Sul fronte della diplomazia qualcosa si muove. Il Punto

Russia e Ucraina potrebbero tenere colloqui diretti in estate. Quando i risultati della grande offensiva saranno evidenti

di Raffaele Crocco

Sono arrivati i Patriot americani, i nuovi sistemi di difesa aerea. Certo, non sono i caccia F-16 chiesti dal presidente ucraino Zelenzky, invocati come “gli strumenti indispensabili per garantirci la vittoria”, ma sono pur sempre quello che serviva per evitare la supremazia aerea russa e dare forza alla controffensiva che tutti aspettano.

In realtà, i comandi militari ucraini fanno sapere che la grande offensiva per riconquistare quello che è perduto è già cominciata. Il giorno 422 della nuova fase della guerra in Ucraina, quella iniziata con l’invasione da parte dei russi, parla ancora la lingua della armi. Si combatte e si magnifica la guerra. Ricevendo i Patriot, il ministro della Difesa di Kiev, Oleksii Reznikov, ha twittato che “oggi i nostri splendidi cieli ucraini diventano più sicuri”. Ha ringraziato Stati Uniti, Germania e Paesi Bassi per “aver mantenuto la parola data”. È tanto tragico, quanto inevitabile quel messaggio: i jet russi hanno fatto la loro ricomparsa in cielo e hanno ricominciato a sganciare bombe su postazioni civili, industrie. L’Ucraina muore ogni giorno di più.

I Patriot, consegnati all’Ucraina da Berlino, possono abbattere i bersagli russi a una distanza massima di 150 km. Yurii Ihnat, portavoce del Comando delle forze aeree dell’Ucraina, ha spiegato che “questo consentirà di allontanare l’aviazione russa dai nostri confini”.
Alla vigilia della grande controffensiva, per Kiev la battaglia dei cieli è diventata centrale, quanto quella che ancora si combatte a Bakhumt, la grande città dell’oriente ucraino. I soldati di Zelensky resistono con sempre maggiori difficoltà all’avanzata dei mercenari russi di Wagner, sostenuti dall’esercito regolare di Mosca. Un soldato ucraino ha raccontato che “i russi hanno distrutto tutto, hanno fatto terra rasa. Ci sono sempre meno edifici dentro i quali asserragliarci e fare resistenza. Questo rende più difficile fermarli”. E infatti i russi avanzano, con perdite immense da entrambi le parti. Ma la fornace di Bakumht – simbolo di conquista strategica per gli uni e bandiera di resistenza per gli altri – non cade. Tritura vite e non si ferma.

Ma sono appunto i cieli la nuova ossessione ucraina. Il comando dell’aviazione fa sapere che “se perdiamo la battaglia per i cieli ci troveremo in una situazione critica, pericolosissima. I russi potranno distruggere qualsiasi città, come hanno fatto in Siria. Potranno colpire anche le centrali nucleari e dovremo lottare per proteggere le nostre truppe in prima linea”. Sempre il portavoce, Inhat, ha confermato quanto saputo dalle carte segrete rivelate negli USA, nei giorni scorsi, dall’aviere Jack Teixeira: Kiev sta esaurendo le scorte di munizioni contraeree e non ha fornitori possibili sul mercato. “Abbiamo bisogno degli F-16, subito!”, non a caso ripete Zelensky, che questa preghiera la intona da mesi.

Gli osservatori militari internazionali confermano il pericolo: dovesse davvero scattare il prossimo 30 aprile la grande controffensiva ucraina, la supremazia aerea russa potrebbe rivelarsi decisiva e letale. Putin, spiegano, ha sin qui risparmiato le forze aeree, perché gli ucraini erano in grado di abbatterle. Ora è diverso e i jet sono tornati. In più – lo rivelano l’intelligence britannica e l’Institute for the Study of War – a capo della “operazione speciale in Ucraina” sarebbe tornato il generale Mikhail Teplinsky, comandante delle truppe avio-trasportate e grande sostenitore dell’impiego della forza aerea.

Gli F-16 non arriveranno. Stati Uniti e molti Paesi europei vogliono evitare di portare oltre il limite di rottura le relazioni con Mosca, già ampiamente compromesse. In realtà, nella cancellerie europee e internazionali si attende l’offensiva ucraina, con la speranza che possa spezzare gli equilibri sul campo di battaglia e creare i presupposti per iniziare davvero a negoziare la pace. L’idea è che ucraini e russi esauriscano tutte le loro risorse. Il capo della Wagner, Prigozhin, lo avrebbe persino dichiarato in alcuni post. L’offensiva ucraina sarà micidiale, avrebbe scritto. Quindi, ha aggiunto, bene che i russi si trincerino dietro le difese che hanno costruito in questi mesi e dichiarino di avere raggiunto i loro obiettivi: la Crimea, annessa già nel 2014, tutta la fascia costiera del Mar d’Azov, la regione a sud di Kherson e un ampio settore di Lugansk e Donetsk. Putin, che per la prima volta ha ammesso come le sanzioni stiano mettendo in ginocchio l’economia russa, potrebbe negoziare.

Sul fronte della diplomazia, comunque, qualcosa finalmente si è mosso davvero. La Cina ha ufficialmente dichiarato di sostenere l’Unione Europea “nel promuovere il riavvio dei colloqui di pace per l’Ucraina il prima possibile, tenendo conto delle legittime preoccupazioni di tutte le parti e costruendo una sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile”. A dichiararlo è stato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. Ci sarebbe stato un incontro – nessuno lo ha smentito – fra alcuni incaricati del presidente francese Macron e i diplomatici cinesi, per definire un quadro di riferimento che possa servire come base per i negoziati Russia-Ucraina. Per Parigi, Russia e Ucraina potrebbero tenere i loro colloqui diretti già in estate. Esattamente quando, dicono maliziosi altri diplomatici, i risultati della grande offensiva saranno evidenti a tutti.

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