Mediterraneo: più crisi umanitaria e ostruzionismo al soccorso

Dal rapporto annuale della ong Sos Humanity emerge che le violazioni dei diritti umani alle frontiere esterne dell'Ue sono aumentate e il Mediterraneo centrale rimane una delle rotte migratorie più letali al mondo

Escalation dell’ostruzione, politicamente motivata, alla ricerca e soccorso, mentre la crisi umanitaria nel Mediterraneo si è intensifica. Questo è quanto emerge dalla relazione annuale di SOS Humanity, presentata il 16 dicembre.

Secondo quanto emerge dal rapporto della ong le violazioni dei diritti umani alle frontiere esterne dell’Ue sono infatti aumentate e il Mediterraneo centrale rimane una delle rotte migratorie più letali al mondo. SOS Humanity ha riassunto gli eventi più importanti per la ricerca e soccorso nella sua rassegna annuale, elencandoli in ordine cronologico: dalla detenzione delle navi di soccorso alle cause legali vinte nei tribunali italiani e alla progressiva esternalizzazione delle responsabilità per la protezione dei rifugiati.

I dati relativi al 2024 parlano chiaro: 13 fermi amministrativi di navi di soccorso civili in Italia, che hanno comportato 323 giorni di perdita di tempo per le operazioni di ricerca e soccorso; oltre 117.000 chilometri percorsi in più perché le navi di soccorso sono state assegnate a porti inutilmente distanti nel nord Italia. Un altro risultato: più di 1.600 bambini, donne e uomini sono annegati nel solo Mediterraneo centrale e quasi 21.000 persone in fuga sono state intercettate in mare dalla cosiddetta Guardia costiera libica e costrette a rientrare nel ciclo di sfruttamento e violenza della Libia. Allo stesso tempo, più di 12.000 persone sono state salvate in mare dalla flotta civile – 1.822 delle quali solo dall’equipaggio di Humanity 1.

Nel 2024, l’Ue e l’Italia in particolare hanno continuato la loro politica di esternalizzazione delle loro responsabilità: sotto la pressione dei partiti di estrema destra e populisti, sono stati implementati accordi con la Tunisia e l’Albania che esternalizzano la gestione delle frontiere e dell’asilo a Paesi terzi e hanno lo scopo di tenere i rifugiati fuori dall’Europa. Le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale osservate sono state documentate e, in alcuni casi, portate con successo in tribunale da organizzazioni non governative. È stato inoltre intrapresa un’azione legale per esaminare la costituzionalità della “legge Piantedosi” italiana.

 Il blocco politico della ricerca e soccorso non governativo, che si basa principalmente su questa “legge Piantedosi”, sta diventando sempre più severo. Uno sviluppo particolarmente allarmante è la recente “Legge Flussi”, che consente il sequestro delle navi di soccorso e il divieto di volo per gli aerei civili di ricognizione da parte dell’Italia.

Tuttavia Till Rummenhohl, direttore generale dell’organizzazione di soccorso in mare, attiva dal 2015, vede sviluppi positivi: “Anche se nel 2024 abbiamo dovuto affrontare una forte opposizione politica, guardiamo al prossimo anno con fiducia: la società civile continua a battersi per la ricerca e soccorso, per una maggiore umanità e per i valori dell’Europa. Questo impegno è impressionante. La flotta civile delle varie organizzazioni di ricerca e soccorso sta crescendo e ora lavoriamo ancora più a stretto contatto. Nonostante le pressioni politiche, SOS Humanity rimane impegnata a salvare le persone dall’annegamento, indipendentemente dalla loro origine o dal motivo della fuga. I diritti umani valgono anche nel Mediterraneo. Chiediamo all’UE e ai suoi Stati membri di adempiere finalmente al loro dovere di salvare le persone in mare con un programma europeo, coordinato dagli Stati di ricerca e soccorso nel Mediterraneo”.

La relazione annuale, sotto forma di cronologia dettagliata con link agli articoli online, è disponibile a questo link sul sito web di SOS Humanity.

*In copertina foto Wanda Proft / SOS Humanity

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