Tunisia al voto

Si avvicina il giorno delle presidenziali tra lotte intestine e una delicata fase di transizione economica

Ventisei candidati di cui due donne e circa otto milioni di cittadini chiamati alle urne in Tunisia. Le elezioni presidenziali si svolgeranno domenica 15 settembre. Il voto era inizialmente previsto per novembre, ma è stato anticipato dopo la morte del presidente Beji Caid Essebsi a fine luglio. Se nessun candidato raggiungerà la maggioranza assoluta il secondo turno è previsto per l’inizio di novembre, dopo il voto parlamentare del 6 ottobre.

Secondo gli osservatori solo pochi candidati hanno buone possibilità di arrivare al secondo turno. Tra i favoriti ci sono Nabil Karoui, magnate delle comunicazioni e dell’audiovisivo. Fondatore della Nessma tv, che dal 2015 gira la Tunisia con un’associazione Khalil Tounes, le cui opere di beneficenza vengono diffuse dalla tv e l’attuale primo ministro Youssef Chahed.

La (breve) campagna elettorale è stata caratterizzata da uno scontro tra clan carico di lotte intestine. Le elezioni nel Paese rappresentano un passaggio fondamentale per la giovane democrazia tunisina, sorta all’indomani delle proteste di piazza del 2011 e della successiva uscita di scena del dittatore Zine El Abidine Ben Ali. Le presidenziali rivestono, però, per certi versi una importanza marginale nell’assetto politico della Tunisia. Nonostante i candidati abbiano presentato una moltitudine di idee per aiutare a riformare l’economia e reprimere la corruzione, il mandato del capo dello stato è in teoria limitato alla politica estera, alla difesa e alla sicurezza nazionale.

L’economia della Tunisia, in effetti, sta attraversando una difficile fase di transizione che, se da una parte continua a destare preoccupazione per il tasso di inflazione e quello di disoccupazione elevato, presenta anche aspetti positivi: dal tasso di crescita in rialzo, agli investimenti esteri, fino alla ripresa del turismo che era calato a picco nel 2015 in seguito agli attacchi terroristici.

La matrice islamista non pare farla da padrone nel dibattito elettorale. Secondo gli osservatori, infatti, le componenti partitiche islamista e progressista-modernista sembrano essersi avvicinate negli ultimi anni e pare quindi non esserci più il rischio di una polarizzazione eccessiva.

Come in tutte le campagne elettorali non mancano poi i tratti stravaganti. Nabil Karoui, ancora favorito nei sondaggi, si trova infatti in carcere dal 23 agosto con le accuse di riciclaggio ed evasione fiscale. L’indagine a suo carico era iniziata nel 2017. La missione di osservazione elettorale (Moe) a Tunisi dell’Unione europea, ha sottolineato a questo proposito che: “uno dei candidati che avrebbe dovuto partecipare al dibattito del 7 settembre, Nabil Karoui, non è stato in grado di potersi esprimere a causa della sua incarcerazione preventiva da parte della giustizia”. “La missione elettorale Ue, – si legge nella nota – rispettando pienamente l’indipendenza del potere giudiziario, invita le autorità competenti ad adottare le misure necessarie al fine di permettere a tutti i candidati, tra cui Karoui, di condurre una campagna elettorale nel rispetto del principio di parità di opportunità all’elezione presidenziale, così come enunciato dalla legge elettorale tunisina, e dai regolamenti in vigore”. Nelle stesse condizioni di Karoui anche un altro candidato, l’uomo d’affari Slim Riahi, anche lui accusato di reati fiscali, in fuga in Francia.

(di Red/Al.Pi.)

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