Due attacchi nelle Regioni Orientali della Repubblica Democratica del Congo hanno provocato decine di vittime. Gli assalitori, nella notte tra l’11 e il 12 aprile, hanno attaccato la popolazione del villaggio di Koli, uccidendo 22 civili appartenenti alla comunità etnica Hema. Tra i principali indiziati della strage c’è il gruppo Codeco (Cooperative for the Development of Congo), una setta politico-religiosa armata della regione dell’Ituri, composta da persone di comunità Lendu.
Il conflitto tra Lendu, principalmente agricoltori e Hema, pastori e commercianti, ha una lunga storia nella Provincia e si va ad intersecare con gli interessi della Regione ricca di minerali. Tra il 1999 e il 2003 in questi scontri sono state uccise decine di migliaia di persone. Secondo le Nazioni Unite, la maggior parte delle vittime sono state prese di mira perché Hema. Il conflitto si è riacceso negli ultimi anni. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del gennaio 2020 più di 700 persone sono state uccise e almeno 168 ferite nella Regione nei combattimenti da dicembre 2017 a settembre 2019 tra la comunità di pastori Hema. L’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato che uccisioni, stupri e altre violenze contro gli Hema potrebbero equivalere a crimini contro l’umanità.
Un funzionario ugandese sull’Indipendent ha affermato che centinaia di congolesi sono fuggiti in Uganda negli ultimi giorni per sfuggire ai combattimenti a base etnica. Gerald Menya, commissario per i rifugiati in Uganda, ha riferito che oltre 60mila persone hanno cercato rifugio nel Paese nell’ultimo anno, fuggendogli dagli scontri tra Hema e Lendu nell’Ituri. Gli arrivi dal Congo stanno mettendo in difficoltà l’Uganda, che già ospita 1,3 milioni di rifugiati. L’Unhcr ha rilevato carenze nel finanziamento nel settembre 2019, affermando che operava con solo il 35% del fabbisogno totale.
Un secondo attacco, martedì 14 aprile, ha ucciso due soldati, un civile e cinque membri della milizia delle forze democratiche alleate (Adf) a Beni, nella vicina provincia del Nord Kivu. A dichiararlo è stato il portavoce regionale dell’esercito Anthony Mualushayi. La formazione Adf, è stata accusata di aver ucciso più di mille civili dall’ottobre 2014. Centinaia di persone sono morte per le violenze iniziate nell’ottobre 2019, in quella che è stata definita, almeno apparentemente, una rappresaglia contro l’offensiva dell’esercito ai danni del gruppo terroristico. L’esercito ha nei mesi scorsi rivendicato una serie di successi, dicendo di aver distrutto tutte le roccaforti dell’Adf nella foresta e nella giungla intorno a Beni e ucciso cinque dei sei leader ribelli conosciuti. La violenza è tornata quando nei giorni scorsi sono stati rilevati nuovi casi di Ebola, proprio mentre l’Oms stava per annunciare che l’epidemia era ormai alle spalle.
(Red/Al.Pi.)
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