di Alessandro De Pascale
Nuova escalation, con attività militari incrociate, nella Penisola Coreana. Il 21 agosto, la Corea del Sud e gli Stati Uniti hanno dato il via ad un’esercitazione militare congiunta, ritenuta da Seul della “scala più ampia mai vista”. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la preparazione e la loro difesa contro le “minacce nucleari e missilistiche in evoluzione” della Corea del Nord. Compiuta ogni anno e battezzata in questo 2023 Ulchi Freedom Shield durerà fino al 31 agosto. Per 11 giorni, decine di migliaia di truppe dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dei Marines dei due Paesi alleati (cui si aggiunge un’unità spaziale), condurranno 30 eventi di addestramento sul campo basati su uno scenario di guerra. Mercoledì, alle 14, il suono di una sirena ha fatto poi scattare, sempre in Corea del Sud, l’ordine per tutti i civili di recarsi nel rifugio più vicino, nell’ambito di un’esercitazione a livello nazione disposta dal Ministero dell’Interno e della Sicurezza di Seoul volta a rafforzare la prontezza del pubblico in caso di “invasione di un nemico”.
La settimana precedente, gli 007 sudcoreani del National Intelligence Service (NIS) avevano inoltre avvertito il proprio Governo che in vista di tali operazioni la Corea del Nord stava preparando “varie provocazioni”, tra cui un test missilistico balistico intercontinentale programmato per coincidere con l’esercitazione. E così è stato. Anche perché, fin dall’inizio, Pyongyang ha condannato la Ulchi Freedom Shield, ritenendola una prova generale di guerra, mettendo ripetutamente gli USA e la Corea del Sud in guardia e promettendo un’azione “schiacciante” in risposta. Sempre lunedì, in concomitanza con l’avvio dell’esercitazione congiunta dei due Paesi alleati, la Korean Central News Agency (KCNA), l’agenzia di stampa statale della Corea del Nord (nonché l’unica), ha diffuso delle foto che mostravano Kim Jong-un supervisionare un test strategico di missili da crociera. Le immagini mostravano il leader nordcoreano in piedi sul ponte di una nave circondato da ufficiali e mentre osservava di spalle il lancio di un missile da un’altra unità navale.
L’agenzia nordcoreana KCNA, come di consueto, non ha specificato la data, né fornito dettagli sul tipo di ordigni testati. Aggiungendo soltanto che il lancio aveva lo scopo di mettere a punto “le funzioni di combattimento della nave e le caratteristiche del proprio sistema missilistico”, con l’obiettivo di migliorare la capacità dei marinai di svolgere una “missione di attacco in una guerra reale”. Mentre riguardo al missile lanciato, a dire dell’agenzia di stampa nordcoreana, “ha colpito rapidamente il bersaglio senza nemmeno un errore”. Martedì 22 agosto, la Corea del Nord ha inoltre avvisato il Giappone del lancio in orbita nei prossimi giorni di un proprio satellite militare, meno di tre mesi dopo del suo primo fallimentare tentativo del maggio scorso (in quell’occasione il vettore precipitò in mare). L’ufficio del Premier giapponese Fumio Kishida ha fatto sapere di aver incaricato il suo Governo di collaborare con gli Stati Uniti, la Corea del Sud e altre nazioni alleate per sollecitarne l’annullamento.
Queste le attività militari incrociate visibili. Perché poi c’è la cyberguerra, combattuta a ciclo continuo con i computer. Secondo le forze dell’ordine sudcoreane, fin dall’avvio delle operazioni congiunte degli alleati, presunti hacker nordcoreani avrebbero immediatamente preso di mira gli appaltatori che lavorano nel centro di simulazione di guerra delle esercitazioni programmate. Mentre al momento di scrivere, numerosi siti internet statali nordcoreani risultavano irraggiungibili, compreso quello della stessa KCNA. Gli 007 della National Intelligence Service (NIS) dal maggio 2022 sono i primi asiatici a far parte del Centro di Eccellenza per la Difesa Informatica Cooperativa del Patto Atlantico (CCDCOE) della Nato, che ha sede a Tallinn (Estonia), nonostante la Corea del Sud non sia parte dell’Alleanza Atlantica.
La Corea del Nord è un Paese totalitario comandato da Kim Jong-un, la Guida Suprema della Repubblica Popolare Democratica di Corea dal 2011. È tra le nazioni più impenetrabili al mondo, profondamente isolata sia a livello politico, sia a livello economico. Occupa circa il 55% della Penisola Coreana, con il confine con la Corea del Sud segnato da una Zona Demilitarizzata (DMZ) che si snoda lungo il 38° parallelo, frutto della divisione tra i due Paesi imposta da USA e Unione Sovietica alla fine della Seconda Guerra Mondiale e cristallizzata dopo la Guerra di Corea (1950-1953). Il 9 ottobre 2006, la Corea del Nord ha condotto il suo primo test nucleare, condotto presso il sito di di Punggye-ri (provincia dell’Hamgyong Settentrionale) e confermato dagli USA sulla base dell’analisi dei detriti radioattivi nei campioni di aria raccolti pochi giorni. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel condannare l’ingresso nordcoreano tra le potenze nucleari e ha imposto il successivo 14 ottobre la Risoluzione 1718 che ha comminato nuove sanzioni economiche, in particolare l’embargo su armi e materiali connessi, riconducibili a tecnologie nucleari o missilistiche e sui prodotti di lusso, nonché il congelamento immediato di fondi, beni finanziari e risorse economiche presenti all’estero. Propaganda di Stato a parte, da Pyongyang provengono pochissime informazioni.
Il 4 agosto, l’Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) ha pubblicato il dossier North Korea at a Critical Juncture. Domestic Hardships and Geopolitical Opportunism (La Corea del Nord si trova in un momento critico. Difficoltà interne e opportunismo geopolitico). Nell’introduzione si legge innanzitutto che “da quando durante la pandemia di Covid-19 la Corea del Nord si è isolata ancora di più dal resto del mondo, molte cose sono successe in quel solitario regime comunista”. Tra i maggiori ed annosi problemi del Paese, “la repressione politica e le gravi difficoltà economiche (soprattutto per quanto riguarda le forniture alimentari)”. Se a livello militare, continua l’ISPI, “Kim si è finora astenuto dal condurre un altro test nucleare, ciò non significa che il programma atomico della Corea del Nord non abbia fatto pericolosi progressi”.
L’introduzione del dossier dell’ISPI ricorda poi che “negli ultimi due anni la Corea del Nord ha lanciato una raffica di missili senza precedenti, mostrando un notevole miglioramento delle proprie capacità di attacco”. Evidenzia inoltre che per quel Paese si sta così “aprendo un nuovo spazio tra le grandi potenze regionali”. All’interno del dossier ISPI sono presenti sei analisi di altrettanti autori. I temi approfonditi sono la stabilità di questa nazione, il programma nucleare, la carenza alimentare, la posizione assunta nell’ambito delle tensioni USA-Cina, il rinnovato confronto intercoreano sotto Yoon Suk-Yeol (attuale Presidente della Corea del Sud), la mancata volontà di dialogo col Giappone.
Per saperne di più, leggi la nostra scheda conflitto sulla Penisola di Corea
Nella foto in copertina, Kim Jong-un assiste al test missilico a bordo di un’unità navale del Korean People’s Army (foto diffusa dall’agenzia stampa KCNA nordcoreana)