Dossier/ Narcos, bande e crisi nei Caraibi

a cura di Alice Pistolesi e Maurizio Sacchi

L’America Latina e i Caraibi ospitano circa l’8% della popolazione mondiale, ma rappresentano il 29% dei tutti gli omicidi commessi nel Pianeta ogni anno. Secondo un rapporto dell’Unodc (l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e crimine) nel 2021 e 2022 diversi paesi dei Caraibi hanno sperimentato un aumento significativo della violenza omicida a causa della criminalità, del narcotraffico, dell’accesso alle armi da fuoco e dell’espansione e della frammentazione di bande che cercano di controllare il territorio.

Nel 2021, 8 dei 10 paesi con il più alto omicidio nel mondo erano in America Latina e nei Caraibi. I più alti livelli di violenza nella regione sono da ricercarsi nella dinamiche di controllo sui mercati illegali. A questo si aggiungono stati di diritto deboli e la crescente disuguaglianza sociale. Alcuni paesi dell’America Latina e dei Caraibi, inoltre, stanno rispondendo alla violenza con “stati di emergenza”, schierando i militari a fianco delle forze dell’ordine e coinvolgendo i cittadini nel controllo della criminalità. In questo dossier si fornisce una breve panoramica di alcune delle situazioni più critiche dell’area caraibica, a partire dal caso di Haiti, il più drammatico a causa della terribile crisi umanitaria in corso.

*Foto di Colin Davis su Unsplash, di seguito un grafico sul tasso di omicidi tratto dal rapporto Unodc 2023

Una rotta strategica

Negli anni ’80, secondo un rapporto dell’Unodc, il Mar dei Caraibi era la rotta preferita dai trafficanti di droga dell’America Latina: il 75% di tutta la cocaina diretta negli Stati Uniti che transitava attraverso la Regione. In seguito a varie operazioni antidroga statunitensi nei Caraibi i trafficanti si spinsero verso l’America Centrale, che divenne il principale corridoio di transito verso gli Stati Uniti. Nel 2010, infatti, la percentuale di cocaina diretta negli Stati Uniti che attraversa l’area era scesa al di sotto del 10%.

Ma, dal 2010 la rotta dei Caraibi sta tornando ad emergere e nel 2013, il flusso di cocaina verso gli Stati Uniti attraverso i Caraibi ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi dieci anni. Secondo le stime della Drug Enforcement Administration statunitense, nel 2020 circa il 24% di tutto il movimento di cocaina nell’emisfero occidentale è passato attraverso il Mar dei Caraibi. Oggi grandi quantità di cocaina, marijuana e altre droghe transitano attraverso la Repubblica DominicanaHaiti, la GiamaicaPorto Rico e i Caraibi olandesi. Secondo quanto rilevato da Insightcrime, un think tank che approfondisce temi legati alla criminalità organizzata e alla sicurezza dei cittadini nelle Americhe, i metodi principali utilizzati dai trafficanti includono la spedizione di droga in container commerciali, su imbarcazioni di lusso o barche “veloci”, su aerei privati ​​e tramite voli commerciali utilizzando corrieri umani. Il traffico nella regione è facilitato dalle lunghe coste difficili da pattugliare e da una diffusa corruzione del governo e delle forze di sicurezza. Le remote coste caraibiche dei paesi continentali sono inoltre punti strategici per la spedizione o lo stoccaggio di droga, anche a causa delle loro infrastrutture limitate e della latente presenza statale.

La crisi umanitaria di Haiti

Haiti é ormai sull’orlo della catastrofe. Dopo l’assalto al porto principale del Paese, attraverso il quale transita la stragrande maggioranza delle merci, più di 300 container umanitari, da cui dipende la vita di buona parte della popolazione,  rischiano di essere saccheggiati. La crisi si estende ben oltre i confini di Port-au-Prince, colpendo le comunità di tutta Haiti , con oltre 360.000 persone sfollate in tutto il Paese. Per i quasi 100.000 sfollati che vivono in siti temporanei, le condizioni sono drammatiche, senza accesso a cibo, assistenza sanitaria, acqua, supporto psicologico e strutture igieniche. 

Vi sono circa 170.000 bambini sfollati, il doppio rispetto al 2022. “Ad Haiti, bambini e famiglie stanno sopportando ondate incessanti di violenza brutale, che ogni giorno portano nuovi orrori, la perdita di persone care, case distrutte dal fuoco”, ha dichiarato l’Unicef, che stima che, nel 2024, 3 milioni di bambini avranno bisogno di aiuti umanitari. Per rispondere efficacemente, l’organizzazione chiede 221,7 milioni di dollari.  Nel complesso, sono necessari 674 milioni di dollari per assistere circa 3,6 milioni di haitiani – un aumento del 12% rispetto al 2023. Inoltre, 613.000 migranti sono stati rimpatriati forzatamente ad Haiti dai Paesi vicini a marzo, il 46% in più rispetto al mese precedente. Solo 3.000 di loro hanno ricevuto assistenza umanitaria.

L’11 marzo 2024 la comunità dei Caraibi (Caricom), preso atto delle dimissioni del Primo Ministro Ariel Henry e ha convocato i soci e i partner internazionali Brasile, Canada, Francia, Messico, Nazioni Unite e Stati Uniti per discutere della crisi di Haiti. Ha annunciato l’impegno per un accordo di governance transitoria, che apra la strada a una transizione pacifica del potere, a un piano d’azione per la sicurezza a breve termine e alla strada verso elezioni libere ed eque.

Tags: