Il ‘padre della Nazione croata’ e le sue ossessioni

Un memorandum della diplomazia tedesca conferma che il presidente croato dal 1990 al 1999, Franjo Tuđman, voleva smembrare la Bosnia Erzegovina. I retroscena e alcune premesse storiche

di Edvard Cucek

Un memorandum della diplomazia tedesca pubblicato in questi giorni conferma che il presidente croato dal 1990 al 1999, Franjo Tuđman, voleva smembrare la Bosnia Erzegovina. I documenti sono stati pubblicati dal giornalista tedesco Michael Martens e il Governo croato ha ancora una volta scelto silenzio, ma la testata croata Telegram.hr li ha commentati tramite la giornalista Sanja Modrić. “Pochi giorni prima di questo Natale- scrive la giornalista – in concomitanza con il 32° anniversario della promulgazione della prima Costituzione della Repubblica indipendente di Croazia – la cosiddetta Costituzione di Natale – sono stati pubblicati documenti ufficiali che confermano ancora una volta che nei primi anni Novanta il Presidente Franjo Tuđman fece tutto per sciogliere e smembrare la Bosnia-Erzegovina al fine di stabilire la Croazia entro “i suoi limiti naturali” e che voleva ricevere il sostegno internazionale”

Il partito Hdz (Unione Democratica Croata ) in tutti questi anni e ancora oggi nega che Tuđman abbia mai avuto piani per la divisione della Bosnia-Erzegovina e dichiara che tutti gli argomenti che sostengono questa tesi sarebbero una bufala. Nonostante il fatto sia stato accertato anche dal Tribunale internazionale di Aia, come testimoniano tante sentenze definitive. Questa volta, però, dalla Germania arrivano prove finora sconosciute. Si tratta di copie di note ufficiali della diplomazia tedesca del 1991, relative alla visita di Tuđman all’allora cancelliere tedesco Helmut Kohl. Sono state pubblicate su Twitter da Michael Martens, giornalista di lunga data del quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung ed esperto di Balcani.

Kohl e Genscher accettarono con riluttanza un incontro con Tuđman

Secondo quanto pubblicato da Martens quel primo incontro in cui ex Presidente croato ha incontrato due politici molto potenti della Germania nuovamente unita, cancelliere Kohl e il suo ministro degli Esteri Hans Dietrich Genscher, si sarebbe svolto senza i consueti segni di ospitalità, il tappeto rosso, la guardia d’onore e la bandiera dell’ospite, e che Tudjman avrebbe dormito nella residenza del governo tedesco piuttosto che in un albergo. Pare che il presidente croato in quel occasione abbia rivelato apertamente le proprie idee riguardo la vicina Bosnia ed Erzegovina. Uno Stato che per assurdo già l’anno successivo sarà riconosciuto dalla Croazia stessa.

Il memorandum afferma che Tuđman aveva cercato di “spiegare” a Kohl e Genscher che “i confini della Bosnia ed Erzegovina sono storicamente e geopoliticamente assurdi”. Avrebbe anche citato la Croazia di Banovina (suddivisione amministrativa del territorio della prima Jugoslavija della dinastia dei Karadjordjevi) come modello ideale da adottare per quell’area ed ha espresso la convinzione che la “questione BiH” possa essere risolta nei negoziati con la Serbia di Milosevic sotto la supervisione di Europa e di Stati Uniti.

È necessario sottolineare che Tuđman rivelò queste proposte mentre la sua Croazia era in pieno conflitto, con più della metà del territorio occupato dalla Serbia di Milosevic. Martens inoltre evidenzia che dai documenti pubblicati risulta un pieno rifiuto delle idee di Tuđman da parte della Germania. “Kohl e Genscher hanno chiaramente detto a Tuđman che la Germania non sosterrà la divisione della Bosnia-Erzegovina e che lo hanno avvertito di non provare a cambiare i confini di altri Stati perché è inaccettabile e pericoloso”, scrive Martens nel suo racconto.

Alcune premesse storiche

Nel suo discorso in occasione della verifica della Costituzione natalizia in Parlamento alla fine di dicembre 1990, Tuđman (che si autodefiniva il padre della moderna Nazione croata) affermò che “la Repubblica di Croazia sta diventando uno Stato democratico e sociale unico e indivisibile” e “costituzionalmente appartiene a pieno titolo alla cerchia degli Stati democratici europei sovrani”. Ma solo sei mesi dopo, davanti al cancelliere Kohl, ha propagandato direttamente lo smembramento della Bosnia-Erzegovina, considerando il Paese straniero molto poco sovrano e molto divisibile. Pare che preoccuparsi di come staccare i pezzi della Bosnia e integrarli nel territorio della nuova Croazia indipendente fosse diventata una sua ossessione. Oltre alle recenti rivelazioni provenienti dagli archivi della Germania, un Paese che da sempre viene considerato amico del popolo croato e la cui politica esterna ha aiutato molto nel processo del riconoscimento internazionale della Croazia, ci sono tanti altri argomenti scottanti ormai da anni ignorati sia dai governi che dalla diplomazia croata.

Alcuni di questi sono sicuramente i “giochi sporchi” usciti direttamente dal quartier generale degli anni Novanta dello stesso Tuđman legati alla caduta della città martire croata Vukovar. Tanto altro è stato poi accertato dai Tribunali sulla posizione di aggressore della Croazia durante la guerra in Bosnia Erzegovina che durò dall’ottobre 1992 fino alla firma dell’accordo di Washington nel marzo 1994. A questo si aggiungono le costanti attività secessioniste della leadership della comunità croata di Herceg Bosnia. Ne parlano le sentenze con le quali 17 alti funzionari dell’Hvo ( Consiglio Croato delle Difesa) e Herceg-Bosna sono stati condannati per crimini di guerra in Bosnia-Erzegovina e sei per un’impresa criminale congiunta “che mirava alla secessione e all’unificazione di Herceg-Bosna con la Croazia”.

Nel procedimento presso la Corte dell’Aia, è stato dimostrato che la Repubblica di Croazia aveva il controllo totale sull’Hvo e che aveva inviato l’esercito croato nel territorio dello Stato di Bosnia ed Erzegovina. È stato stabilito che il presidente Franjo Tuđman “ha nutrito a lungo la speranza che avrebbe ampliato i confini della Croazia” dividendo la Bosnia-Erzegovina con la Serbia, e che la politica della Croazia nei confronti della Bosnia-Erzegovina era uno strumento della sua convinzione che l’esistenza dello stato bosniaco come anche il diritto alla sovranità siano stati generati artificialmente.

Nessun commento dal Governo croato

La diplomazia ufficiale croata sotto la guida di Gordan Grlić Radman non ha commentato in alcun modo la pubblicazione di questi nuovi documenti tedeschi. Ed è del tutto comprensibile, considerando che le posizioni dell’attuale Presidente croato Zoran Milanovi e del primo Ministro Andrej Plenkovi, almeno per quanto riguarda le loro dichiarazioni pubbliche, non siano molto distanti dalle idee di Tuđman di trent’anni fa. Almeno ora, quando la Bosnia-Erzegovina ha ricevuto lo status di candidato all’adesione all’Unione europea, la Croazia dovrebbe finalmente affrontare onestamente gli errori della sua politica ufficiale nei confronti della martoriata Bosnia. Gli elementi per farlo sono veramente tanti. Non solo per il celebre tovagliolo di Tuđman che riportava il disegno della Bosnia divisa tra Serbia e Croazia del 1995 sul quale aveva tracciato i contorni dei nuovi confini concordati con Slobodan Milošević all’alto rappresentante della comunità internazionale, Paddy Ashdown.

“Se prima non avessimo avuto la forza di ammetterlo, ora sarebbe il momento giusto perché abbiamo il dovere nei confronti delle giovani generazioni di lasciare la verità, non una bugia. Ma va detto subito che non c’è speranza che ciò accada. Troppa mitomania si è accumulata e non può più essere tagliata. Forse la pulizia della “memoria” arriverà in futuro, quando alcune persone mature e personalmente senza compromessi saliranno al potere in Croazia, ma considerando quello che abbiamo, quel futuro non è nemmeno in vista”, conclude per Telegram.hr Sanja Modri

 

*In copertina foto ufficiale del Presidente Franjo Tuđman tratta dal sito del governo croato

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