Ucraina, la guerra continua violenta. Il Punto

Mentre si arena la trattativa ed escono nuovi numeri sulle perdite, la controffensiva di Kiev sembra dare risultati, il Cremlino bombarda e il capo della Wagner, Prigozhin, viene “riabilitato” con commesse governative

di Raffaele Crocco

Il giorno 506 dall’invasione russa dell’Ucraina ci porta la notizia dell’ennesimo generale russo ucciso. Aveva due stelle e si chiamava Oleg Tsokov. È morto a Berdyansk, sul mare di Azov, vittima dell’attacco all’Hoetl Dune, il quartier generale dell’area, da parte di un missile di precisione a lungo raggio Storm Shadow. A spararlo, da più di cento chilometri di distanza, un caccia di Kiev. Il generale Tsokov si aggiunge al lungo elenco delle perdite russe in questa guerra che Mosca non sa e non può vincere.

Il comando militare di Kiev ha diffuso il dato – ovviamente di parte – delle perdite avute da Mosca dal febbraio del 2022. Ricordiamolo: in questa dicitura non rientrano solo morti, ma soldati messi fuori combattimento, quindi anche prigionieri o feriti. Bene, il numero supererebbe le 239.000 unità. A cui si aggiungono centinaia di mezzi corazzati, sistemi d’arma, aerei e così via. Insomma, una ecatombe umana e di risorse, che sta triturando il futuro dei russi. Dall’altra parte, il dato non è noto, ma le perdite ucraine – secondo gli osservatori stranieri – potrebbero aggirarsi attorno ai 140.000 effettivi. Numeri spaventosi, a cui vanno aggiunte alcune decine di migliaia di civili morti per i bombardamenti russi, quelli tenuti prigionieri e i milioni di profughi.

A dispetto delle cifre, la guerra continua, violenta. Il generale ucraino Oleksandr Tarnavskyi ha confermato alla tv all-news statunitense CNN che Kiev ha ricevuto le bombe a grappolo annunciate dal Presidente statunitense Joe Biden. L’esultante graduato ha spiegato di averle ricevute la scorsa settimana, specificando che non sono ancora state impiegate, ma che potranno “cambiare il corso di questa guerra”. Questo, ovviamente, in barba ai trattati internazionali che ne vietano l’uso, perché considerate “armi disumane”.

Ma dell’umanità la guerra non sa che farsene. Così continua l’offensiva ucraina, che pare dare – finalmente – segni concreti sul fronte dei risultati. La città di Bakmhut, conquistata dai russi dopo mesi di combattimenti, sarebbe sul punto di essere ripresa dalle forze di Kiev. In settimana, gli ucraini avrebbero anche continuato le operazioni nella regione occidentale di Zaporizhzhia e la controffensiva si sarebbe sviluppata su tre settori del fronte, con la riconquista di molte aree.

L’Istituto di Studio della Guerra (un think tank statunitense fondato nel 2007) spiega che i filmati geolocalizzati mostrano le avanzate ucraine a nord-est di Robotyne, a 15 km a sud di Orikhiv. Lo confermano anche i milblogger, cioè i blogger militari, affiliati al Cremlino. Spiegano che questa avanzata è possibile, perché gli ucraini hanno attaccato una zona di prima linea dove le forze russe avevano un numero ridotto di mine e meno fortificazioni. Contemporaneamente, però, i russi hanno risposto, per due notti di fila, con una serie di attacchi in tutta l’Ucraina con i droni. Sono continuati anche i raid aerei. A Kiev è certamente morta una persona e quattro sono rimaste ferite.

Intanto, sul fronte diplomatico, nulla si muove. Nonostante gli sforzi farla apparire come “ancora vitale e lontana dalle vuote proposte di una certo pacifismo”, l’iniziativa vaticana si è infilata in un vicolo cieco. Una presa di posizione, questa, che molti hanno trovato inopportuna e inutilmente polemica. Il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha per altro smentito chi sostiene che, questo mese, potrebbero tenersi colloqui ufficiali per la pace in Ucraina. “Non abbiamo ricevuto alcuna indicazione in merito. Ci sono ragioni – ha affermato il titolare del dicastero – per ritenere che si tratti di una fake news, considerando la persistente intenzione di Kiev e dei suoi referenti occidentali di inasprire le ostilità”.

Quindi, serrata per la trattativa, proprio mentre le porte si sono aperte – sembrerebbe – per Evgheny Prizoghin, il capo della Wagner. Il ribelle della fine di giugno, l’uomo che aveva inscenato la sommossa e la marcia armata sulla capitale russa alla testa della sua organizzazione di mercenari, è rientrato a Mosca ed avrebbe incontrato Putin. È interessante come, in questi giorni, stia emergendo un dato: le aziende legate a Prigozhin, nei giorni successivi alla “sommossa” avrebbero vinto ben nove commesse governative, per più di un miliardo di rubli, cioè per 11,7 milioni di euro. I contratti non sono di tipo militare, ma sono per forniture di catering per molte istituzioni governative.

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