte attenzione verso l’Africa e il Mediterraneo, il rafforzamento della governance, un’azione comune europea per essere più efficaci, anche grazie a iniziative come Team Europe, e, infine, far conoscere maggiormente ai cittadini quanto la cooperazione contribuisca alla pace e alla nostra sicurezza, attraverso una forte azione di comunicazione”.

Di fronte alle sfide e ai drammatici cambiamenti che abbiamo di fronte si tratta di impegnarsi per costruire quella Next Cooperation che è anche il titolo del bel Rapporto a più voci del CeSPI, curato da Marco Zupi. In questo lavoro, la cooperazione necessaria per il futuro è riassunta dal suo curatore che ne traccia senso e obiettivi quando sostiene che: “In mezzo allo stato desolante del mondo di oggi, la cooperazione allo sviluppo non deve candidarsi ad essere una romantica e naif àncora di umanità, tantomeno testimonianza che non rimanda altro che a sé stessa, ma cercare di essere la possibilità di accompagnare energie già in campo (e non fuori dal mondo) per realizzare reali e profondi cambiamenti.” A Marco Zupi abbiamo rivolto alcune domande su Coopera 2022:

Marco Zupi, qual é la sua valutazione di questa Conferenza, e quali prospettive vede per la Cooperazione italiana?

“Vi sono segnali positivi, anche se è difficile poter parlare di una svolta radicale: in particolare l’accento, nell’orientamento delle politiche di cooperazione, sul concetto di Sviluppo umano. Una svolta approvata dalla legge del 2014, che però é partita solo nel 2016. Un altro punto positivo é rappresentato dalla risalita della percentuale del Reddito nazionale lordo destinato alla Cooperazione allo sviluppo, passato nel 2021 allo 0,28, rispetto allo 0,22 degli anni precedenti. Ma siamo ben lontani dall’impegno di destinare almeno lo 0,70 assunto dai Paesi dell’UE da molti anni”.

I segnali meno positivi?

“Oltre al fatto che siamo ancora stabilmente a meno della metà delle risorse destinate alla cooperazione, vi é la difficoltà, se non l’impossibilità, di programmare in modo strategico. Che deriva dal continuo stato di emergenza, tra pandemia e ora la guerra in Ucraina, che assorbono risorse e impegno, impedendo la costruzione di una politica di lungo respiro e capace di andare alle cause del sottosviluppo, e di affrontare alla radice, anziché contrastare i fenomeni a valle: come nel caso delle crisi migratorie”

Ma si tratta di problemi contingenti, legati a fatti imprevedibili, o c’é qualcosa in più in questa problematica?

“Certamente si tratta di un problema soprattutto culturale, più ancora che politico. L’opinione pubblica, più che orientarsi a rimuovere le cause della diseguaglianza, da tempo è portata a cercare risposte emergenziali, per esempio quelle che blocchino i flussi migratori, anche con metodi repressivi, più che con la creazione di condizioni di sviluppo e lotta alle disuguaglianze che diano prospettive di migliori condizioni di vita a tutti. E le politiche degli ultimi anni, non solo italiane, sono state orientate più a questo approccio miope che alla cooperazione per lo sviluppo”.

 Quali altri punti di interesse ha riscontrato nei lavori di Coopera 2022? 

Anzitutto, penso ci sia la necessità di tornare a ragionare sui grandi temi, le sfide da affrontare, gettando lo sguardo oltre l’immediato per confrontarsi sulla visione del mondo e del futuro. Una conferenza nazionale deve poter contribuire a questo. E le sfide non mancano: potrebbe essere interessante la prospettiva di rafforzare il  partenariato pubblico-privato nei programmi di cooperazione. Da questo punto di vista, il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti potrebbe rappresentare uno strumento interessante. Il condizionale é però d’obbligo, perché senza quel mutamento culturale di cui parlavo, la Cooperazione italiana potrebbe seguire la rotta di tentare di arginare i flussi migratori facendo ricorso alle sole misure di contenimento. E la presenza del settore privato può venire interpretata, in senso restrittivo e nuovamente miope, più come strumento per favorire le imprese nazionali, specie quelle che operano nel settore delle infrastrutture, che come mezzo per realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu”.

*In copertina un momento di Coopera 2022

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