Red carpet e insulti per Hun Sen in Myanmar

La visita ufficiale di due giorni del premier di Phnom Pehn che ieri ha incontrato il golpista Min Aung Hlaing accolta da diffuse proteste in tutto il Paese

Mentre almeno  altre 2000 birmani in fuga sono sfollati verso la zona di Mae Sot al confine con la Thailandia dopo intensi bombardamenti su interi villaggi, il Myanmar ha visto arrivare in visita ufficiale a Naypyidaw  il premier cambogiano Hun Sen, il cui Paese presiede da gennaio anche l’associazione regionale di dieci nazioni del Sudest asiatico (Asean) di cui entrambi i Paesi fanno parte. Oltre 270 organizzazioni riunite nel General Strike Coordination Body lo hanno accusato di “trascurare la volontà del popolo birmano e la rivoluzione di primavera” e Amnesty International gli aveva chiesto di annullare il viaggio. Ma la verità più bruciante è arrivata con le proteste di un Paese risolutamente schierato contro la sua visita.

Il suo viaggio è stato preceduto da una serie di esplosioni nei pressi dell’ambasciata cambogiana a Yangon (ex capitale), poi Hun Sen è atterrato nella capitale Naypyidaw giovedi mattina dove, ricevuto col tappeto rosso, ha poi incontrato il capo del golpe generale Min Aung Hlaing. Una scelta punita da dimostrazioni in diverse aree del Paese dove la gente ha organizzato proteste bruciando la sua immagine e mostrando cartelli con la scritta “Non sei il benvenuto”.

Hun Sen è convinto che la sua “comboy diplomacy” possa fare meglio dei riti della diplomazia formale e pensa di poter e dover riportare il Myanmar nell’alveo dell’Asean che ora lo tiene a distanza. Prima di partire prò, conscio probabilmente che il suo gesto correva il rischio di rompere un’omogeneità di vedute sul golpe raggiunta a fatica, il premier cambogiano ha chiamato il presidente indonesiano Jokowi, a capo del Paese più importante del gruppo. Ma anziché ricevere un avvallo alla sua controversa missione ha ottenuto un tweet di Jokowi nel quale il capo di Stato indonesiano ha scritto che “se non ci saranno progressi significativi nel piano di pace (dell’Asean)”, solo i rappresentanti non politici del Myanmar saranno ammessi alle riunioni dell’Asean. Come per altro sta avvenendo.

Secondo Assistance Association for Political Prisoners (Burma), a bilancio sino  ieri dal golpe di febbraio ci sono 1445 civili uccisi dalla repressione golpista con oltre 8.400 arresti, quasi 2mila ricercati e oltre 500 prigionieri poltici già a sentenza. Tra questi la de facto premier Aung San Suu Kyi. Nessuno finora ha potuto incontrarla nonostante richiesta giunte da più parti, compresa l’Asean.

(Red/Est)

In copertina il tappeto rosso in onore di Hun Sen da un fotogramma di un video di Al Jazeera su Youtube. Nel testo, Hun Sen e i manifestanti in un articolo del quotidiano birmano di opposizione Irrawaddy 

 

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