Sahara Occidentale, l’inviato Onu rinuncia

A Hornst Kohler si doveva la ripresa del dialogo tra Fronte Polisario e Marocco. La situazione ritorna ora in un granitico stallo

Si è dimesso Hornst Kohler, inviato speciale che per conto delle Nazioni Unite stava tentando di trovare una soluzione al conflitto tra il Sahara Occidentale e il Marocco. L’ex presidente tedesco, in carica da agosto 2017, era riuscito a riavviare dei colloqui di pace tra il Fronte Polisario, legittimo rappresentante del popolo saharawi, e il Marocco, con Algeria e Mauritania come osservatori. Ufficialmente la decisione di Kohler è legata a motivi di salute ma, secondo numerosi media, sarebbe giunta dopo la votazione, alla fine di aprile, della risoluzione 2468, giudicata da più parti troppo sbilanciata a favore di Rabat. Con le dimissioni di Kohler la situazione arriva ad un nuovo momento di stallo.

Alla fine di aprile il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva prorogato di altri sei mesi la missione di pace Minurso nel Sahara Occidentale. La risoluzione ha visto l’astensione della Russia e del Sudafrica. Germania e Belgio hanno espresso diverse perplessità sul testo finale, che è stato rimandato e ricorretto varie volte, perché considerato troppo favorevole al Marocco.

Il conflitto tra i due Paesi porta ad una situazione che sembra ancora congelata: i due turni di colloqui di dicembre 2018 e marzo 2019 a Ginevra hanno portato le due parti ad un nuovo dialogo ma non hanno fatto registrare nessun tipo di progresso. Il Marocco continua a sostenere la soluzione che conferisce autonomia ad una regione considerata però parte integrante de irrinunciabile del regno di Marocco. Nessuna concessione anche dal punto di vista della liberazione dei prigionieri politici saharawi e all’autorizzazione di poter far entrare nei territori occupati osservatori indipendenti per monitorare il rispetto dei diritti umani. Nessun ravvedimento nonostante lo stesso segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nella sua relazione sul Sahara Occidentale dell’aprile 2019, aveva criticato le “restrizioni imposte dal Marocco alla libertà di movimento del suo inviato speciale Kohler”. Di contro, per il Fronte Polisario, l’unica soluzione resta il referendum: ovvero il diritto inalienabile di far decidere al popolo saharawi il proprio destino in maniera democratica.

Quando si parla di conflitti il lato economico non può essere sottovalutato. E il Sahara Occidentale non fa eccezione, dove si trovano ricchi giacimenti di fosfati. Il fosforo, estratto in crescenti quantità, viene utilizzato in agricoltura e per la produzione di alimenti per umani e per animali da allevamento. Nel 2017 sono stati estratti nel mondo 260 milioni di tonnellate di rocce fosfatiche, 140 milioni di tonnellate in Cina e circa 28 milioni di tonnellate negli Stati Uniti e in Marocco. Oltre ai fosfati l’area è ricca anche dal punto di vista delle pesca. Il tratto di mare del Sahara Occidentale è infatti uno dei più pescosi di tutto il Continente africano.

(di red/Al.Pi.)

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