Terroristi in Mozambico

Il Nord del Paese e sempre più vittima di violenza:le multinazionali del petrolio chiedono aiuto al governo e il Presidente chiede rinforzi ai russi

Il Mozambico è ancora vittima di attacchi. Almeno sette persone, secondo media locali e Africa Rivista, sono state uccise da sospetti islamisti nella giornata di mercoledì nel Nord del Paese. I contadini, in cammino verso i campi, sono stati decapitati. Gli aggressori inoltre hanno bruciato le case del vicino villaggio di Mahate, nel distretto di Quissanga. La sicurezza nella regione settentrionale di Cabo Delgado è peggiorata dal 2017 a causa dell’attivismo terrorista del gruppo armato “Shabaab”, che si autodenomina Ahlu Sunna Wa-Jamo/Ansar al-Sunna. Le loro azioni hanno provocato la morte di centinaia di persone l’anno scorso, mentre anche l’Isis ha recentemente annunciato la propria presenza. Nel 2019 sono stati contati oltre 120 assalti jihadisti che hanno causato più di 320 morti, molti dei quali decapitati a colpi di machete.

Per proteggere il loro lavoro le compagnie petrolifere Exxon Mobil e Total avevano richiesto al governo poche settimane fa un’implementazione del contingente militare. Secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters, le multinazionali hanno richiesto 300 uomini oltre ai 500 già presenti. Il Presidente mozambicano ha invece a sua volta chiesto soccorso ai russi che da settembre sono presenti a Cabo Delgado con 200 mercenari del Gruppo Wagner. Nell’agosto 2019, infatti, il presidente Putin ha stretto un accordo con il suo omologo Nyusi per sancire una collaborazione non solo militare ma anche tra ministeri degli Interni su informazioni classificate, gas e petrolio. Al largo di Palma, vicino al confine con la Tanzania, si trova uno dei più vasti giacimenti di gas naturale, che dovrebbe diventare operativo nel 2022.

Intanto il Mozambico è ancora alle prese con le conseguenze dei due cicloni che si sono verificati nell’aprile 2019 e che hanno causato centinaia di morti e gravi distruzioni. A queste si aggiungono le nuove inondazioni, tipiche del periodo. Nel gennaio 2020, l’Oim ha dichiarato che l’ultima inondazione ha distrutto i rifugi temporanei di quasi 200 famiglie che erano state reinsediate nelle province centrali di Tete e Zambezia.

di Red/Al.Pi.

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