Mozambico in ginocchio

Il ciclone Idai ha causato uno dei disastri ambientali più devastanti mai avvenuti nell'emisfero meridionale. Una catastrofe causata anche dal cambiamento climatico

E’ stato uno dei disastri ambientali più devastanti mai avvenuti nell’Emisfero Meridionale. Il ciclone Idai ha lasciato un Mozambico in ginocchio.  Le persone colpite sono 800mila. Tra questi oltre 450 i morti, più di 1500 feriti, 15mila gli sfollati. Definire con esattezza in quanti hanno perso la vita è molto complicato. A due settimane dal disastro centinaia di persone sono ancora disperse ma soprattutto non tutta la popolazione è registrata all’anagrafe.

Idai, arrivato a distruggere il Paese nella notte tra il 14 e il 15 marzo, ha raggiunto anche lo Zimbabwe, mentre il Malawi è stato colpito da piogge torrenziali che hanno causato vaste alluvioni. L’area interessata misura circa 2.165 chilometri quadrati e comprende alcuni delle zone più popolate del Mozambico. Le aree più colpite sono state le pianure costiere, che si trovano tra gli altipiani e le montagne.  Numerose infrastrutture sono andate distrutte. Quattro grandi province che raggruppano circa 12 milioni di abitanti sono sott’acqua e le persone non possono essere soccorse.

Nella disperazione, per i sopravvissuti la situazione è aggravata dal colera che, a detta di Ussene Isse, direttore del servizio sanitario nazionale, ha cominciato a manifestarsi in vari casi. La diarrea collegata a queste malattie diventa infatti un focolaio di infezione immediato in mancanza di condizioni igieniche. La rete sanitaria è compromessa e tutta l’attività chirurgica e ortopedica è paralizzata.

Una delle città più colpite è Beira. Tagliata fuori dal mondo è totalmente distrutta, il 90 per cento delle persone ha perso quasi tutto. La rete elettrica sarà ripristinata non prima di alcune settimane e le infrastrutture che collegano Beira al resto del paese sono in questo momento intransitabili. I quartieri informali in periferia della città sono ampiamente allagati e si prevedono conseguenze enormi sulla salute dei sopravvissuti.

I raccolti di quest’anno (circa mezzo milione di ettari) sono totalmente compromessi in un Paese in cui l’80 per cento della popolazione vive coltivando la terra. Il Programma alimentare mondiale stima che 1,8 milioni di persone debbano ricevere una rapida assistenza.

Le cause che hanno provocato il ciclone sono, secondo alcuni scienziati da rintracciare nel riscaldamento nell’area dell’Oceano Indiano meridionale e nel cambiamento climatico che sta interessando un numero sempre maggiore di aree tropicali, con l’intensificazione dei cicloni.  L’aumento delle temperature medie aumenta, secondo gli osservatori, anche la probabilità che si scatenino tempeste perfette, o altri fenomeni meteorologici di vasta portata con impatti devastanti sugli ecosistemi e sulle persone che li abitano. Con gli oceani più caldi e lo scioglimento delle calotte polari s’innalzerà il livello dei mari. Il Mozambico è un Paese molto vulnerabile a cuasa della sua posizione: l’oceano Indiano, le cui acque sono già calde, e la lunga fascia costiera. Queste condizioni hanno reso Idai particolarmente letale. Nel rapporto “Africa Regional Overview of Food Security and Nutrition. Addressing the threat from climate variability and extremes for food security and nutrition”, pubblicato da Fao e United Nations economic commission for Africa (Eca) si rileva infatti che negli ultimi dieci anni, le catastrofi ambientali hanno colpito in media 16 milioni di persone e causato ogni anno danni per 0,67 miliardi di dollari in tutto il Continente africano. Secondo i dati del Global Report on Internal Displacement 2018 dell’Internal Displacement Monitoring Centre nell’Africa subsahariana si registrano 2,6 milioni di persone sono costrette a spostarsi a causa dei disastri naturali.

L’Africa, pur essendo responsabile solo del 4 per cento delle emissioni di gas serra sul pianeta, è il continente più minacciato dagli effetti dei cambiamenti climatici globali.

(red/Al.Pi.)

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